‘La solidarietà ci ha aiutati a ripartire dopo il lutto’

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Quali sono le sfide per una vedova con otto figli a carico, cinque maschi e tre femmine, che deve arrivare a fine mese con uno stipendio da impiegata in lavanderia? Come non demoralizzarsi di fronte alla malattia grave del coniuge e alle prove più dure della vita? Dopo la perdita del marito Gianluca Mancini, venuto a mancare due anni fa a causa di un tumore, Laura Cittadini di Biasca ha dovuto rimboccarsi le maniche per mantenere la qualità di vita sua e dei figli. Mentre i due maggiori sono da qualche tempo autonomi e abitano fuori casa, gli altri sei che hanno fra gli 11 e i 20 anni vivono ancora con lei. La loro storia è un messaggio di speranza e una prova che, anche di fronte alle avversità, non bisogna mai smettere di lottare e credere nelle proprie risorse. E, perché no, di sognare. Circondati dalle giuste persone e anche grazie agli aiuti pubblici e privati, molte cose per lei sono diventate possibili.

Un’inaspettata ondata di supporto

Dopo il decesso del marito, caporeparto alla Imerys di Bodio, per motivi di prassi Laura non ha più potuto accedere per quattro mesi al conto bancario che avevano in comune. Situazione che ha generato alla famiglia un’importante lacuna finanziaria, sommata alla perdita delle entrate del padre di famiglia. È qui che entrano in gioco, in breve tempo, il sostegno e l’aiuto da parte di varie persone e istituzioni. «Devo ringraziare il datore di lavoro di mio marito che ci ha offerto questo contributo economico e ha continuato a versare gli assegni familiari anche qualche mese dopo il suo decesso», spiega a ‘laRegione’ Laura Cittadini aprendo le porte di casa. Anche il Cantone fa la sua parte e in base a quanto permettono di fare leggi e regolamenti le versa i sussidi di cassa malati e gli assegni per i figli. Oltre a questo vi è la cassa di compensazione che comprende la rendita di vedovanza e quella per orfani prevista per i figli minorenni o che non hanno terminato il percorso di studi. Grazie a queste entrate, i figli hanno potuto continuare la formazione e Laura è riuscita a saldare alcune bollette arretrate.

Ovviamente, il decesso della figura paterna è stato un avvenimento che ha sconvolto la vita di tutti. Alcuni figli l’hanno vissuto con più difficoltà, ma le scuole sono state comprensive e hanno cercato di accompagnarli al meglio lungo un percorso didattico che rischiava di venire intaccato da difficoltà anche psicologiche. Alcuni dei figli si sono infatti rivolti a una figura professionale che li ha aiutati a superare meglio il lutto e, secondariamente, a continuare ad essere performanti e costanti nel loro percorso di vita quotidiana.

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Ma cosa altrettanto importante, la mamma ha riscontrato un’ondata di solidarietà e aiuto da parte di amici e vicini, a cominciare dalle cose più semplici come accompagnare i figli a scuola o alle loro attività extrascolastiche. «Abitiamo da undici anni in Svizzera ma non abbiamo parenti qui con noi che potrebbero darci una mano», ci confida Laura, grata per il supporto morale e pragmatico offertole dalla comunità e per quello finanziario assicurato da diversi enti pubblici.

Un nuovo impiego al posto di cinque

Subito dopo il decesso del marito, Laura svolgeva cinque diversi lavori per arrivare a fine mese, impegnandole tempo anche nei weekend. Ma i mille impegni facevano sentire eccessivamente la sua assenza a casa. La figlia più piccola ha oggi solo undici anni e frequenta la prima media. Quindi, l’opportunità giusta al momento giusto: Laura trova un posto di lavoro fisso nella lavanderia dell’Ente ospedaliero cantonale di Biasca, vicino a casa, che le restituisce un po’ di stabilità e del tempo da dedicare ai figli e anche a sé stessa, quando possibile. Ciononostante la situazione rimane comunque non facile. «Infatti basta che uno dei ragazzi abbia un problema e debba andare dal medico, e le spese mensili tornano ad essere difficilmente sostenibili».

Difficoltà quotidiane: sveglia alle 4 e poi…

Le sue giornate in settimana sono perciò lunghe e impegnative: «Ci vuole molta energia, fisica e mentale, per occuparsi di una famiglia numerosa». La sua giornata tipo inizia ancora prima dell’alba: «Mi alzo mediamente alle 4 per pulire la cucina e avviare le lavatrici. In seguito mi preparo per andare a lavorare e raggiungo la lavanderia dell’Eoc verso le 7 o 7.30. Il turno dura circa fino alle 16 o 17. Dopodiché mi occupo delle commissioni come la spesa e non di rado accompagno i ragazzi agli allenamenti di calcio o mia figlia più piccola a quelli di pallavolo. A volte mi fermo a guardarli, altre ne approfitto per fare altre faccende e poi torno a prenderli. Capita anche che abbiano delle visite o degli appuntamenti dal medico, dal dentista eccetera. Dopodiché, una volta tornata a casa, cucino per tutti e cerco di preparare da mangiare extra per il pranzo dei ragazzi che consumeranno il giorno dopo a scuola. Alcune sere mi occupo della contabilità e della burocrazia. Di solito vado a letto verso mezzanotte».

‘Tutti danno una mano e il ricordo è sempre presente’

Data la mole di lavoro, Laura Cittadini sottolinea che molte volte i suoi figli le danno una mano a svolgere le faccende di casa, tenendo in ordine e pulite le camerette e a volte cucinando i loro pasti da soli. Anche alla più piccola di 11 anni è stato insegnato a prepararsi alcune pietanze semplici. «Quando la sera arrivo molto stanca a casa e i ragazzi se ne accorgono, mi dicono di riposare e di prendermi del tempo per me», ci confida sottolineando che malgrado il periodo adolescenziale e ribelle che stanno attraversando alcuni dei suoi figli, riconoscono i suoi sforzi. Spesso i ragazzi, infatti, se confrontati con una difficoltà cercano di risolverla parlando tra loro e contando gli uni sugli altri per non pesare su di lei. «E se non riescono a risolvere il problema tra di loro… vengono poi da me». La mamma, insomma, c’è sempre e per tutti. In tutto questo vivere intensamente le interminabili giornate, un pensiero non manca mai per il marito e papà: «Parlare di Gianluca con loro – sottolinea Laura – non è assolutamente un tema tabù per noi, anzi. Guardiamo insieme le foto di famiglia e lo nominiamo spesso, siccome per loro è stato una figura paterna molto presente. Portava i ragazzi alle partite, li aiutava quando non erano in forma e faceva delle vacanze o dei weekend di attività insieme a loro quando io restavo in Ticino a lavorare». Dal canto suo, Laura cerca di non far trasparire il dolore della perdita. Ciononostante, ci confida, «è chiaro che il loro papà manca molto anche a me, e che tutte le cose che prima facevamo in due come una coppia, una squadra, ora le devo gestire da sola con maggiore difficoltà».

La realizzazione di un sogno

Nonostante tutto la famiglia ha potuto, ancora e anche grazie al sostegno di terzi, realizzare il suo più grande sogno: possedere una casa. «Nell’abitazione in cui eravamo in affitto a Giornico prima, le spese erano troppe. A volte i costi dell’elettricità superavano i 10’000 franchi all’anno, una cosa assurda! Abbiamo quindi deciso di traslocare, ma nella mia situazione era molto complicato trovare un’abitazione per accogliere me e sei dei nostri figli». Inizialmente Laura ha cercato un’altra casa in affitto, ma le cifre della locazione risultavano esorbitanti. Ha poi avuto un ‘colpo di fulmine’ per un’abitazione a Biasca, perfetta per accogliere tutta la famiglia. I proprietari che volevano venderla, quando sono venuti a conoscenza della sua situazione familiare, hanno abbassato il prezzo in modo tangibile rendendo così meglio sopportabile il peso dell’ipoteca. Un gesto di altruismo che ha stupito e commosso la mamma.

L’importanza della consulenza e il consiglio degli psicologi

L’acquisto non si è però rivelato una strada in discesa a causa della situazione finanziaria complessa, considerato l’unico e modesto salario. Grazie all’aiuto di un consulente previdenziale, le è stata infine concessa l’ipoteca bancaria: conosciuto subito dopo la scomparsa del marito, si è messo a disposizione per analizzare il quadro generale, indirizzare le risorse e gestire la trattativa con la banca. La casa rappresenta una ripartenza da zero simbolica per tutta la famiglia, ci spiega Laura: «Il ruolo avuto da Gianluigi Pagano è stato di fondamentale importanza per far avanzare la pratica. Non da ultimo, cambiare casa era consigliato anche da parte degli psicologi che ho consultato per capire come affrontare tutte le nuove sfide insieme ai figli. Traslocare era la cosa migliore da fare per riuscire a superare meglio il lutto. Nella vecchia abitazione c’erano troppi ricordi. Oggi i ragazzi sono tutti molto contenti, ognuno ha scelto la propria cameretta e siamo andati insieme a comprare il nuovo arredo. Attualmente riescono tutti ad andare avanti con la loro vita, sempre e comunque nel ricordo del papà che manca loro tanto».

LA FAMIGLIA

‘Tutti loro sono il motore principale’

Ma dove trovare, giorno dopo giorno, 365 giorni all’anno, le energie per alimentare la sua ammirevole forza di volontà? «Credo che il carattere e l’educazione di una persona giochino un ruolo determinante in queste situazioni. Sin da piccola sono stata abituata alla responsabilità e al lavoro: i miei genitori erano proprietari di un ristorante e trascorrevano poco tempo a casa. Da sorella maggiore dovevo quindi occuparmi delle mie sorelline, accudirle, cucinare per loro, pulire casa. Nei weekend invece aiutavo i miei al ristorante lavando i piatti prima della chiusura». Al giorno d’oggi, secondo Laura, molte abitudini familiari sono cambiate. Ad esempio, si tende a non lasciare a casa da soli i ragazzi di 10 o 11 anni, mentre una volta si era spesso più indipendenti già da piccoli.

La sua educazione sembra dunque aver giocato un ruolo nella forgiatura della sua mentalità battagliera: «Ho un carattere forte e sono molto testarda. Cerco sempre di riuscire a raggiungere gli obiettivi che mi prefisso. Per la casa, ho applicato lo stesso ragionamento e ho voluto risparmiare il più possibile per riuscire a comprarla. È un vero investimento anche per il futuro dei ragazzi: così avranno una piccola eredità». Oltre che attribuire la sua riuscita al suo forte carattere, Laura pensa infatti ai figli: «Loro sono il principale motore che mi spinge ad andare avanti, a farmi forza e a non arrendermi mai. Sono il mio sostegno morale, la motivazione che mi permette di inseguire e realizzare i sogni, come appunto la casa nuova».

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‘Credere nella vita e negli altri’

Volgendo lo sguardo ai mesi più difficili della malattia e del lutto, e al periodo successivo caratterizzato da molta incertezza, Laura sente la necessità di «ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicino e ci hanno aiutato in tanti modi. Abbiamo realizzato qualcosa di grande e niente sarebbe stato possibile senza l’empatia e la solidarietà di queste persone speciali. Ho sempre cercato di restare ottimista, per me e i ragazzi. E ora che abbiamo la nostra casetta, sono contenta di non aver smesso di credere nella vita e negli altri».



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