Tasse contro le disuguaglianze: Conte, Schlein e Fratoianni a lezione da Stiglitz

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Francesco Esposito

Foto: World Economic Forum

(Zetaluiss) – Cammina appoggiandosi a un bastone Joseph Stiglitz, ex capo economista della Banca Mondiale e Premio Nobel per l’economia nel 2001, ma per una certa parte della teoria economica il suo nome resta ancora il più influente. Stiglitz è intervenuto il 14 febbraio al convegno “Lotta alle disuguaglianze, contrasto alla povertà e politiche di welfare: il ruolo dei sistemi fiscali” organizzato da Oxfam e dall’associazione Nens nel palazzo dell’Enciclopedia Treccani a Roma. Presenti anche i leader dell’opposizione Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, che hanno potuto ascoltare dalla prima fila le idee del Nobel e dei ricercatori dell’Independent Commission for International Corporate Tax Reform (Icrict) Jayati Gosh e Mauricio Guzman

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Conte, Schlein e Fratorianni con Joseph Stiglitz: un economista contro

Nonostante la sua esperienza nelle più importanti istituzioni economiche statunitensi e globali, Stiglitz è sempre stato critico verso l’applicazione radicale del pensiero neoliberista. «Nel 1973 sono stato forse il più giovane a scrivere, in un articolo, che tassare gli utili di una corporation non riduce gli investimenti», afferma, «ma al massimo i profitti dei singoli». 

Dopo aver lavorato come presidente dei consiglieri economici del presidente USA Bill Clinton, diventa un punto di riferimento per il movimento no-global in fermento a cavallo del millennio. Il suo libro “La globalizzazione e i suoi oppositori” del 2002 diventa una sorta di Bibbia per chi, in quegli anni, critica l’operato del Fondo Monetario Internazionale nelle piazze, mentre nel 2011 appoggia pubblicamente il movimento Occupy Wall Street. Successivamente, si scaglia contro l’Euro, definendolo «un errore economico», ma prendendo le distanze dai partiti sovranisti che tentano di sfruttare le sue parole nella campagna per le elezioni europee del 2014. 

Economia e democrazia

«Prima si parlava molto degli oligarchi russi, ora si inizia a discutere degli oligarchi statunitensi, e non in modo positivo». La preoccupazione del professore della Columbia University, oggi, non è rivolta solo alle disuguaglianze economiche, ma anche alla tenuta democratica: «Siamo passati da “una persona un voto” a “un dollaro un voto”»

Il convegno organizzato da Oxfam e Nens non è solo un’occasione per criticare le recenti tendenze politiche ed economiche, ma anche per avanzare proposte fiscali mirate a contrastare le disuguaglianze. Come spiega Jayati Gosh dell’Icrict, una “global minimum tax, una tassazione minima condivisa a livello internazionale al 15%, potrebbe scongiurare le delocalizzazioni verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli. Ma anche un’imposta sulla terra e le risorse naturali, sui dividendi delle corporation e una digital tax, rivolta alle aziende i cui affari non possono essere localizzati in un solo Stato. Obiettivo: contrastare uno dei «lati oscuri della globalizzazione», sottolinea Stiglitz, «che consente ai ricchi e ai super-ricchi di eludere le tasse». «Non stiamo parlando di chi possiede una bella casa a Roma o altrove», precisa Jayati Gosh, «ma di chi detiene patrimoni di miliardi o centinaia di milioni di dollari». 

Tassazione contro le disuguaglianze

Fondamentale, tuttavia, è ribaltare la narrativa politica sulla tassazione. «Negli ultimi quarant’anni o più, la destra ha imposto una visione sulle imposte e sulla regolamentazione», continua il Premio Nobel, «secondo cui abbassare le tasse per i più abbienti stimolerebbe una crescita più rapida, da cui tutti trarrebbero beneficio». È la “trickle-down theory”, conosciuta in Italia come teoria dello sgocciolamento. Un esperimento che Stiglitz definisce «fallimentare», soprattutto perché basato su presupposti teorici, risalenti al filosofo settecentesco Adam Smith, rivelatisi errati: «La mano invisibile è invisibile perché non esiste». 

I mercati, dunque, vanno regolamentati e orientati dall’intervento pubblico, e le imposte sono uno degli strumenti per farlo. «Le tasse sono il prezzo che paghiamo per la civiltà», afferma Stiglitz citando il giudice della Corte Suprema americana di inizio Novecento, Oliver Wendell Holmes. In Italia, forse, si ricorda meglio un’altra citazione: «Le tasse sono una cosa bellissima», pronunciata dal ministro dell’Economia del secondo governo Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa. Il concetto, tuttavia, rimane lo stesso: esse rappresentano l’espressione concreta della solidarietà che dovrebbe animare lo Stato sociale. Un principio che anche la sinistra, accusa Mikhail Malsennikov di Oxfam Italia, sembra aver dimenticato, mentre alla parola “patrimoniale”, pronunciata dal professore della Scuola Superiore Sant’Anna Andrea Roventini, scatta l’applauso

Conte, Schlein e Fratoianni e la lezione di Stiglitz

I leader dell’opposizione presenti hanno seguito con attenzione, avendo modo di confrontarsi direttamente con Stiglitz nel corso della pausa caffè. «Mai nella storia si è verificata una tale concentrazione di potere politico, ricchezza economica e potere tecnocratico», commenta Giuseppe Conte, che esprime grande preoccupazione per «l’emergenza democratica». «Oggi la politica è ancillare, accessoria, e forse noi stessi politici non ne siamo del tutto consapevoli», prosegue il leader del Movimento 5 Stelle. «Non si teme più l’invasione delle multinazionali, ma la possibilità di non attrarle o di non trattenerle. Bisogna agire a livello globale, perciò ben venga la global minimum tax, anche se il 15% è una percentuale bassa». 

«Per chi ha sostenuto per anni la necessità di una patrimoniale», commenta Fratoianni, «è un onore poter discutere con esperti di questo calibro. Sul tema delle tasse la sinistra ha mostrato molta subalternità», aggiunge, rivolgendosi critico alla segretaria del Partito Democratico seduta accanto a lui. «Serve un discorso alternativo che riaffermi il ruolo pubblico nell’economia. Ed è una battaglia che riguarda anche la democrazia. L’Europa deve riconquistare un ruolo attivo, ad esempio sulla global minimum tax», che, ricorda il leader di Sinistra Italiana, «Giorgia Meloni rilanciava in chiave patriottica nel suo programma elettorale». 

Contabilità

Buste paga

 

Elly Schlein il compito di chiudere il convegno con proposte concrete: «Non è accettabile che all’interno dell’UE ci siano ventisette sistemi fiscali differenti. Le tasse vanno pagate dove si generano i profitti, non dove conviene di più. Per fare questo serve superare l’unanimità sulle votazioni in materia fiscale». Ma ci sono molte possibilità di intervento anche a livello nazionale. Schlein rilancia l’equità orizzontale: «Tanto guadagni, tanto paghi, indipendentemente dal tipo di lavoro. Oggi un lavoratore autonomo con lo stesso reddito è molto più tassato rispetto a un dipendente». «Dobbiamo essere il dito che indica la luna», conclude la segretaria del PD, «per combattere la saldatura tra tecno-capitalismo e destra nazionalista». Che da idee alternative sul fisco possa nascere un tentativo di rilancio della sinistra? 



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