Mutui, il tasso fisso batte ancora il variabile? Ecco cosa conviene e le migliori proposte

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Il quinto taglio dei tassi consecutivo deciso a gennaio da parte della Bce, si fa sentire eccome sulla crescita delle richieste di mutui, dopo un 2024 che ha già fatto segnare il +13% nelle richieste di finanziamento secondo la fotografia dell’osservatorio congiunto diFacile.it e Mutui.it. Un altro effetto è l’avvicinamento del tasso variabile, finora ben più alto a quello variabile. E questo vuol dire che, considerando i nuovi tagli Bce attesi nell’anno, il sorpasso potrebbe non essere così lontano.

EURIBOR IN CALO DOPO I TAGLI BCE, SEMPRE PIÙ VICINO L’IRS

Ma vediamo a che punto siamo. Gli indici IRS e quelli Euribor, ovvero i tassi di riferimento sui quali vengono calcolati i TAN rispettivamente dei mutui a tasso fisso e a tasso variabile, attualmente hanno valori molto vicini. I tagli del costo del denaro operati da parte della Bce a partire dallo scorso giugno, fanno notare da Mutuionline.it, hanno portato a una discesa importante dell’Euribor, che rispetto a 12 mesi fa è calato di oltre 100 punti base. Infatti, se a inizio febbraio 2024 gli indici a 1 e 3 mesi si attestavano entrambi intorno al 3,87%, al 19 febbraio 2025 il valore dell’indice a 1 mese è sceso al 2,64%, mentre quello a 3 mesi al 2,53%, solamente 3 punti base in più dell’IRS a 20 anni, che attualmente è al 2,50%: il riequilibrio quindi è molto vicino. L’Eurirs a 30 anni si mantiene, invece, ancora sensibilmente più basso al 2,33%.

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IL TASSO FISSO RESTA LA SCELTA PIÙ CONVENIENTE

La discesa dell’Euribor coincide di conseguenza con quella dei TAN dei mutui variabili, che a febbraio, secondo i dati di MutuiOnline.it, registrano un tasso medio a 20 e 30 anni del 3,67% con le migliori offerte al 3,18%. Anche in questo caso si tratta di un calo di oltre un punto percentuale rispetto a 12 mesi fa (4,83% il TAN medio a febbraio 2024). Tuttavia, i mutui a tasso fisso continuano a essere più convenienti, alla luce soprattutto di un minor spread medio applicato dagli istituti di credito su questa tipologia di prodotto. Il TAN medio dei finanziamenti a tasso fisso a febbraio si attesta al 2,86%, con le migliori offerte al 2,40%.

CON IL TASSO FISSO RATA PIÙ BASSA DI 45 € RISPETTO AL VARIABILE

In pratica, se consideriamo un mutuo da 150.000 euro della durata di 20 anni su un immobile del valore di 200.000 euro, la rata per chi sceglie il tasso fisso è pari a 795 euro al mese contro gli 840 euro del variabile, per un risparmio su tutta la durata del mutuo di oltre 12.200 euro in favore del fisso.

SURROGHE IN CRESCITA: DURATA E IMPORTI MEDI RICHIESTI AI MASSIMI STORICI

Data la grande convenienza, non stupisce che il 99,6% dei clienti di MutuiOnline.it abbia scelto proprio il tasso fisso nel 2025, con la quota di richiesta di surroga del mutuo, ovvero il trasferimento a costo zero del mutuo da una banca a un’altra per approfittare dei tassi più convenienti, che continua il trend di crescita iniziato negli scorsi mesi, attestandosi al 37,8% del totale nel nuovo anno. La durata media dei finanziamenti è ai massimi storici (24 anni e 8 mesi) e anche l’importo medio richiesto (144.438 euro) è il più alto dal 2015. Scende ancora l’età media di che richiede un mutuo, con il dato di 39 e 4 mesi che è il più basso degli ultimi tre anni.

LE OFFERTE MIGLIORI A CONFRONTO

Per comprendere bene lo stato dell’arte basta dare uno sguardo alla simulazione fatta da Mutuionline per ilmessaggero.it. Un mutuo a 25 anni dell’importo do 126.000 euro può avere oggi una rata compresa tra 565 e 583 euro, considerando le cinque migliori offerte sul mercato con il tasso fisso.  Non è male se si immagina un tasso tra il 2,7% e il 3% per oltre un ventennio con la possibilità anche di rinegoziazione e surroga.

Chi invece volesse già puntare sul tasso variabile, contando sul calo della rata previsto in coincidenza dei futuri tagli dei tassi, deve mettere invece in conto di pagare tra i 630 e i 651 euro.  Certo, il tasso variabile è per definizione legato alle variazioni dei tassi, e quindi esposto a futuri rialzi. Ma anche in questo caso c’è la via d’uscita della rinegoziazione e della surroga.

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