Ai politici serve assorbire i medici di famiglia nel pubblico per bramosia di potere

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I politici sono entrati negli ultimi trenta anni in modo massiccio nella gestione della sanità ospedaliera scalzando i “baroni universitari”. Fino a 40 anni orsono il gruppo che dirigeva le Unità Sanitarie Locali era costituito dai primari dei vari reparti con la presenza di un unico rappresentante politico. Da allora le cose sono cambiate e l’assessore alla Sanità della Regione nomina suoi adepti, con certe caratteristiche amministrative, a dirigere le nuove strutture sanitarie. Costoro si circondano di burocrati e medici “di area” che gestiscono ogni cosa. Purtroppo i risultati non appaiono granché buoni.

Per chi lavora negli ospedali la burocrazia è divenuta asfissiante. Sono stati assunti un numero esorbitante di impiegati amministrativi. Al politicante di turno importa solo che qualcuno abbia la responsabilità di qualcosa. Se poi quel qualcuno è messo in condizioni, mancando la relazione col paziente, di non poter svolgere bene il suo lavoro che importa!

La proposta di modifica dell’inquadramento normativo del medico di Medicina Generale (Mmg) detto anche medico di famiglia va nella direzione di una burocratizzazione spinta del suo ruolo. Non ci saranno più, come ora, liberi professionisti che si interfacciano con l’utenza e ricevono emolumenti in base al numero di assistiti che riescono a gestire ma dipendenti. Questi dipendenti verranno gestiti dai politicanti secondo la logica del “coprire il turno”. Si perderà quindi il rapporto fra medico e paziente. Il malato si troverà di fronte sempre nuovi professionisti che non conoscono la sua storia clinica e che dovranno fare notevoli sforzi e impiegare molto tempo per ogni consulto. Presumibilmente le file esploderanno proprio per i tempi esagerati di ogni visita.

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La mancanza di una conoscenza del paziente, inevitabilmente, porterà a un aumento degli errori medici più o meno gravi con aumento del contenzioso. Già vediamo l’insoddisfazione degli utenti verso la guardia medica e il pronto soccorso che in modo impersonale, non conoscendo il paziente, cercano di intervenire. Liti, denunce, aggressioni sono all’ordine del giorno.

Io non svolgo il lavoro del MMG ma conoscendo il loro importante lavoro fatto di 50 e più interventi giornalieri (prescrizioni, ricette, visite, certificati, interventi di urgenza, etc) non capisco perché si voglia smantellare qualcosa che, bene o male, funziona per portare tutto sotto la dipendenza statale che, palesemente, mostra di non funzionare. Se avessimo una assistenza ospedaliera, governata in tutto dai politici, perfetta si potrebbe dire allarghiamo questo modello alla medicina territoriale. Purtroppo assistiamo ogni giorno al crollo della assistenza ospedaliera gravata da una sovrastruttura burocratica. Perché allora pensare a questa riforma? La bramosia di potere della politica è la risposta. Credono, forse qualcuno anche in buonafede, di poter gestire bene tutto. Non si rendono conto, o fanno finta di non saperlo, che quasi tutte le strutture da loro gestite vanno a catafascio.

Quando la burocrazia e la politica entrano in modo massiccio nella gestione di qualcosa state certi che i costi esploderanno e l’inefficienza regnerà.

Quando ero giovane medico per ogni dieci medici c’era un burocrate di supporto. Ora c’è almeno un burocrate che vessa il malcapitato medico che deve continuamente fare report, stilare dei documenti e rispondere per richieste assurde al limite della tortura fisica. La fuga dei medici dagli ospedali a mio avviso, oltre per gli stipendi, è molto per questo carico burocratico che ogni anno aumenta in modo esponenziale e che toglie tempo al lavoro clinico. La medicina non può essere ridotta a una attività in cui l’utente e il professionista si incontrano occasionalmente e il secondo eroga una prestazione. La medicina richiede il rapporto di fiducia che si costruisce nel tempo e la delega del paziente della sua salute al medico che lui ha selezionato e che lo conosce. Lo specialista del pronto soccorso o del reparto se indicati dal medico di famiglia assumono il ruolo di figura di fiducia. Pensare che tanto “uno vale l’altro” non è utile per la cura del paziente che ha bisogno, nel momento del malessere, di affidarsi.

Tutto ciò che promuove il rapporto medico paziente fa bene alla sanità mentre tutto ciò che mina la relazione è sbagliato. Offrire al paziente una “casa della salute” ove c’è un medico anonimo che lo visiterà è deleterio rispetto alla relazione medico paziente in cui il paziente sceglie il dottore a cui affidare la sua salute. Psicologicamente, se ci pensate attentamente, ognuno di noi è disposto a fare migliaia di chilometri pur di andare dal medico che riscuote la sua fiducia.

Il sindacato dei medici di famiglia protesta ma presumibilmente questa riforma della medicina territoriale andrà avanti perché la bramosia di potere dei politici, che devono piazzare in posti gestionali i loro adepti, è troppo grande.



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