Per un giovane su due il futuro non è qui: ecco le condizioni per restare

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Per uno su due il futuro non è “qui”. Ma i giovani hanno le idee chiare: sanità, retribuzioni adeguate, servizi pubblici, politiche abitative, qualità dell’ambiente e mobilità sono i fattori decisivi nella scelta fra restare nella propria terra d’origine o piuttosto fare i bagagli.

È quanto emerge dall’indagine “Futuro qui”, promossa da fondazione Cariverona e condotta da Upskill 4.0, spin-off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, e presentata mercoledì 19 febbraio a Eataly Verona in un evento organizzato insieme a Will Media. Un lavoro che ha coinvolto nei mesi scorsi mille ragazzi tra i 18 e i 34 anni attraverso un questionario e dieci focus group nelle province di Verona, Belluno, Vicenza, Ancona e Mantova. È stato dunque utilizzato un approccio misto, sia quantitativo che qualitativo.

La ricerca si propone di andare oltre all’amara constatazione di una crisi demografica senza precedenti, a cui contribuiscono anche i (tanti) giovani che partono, spesso senza tornare (il 51% degli intervistati non è sicuro di restare nei territori delle cinque province). Punta infatti a capire cosa rende un territorio attrattivo per gen Z e millennial, quali sono le condizioni necessarie affinché una città non sia solo un punto di passaggio sulla mappa, ma una destinazione scelta.

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Futuro qui, Giordano (Cariverona): “Importante capire i bisogni dei giovani e coinvolgerli”

«Se non interveniamo in modo concreto e sistemico, la perdita di talenti qualificati rischia di diventare irreversibile» mette in guardia Bruno Giordano, presidente di Cariverona. «Molte delle richieste di questa generazione altrove hanno già trovato risposte» rileva il presidente di Upskill4.0, Stefano Micelli, «esperienze che ci possono dare una mano perché anche i nostri territori possono attrarre talenti».

I dati

Se la qualità della vita in provincia riceve ancora una valutazione positiva (3,7 su 5), le fondamenta appaiono fragili, legate a elementi come il cibo e la disponibilità di impianti sportivi e palestre.

Tra i principali fattori di insoddisfazione, invece, troviamo casa e lavoro: quasi il 48% del campione è insoddisfatto dall’offerta abitativa, come oltre il 43% lo è della capacità dei salari di tenere il passo con il costo della vita.

«I ragazzi pongono una domanda complessa e articolata al territorio» nota Marco Bettiol, docente dell’Università di Padova. Pesa infatti sulla scelta di restare la qualità della sanità, una priorità per più dell’81% degli intervistati. Seguita proprio dalle retribuzioni adeguate (75%), ma anche i servizi pubblici, la qualità ambientale.

Futuro qui, la studentessa Ghiotto: “Ecco come rendere i territori più attrattivi”

Tre i motivi principali per cui il 75% del campione sarebbe interessato a trasferirsi all’estero: in Italia non c’è futuro (39%), migliori stipendi (32%), migliori condizioni di vita (21%).

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«Abbiamo messo a fuoco un tema importante» sostiene Selena Brocca, direttrice generale di Upskill 4.0, che si è occupata dei focus group. «Ha poco senso parlare di giovani e meno giovani, ma ha molto più senso parlare di patto generazionale. Unendo le forze possiamo costruire un miglior futuro qui».

Dove e come intervenire

Dunque, da dove partire? Come detto l’indagine non si ferma alla denuncia, ma avanza proposte per una nuova agenda, individuando sette leve strategiche.

  • Mobilità: trasporti pubblici moderni ed efficienti per connettere meglio i territori e ridurre la dipendenza dall’auto privata.
  • Spazi: luoghi di aggregazione innovativi che uniscano lavoro, formazione e socialità, favorendo la crescita di comunità dinamiche.
  • Partecipazione: coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali locali, attraverso strumenti di ascolto e di cittadinanza attiva.
  • Cultura: un’offerta più contemporanea e inclusiva, con eventi e iniziative capaci di rendere la vita dei territori più stimolante.
  • Governance: un nuovo modello di gestione territoriale che metta al centro l’ascolto dei bisogni e delle idee delle giovani generazioni favorendo l’innovazione.
  • Lavoro: opportunità professionali di qualità, con salari equi e reali possibilità di crescita.
  • Abitazione: politiche che rendano l’accesso alla casa più sostenibile per chi vuole costruire il proprio futuro nel territorio.

Insomma, è necessario un piano concreto di interventi strutturali per trasformare il territorio in un ecosistema dinamico e attrattivo.

La presentazione a Verona

Oltre cinquecento persone hanno partecipato alla presentazione degli esiti della ricerca mercoledì a Eataly Verona, raccontati attraverso un format innovativo e interattivo, coordinato da Will Media.

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Da sinistra: Giordano e Micelli

Un momento approfondimento condito da video, dati, testimonianze dirette e un confronto aperto con esperti, imprenditori e giovani e in cui anche il pubblico è stato protagonista.

Dopo l’introduzione del presidente di CariVerona Bruno Giordano e del presidente di Upskill 4.0 Stefano Micelli, Selena Brocca e Marco Bettiol hanno approfondito le evidenze della ricerca. Ma il cuore dell’evento è stata la tavola rotonda, che ha coinvolto Federico Borreani, project manager di BAM! Strategie Culturali, Enrico Frizzera, ceo di Manni Group, Benedetta Ghiotto, studentessa vicentina dell’Università di Padova e partecipante ai focus group, Federico Parolotto, ceo di MIC-HUB, Enrica Scopel, direttrice dell’ITS Academy Turismo Veneto.

L’impegno della fondazione

Durante il convegno è emersa infine la chiara volontà di Cariverona di mettere i giovani al centro delle programmazioni future. «La ricerca non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di un percorso di ascolto, dialogo e cambiamento» conferma Giordano. Gli fa eco Filippo Manfredi, dg di Cariverona: «Istituiremo uno Young advisory board, un organo che potrà dialogare con la governance della fondazione per disegnare insieme le prossime strategie» annuncia, «inoltre entro l’anno presenteremo un Documento di programmazione triennale in cui i giovani saranno al centro».

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