BERLINO – Timestamp (in ucraino: Стрічка часу), in concorso, è un film documentario scritto e diretto da Kateryna Gornostai. Il film è un mosaico della vita quotidiana di insegnanti e studenti provenienti da diverse parti dell’Ucraina.
La coproduzione internazionale tra Ucraina, Lussemburgo, Paesi Bassi e Francia non utilizza voice-over, interviste o ricostruzioni. Si concentra invece sulla rappresentazione dell’impatto profondo della guerra in Ucraina sulla vita quotidiana, catturando le sfide e le difficoltà di vivere sotto una minaccia costante.
Nelle parole della regista Kateryna Gornostai: “Ci siamo concentrati sui momenti quotidiani e sulle semplici esperienze scolastiche, come le lacrime durante la cerimonia della prima campanella, un anziano che interpreta San Nicola e i nastri colorati nelle mani dei diplomati. Tutto questo, ovviamente, è ambientato sullo sfondo della guerra. Gli studenti spesso studiano nei rifugi a causa degli allarmi aerei, il preside mostra le parti danneggiate e interdette della scuola mentre le lezioni continuano in un’altra ala, e un diploma online è segnato da una campanella portata fuori da Bakhmut. La guerra ha permeato la vita quotidiana, ma tutto ciò che possiamo fare è continuare a vivere e imparare.”
Il film ritrae la vita scolastica a Čerkasy, Kharkiv, Borodianka e Buča, nella regione di Kiev, catturando la resilienza e le difficoltà di queste comunità. In un momento particolarmente significativo del film, durante un funerale a Romny, nella regione di Sumy, si assiste alle conseguenze di un attacco con droni russi avvenuto due giorni prima, che ha devastato la scuola locale, causando la tragica morte del preside, del vice preside, del bibliotecario e del segretario.
La produzione è affidata alla società ucraina 2Brave Productions, con la coproduzione della francese Cinephage Productions, della lussemburghese a_BAHN e della compagnia olandese Rinkel Docs ma la pellicola si basa su un’idea dell’organizzazione educativa ucraina Osvitoria, che è produttrice esecutiva del documentario.
In conferenza stampa, la regista è purtroppo assente per motivi familiari.
Zoya Lytvyn, fondatrice di Osvitoria, dichiara: “Vogliamo ricordare al mondo che la guerra in Ucraina continua, e che bambini e insegnanti stanno pagando un prezzo devastante per il diritto fondamentale all’istruzione. L’idea del film è nata circa due anni fa, perché lavoriamo con il sistema scolastico ucraino, collaboriamo molto con gli insegnanti e riceviamo storie da diverse città e regioni dell’Ucraina.
Ci siamo resi conto che queste storie meritavano di essere raccontate, perché sono fonte di ispirazione e portano speranza. Per Katya e il team era molto importante mostrare esperienze diverse e raccontare storie differenti. Abbiamo incluso scuole distrutte – attualmente una scuola su quattro in Ucraina è parzialmente danneggiata o completamente distrutta. Ci sono scuole vicino alla linea del fronte, scuole più lontane dal conflitto, scuole che si sono trasferite sottoterra e ora fanno lezione nella metropolitana. Questo è stato il criterio principale per la selezione delle scuole. Era molto importante, in alcuni casi, non attirare un’attenzione eccessiva, perché avrebbe potuto rappresentare un pericolo per le scuole stesse. Alcune scuole, infatti, abbiamo deciso di non includerle nel film proprio per garantire la sicurezza di quegli istituti e dei loro studenti”.
La tematica del fronteggiare la paura è fondamentale nel film, un messaggio importante che ricorda grandi classici della fiction, come La vita è bella, ma stavolta è tutto reale. Continua Lytvyn: “L’infanzia ha una data di scadenza, ed è fondamentale per gli insegnanti in Ucraina proteggerla e rendere la scuola un luogo felice.
Oggi l’apprendimento è molto più di una semplice trasmissione di conoscenze: si tratta di preservare l’infanzia, di creare spazi sicuri dove i bambini possano ancora connettersi con i loro coetanei. Il ruolo degli insegnanti è cruciale. Se un insegnante non ha paura, se trova il coraggio – come i nostri protagonisti qui e tra il pubblico – allora anche i bambini si sentiranno al sicuro, potranno mantenere la speranza e cercare di vivere la loro infanzia nonostante tutto. Per questo sono così felice che abbiamo messo in luce anche il ruolo degli insegnanti. Non puoi ricreare facilmente un primo giorno di scuola o un giorno di diploma, bisogna assolutamente preservarli”.
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