Industria, chimica, trasporti: l’Ue passa dal Green deal al Clean deal

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Quattro piani d’azione per il settore automobilistico e l’acciaio, per l’industria chimica, i trasporti sostenibili e una strategia per la bioeconomia. Lo prevede il Clean Industrial Deal, il cui testo in bozza circola a Bruxelles e che riporta nel sottotitolo «a joint roadmap for competitiveness and decarbonization». Il documento, che prevede un incremento di investimenti, tra fondi pubblici e privati, pari a 480 miliardi di euro l’anno nell’Unione europea, sarà presentato il 26 febbraio nel corso del summit industriale di Anversa in cui interverrà la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Ma cosa prevede il testo?

Un piano d’azione industriale per il settore auto che sarà adottato il cinque marzo e che dovrà rispondere alle esigenze della catena del valore automobilistica, con una forte attenzione all’innovazione nelle tecnologie e nelle capacità future.

Un piano d’azione per l’acciaio e i metalli

Sarà basato sul dialogo strategico che sarà lanciato sempre a marzo: proporrà azioni concrete per le industrie dei metalli ferrosi e non ferrosi, poiché l’acciaio e i metalli, la spina dorsale delle prospettive industriali dell’Ue.

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Ci sarà, poi, un pacchetto per l’industria chimica

Dovrà essere adottato entro la fine del 2025 e riconoscerà il ruolo strategico del settore chimico come “industria delle industrie”.

Il piano di investimenti per i trasporti sostenibili

Delineerà le misure immediate per dare priorità al sostegno a specifici carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio per il trasporto aereo e per vie navigabili.

Contenere l’economia fossile

La commissione proporrà una strategia per la bioeconomia, per migliorare l’efficienza delle risorse e sfruttare il significativo potenziale di crescita dei materiali biologici che sostituiscono i materiali di origine fossile. Ciò può anche contribuire a ridurre la dipendenza dai materiali fossili importati. Il nuovo piano settoriale della bioeconomia stabilirà le priorità per la produzione e l’utilizzo di materiali biologici e per mantenerli il più a lungo possibile nell’economia.

Due vie per l’industria pulita

Secondo il documento l’attenzione sarà concentrata principalmente su due settori collegati:

le industrie ad alta intensità energetica, in primo luogo, che necessitano di un sostegno urgente per far fronte agli elevati costi energetici, alla concorrenza globale sleale e alle normative complesse, che danneggiano la loro competitività.

In secondo luogo, il settore delle tecnologie pulite, che è un fattore chiave per la trasformazione industriale, la competitività e la decarbonizzazione. È indispensabile per raggiungere i nostri obiettivi di neutralità climatica, assorbire le emissioni e mantenere la resilienza idrica.

Il mantra della circolarità

L’economia circolare sarà anch’essa una priorità. È la chiave per massimizzare le risorse limitate dell’Ue, ridurre le dipendenze e migliorare la resilienza. Nel testo si legge, poi, che:

Ridurre i rifiuti, abbassa i costi di produzione, abbassa le emissioni di C02 e crea un modello industriale più sostenibile che apporta benefici all’ambiente e migliora la competitività economica.

Inoltre, il piano prevede alcune azioni da adottare entro il 2026. Tra queste;

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  • una azione sulle materie prime strategiche,
  • una iniziativa Ue per la riduzione dell’Iva, tesa ad agevolare il riuso dei prodotti (Iva green);
  • infine una nuova direttiva sull’economia circolare che acceleri il riutilizzo dei rifiuti e dei materiali.

L’ambizione del Clean Industrial Deal è rendere l’Ue leader mondiale nell’economia circolare entro il 2030. Nel piano d’azione, sono indicate tre azioni principali particolarmente rilevanti per l’industria:

  • ridurre le bollette energetiche;
  • accelerare la diffusione dell’energia pulita e dell’elettrificazione, con il completamento delle interconnessioni e delle reti, nonché della produzione pulita;
  • infine, garantire il buon funzionamento dei mercati del gas.

Il nuovo quadro sugli aiuti di stato

Dovrà consentire aiuti necessari e proporzionati agli investimenti privati. Vedrà la luce nel 2025 e toccherà:

  • il fondo europeo di sviluppo regionale;
  • il fondo per l’innovazione;
  • il fondo InvestEu gestito dalla Banca europea per gli investimenti (Bei);
  • gli Ipcei, gli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo;
  • In più, arriverà una raccomandazione agli stati affinché supportino con incentivi fiscali il Clean Industrial deal.

Il nuovo framework fornirà ai paesi Ue un orizzonte di pianificazione più lungo di 5 anni e alle imprese più prevedibilità degli investimenti per progetti legati agli obiettivi della Clean Deal.

Potenziare i saperi

Infine, il documento prevede che la commissione definisca un’Unione delle Competenze che sostenga le più resilienti e adattabili. E supporti nuovi sistemi di istruzione e formazione per la competitività Ue.

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