Vittorio Feltri si schiera a favore del suicidio assistito e critica la posizione di Fratelli d’Italia che attacca Guido Bertolaso per aver rispettato una sentenza della Consulta in Lombardia. Paragonando il suicidio assistito al diritto all’aborto, Feltri accusa il suo stesso partito di ignoranza morale e difende il diritto di scegliere sul fine vita.
Feltri a favore del suicidio assistito
Vittorio Feltri, direttore editoriale del Giornale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha espresso un chiaro sostegno al suicidio assistito, criticando la posizione del suo stesso partito. In un’intervista, Feltri ha dichiarato di essere totalmente d’accordo con Guido Bertolaso, l’assessore al Welfare in Lombardia, che ha consentito il primo caso di suicidio assistito nella regione, rispettando una sentenza della Corte costituzionale.
Feltri ha affermato: “Non capisco perché si possa togliere la vita a un bambino concepito con l’aborto e non si voglia consentire a una persona malata di decidere di andarsene quando la sua non è più vita. Ma sono impazziti?“.
Protesta contro il diritto al fine vita
Secondo Feltri, la resistenza di Fratelli d’Italia al suicidio assistito è dovuta a “ignoranza morale” e a un attaccamento a posizioni storiche superate. Ha inoltre criticato l’influenza della Chiesa cattolica, pur riconoscendo che il voto cattolico non è più decisivo come in passato.
Cos’è successo in Lombardia
In Lombardia, l’assessore al Welfare Guido Bertolaso è stato attaccato da Fratelli d’Italia per aver consentito, in linea con una sentenza della Consulta, il primo caso di suicidio assistito nella regione. La vicenda riguarda una paziente milanese di 50 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva, che ha ottenuto il permesso di autosomministrarsi un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale.
La paziente ha seguito un iter burocratico di 9 mesi prima di poter accedere al suicidio assistito, come previsto dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019, che ha dichiarato legale il suicidio assistito in Italia a determinate condizioni. La sentenza stabilisce che siano le aziende sanitarie locali, gestite dalle Regioni, a valutare i requisiti e a seguire le procedure burocratiche per accogliere o respingere le richieste.
Fratelli d’Italia ha accusato Bertolaso di aver aggirato la volontà politica della giunta regionale, che aveva deciso di non discutere una legge regionale per regolamentare l’accesso al suicidio assistito, sostenendo che fosse di competenza statale. Attilio Fontana, presidente della Lombardia ed esponente della Lega, ha difeso Bertolaso, sottolineando che non avrebbe potuto opporsi alla valutazione dell’azienda sanitaria locale senza violare la sentenza del 2019. Fontana ha poi auspicato una legge nazionale che regoli in modo chiaro l’accesso al suicidio assistito, evitando che ogni Regione prenda decisioni in autonomia.
Leggi regionali contro il vuoto legislativo
In Italia, il suicidio assistito è legale dal 2019 grazie a una sentenza della Corte costituzionale, ma manca una legge nazionale che ne regoli l’accesso. Questo vuoto legislativo ha spinto alcune Regioni a colmare l’assenza di norme chiare con leggi regionali.
La Toscana è stata la prima Regione a regolamentare l’accesso al suicidio assistito, stabilendo tempi certi e regole uniformi per le procedure burocratiche. La legge toscana prevede che l’iter si concluda entro 37 giorni e consente al personale sanitario di partecipare su base volontaria, rispettando così l’obiezione di coscienza.
Il promotore della legge toscana, Marco Niccolai del Partito Democratico, ha spiegato che l’inazione del Parlamento non può tradursi in una negazione di diritti, sottolineando che la legge regionale è nata per tutelare i pazienti, le loro famiglie e gli operatori sanitari. Niccolai ha aggiunto che la legge non invade le competenze statali, ma si limita a regolamentare le modalità organizzative del servizio sanitario regionale.
La posizione di Meloni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso in passato una posizione contraria al suicidio assistito, allineandosi con la tradizionale visione di Fratelli d’Italia su temi etici. Non è quindi una sorpresa la critica a Bertolaso per aver rispettato la sentenza della Corte.
Meloni ha sempre sostenuto la sacralità della vita e si è espressa a favore delle cure palliative come alternativa al suicidio assistito. Secondo la leader di FdI, il diritto di scegliere sul fine vita non dovrebbe essere regolato a livello regionale, ma richiederebbe un dibattito nazionale.
Fonte foto: ANSA
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