Da sei settimane tutta la Germania è tappezzata di manifesti politici per le elezioni federali di domenica 23 febbraio. Sono più o meno ovunque: appesi ai lampioni, vicino alle sedi dei partiti, in metropolitana, alle fermate degli autobus e in grossi spazi ai lati delle strade o negli spartitraffico che dividono le carreggiate. Appendere manifesti può sembrare un modo superato per fare comunicazione politica, ma almeno in Germania non è così: i manifesti sono ancora importanti, tanto che in vista di un’elezione i partiti spendono una parte consistente dei loro budget per idearli, produrli e distribuirli.
I manifesti sono apparsi nelle città e nelle strade tedesche a partire da metà gennaio, e sono usati da praticamente tutti i partiti: quelli più grossi, che hanno a disposizione molti fondi da dedicare alla comunicazione, ma anche quelli più piccoli, desiderosi di attirare l’attenzione di quante più persone possibile prima del voto.
A Berlino succede di vedere anche su un solo lampione tre o quattro manifesti di partiti diversi, messi uno sopra all’altro: quelli della CDU, il principale partito di centrodestra che probabilmente vincerà le elezioni, dell’SPD (i Socialdemocratici, di centrosinistra), dei Verdi, dei Liberali (FPD), della sinistra Die Linke e del partito di estrema destra AfD.
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Gli addetti delle campagne elettorali posizionano i manifesti in luoghi specifici: «Se ci sono molti poster di un singolo partito lungo una strada vogliono dimostrare di essere forti e presenti» in quella zona, dice Dennis Steffan, docente di Teoria della comunicazione all’Università libera di Berlino. Potrebbe non essere un caso quindi che AfD abbia deciso di appendere decine e decine di cartelli proprio davanti all’enorme sede federale della CDU, a Berlino, e in tutte le strade circostanti (i due partiti sono i favoriti alle elezioni di domenica, con la CDU circa al 30 per cento nei sondaggi, e AfD al 20 per cento).
Un manifesto elettorale di AfD davanti alla sede della CDU a Berlino, con il presidente della CDU Friedrich Merz, 29 gennaio 2025 (AP Photo/Michael Sohn)
Fare un manifesto elettorale efficace non è facile, e possono essere usate diverse strategie. Una delle più comuni è la personalizzazione, ossia la tendenza a mettere ben in grande la foto del candidato o della candidata che si vuole promuovere, in modo da rendere il suo volto familiare e creare un legame con gli elettori, costretti a vederlo riprodotto migliaia di volte mentre passeggiano, guidano o prendono i mezzi pubblici.
In giro per le città ci sono sia manifesti generici che promuovono i vari partiti, che poster più specifici che indicano (e spesso mostrano) i singoli candidati locali. Conoscere i candidati del proprio distretto è un presupposto della legge elettorale tedesca con cui, semplificando, ogni elettore esprime due voti: uno per una lista bloccata scelta dal partito, e un altro per una singola persona candidata nel suo distretto, che va indicata con nome e cognome.
Secondo Steffan, l’uso della personalizzazione nella comunicazione politica è diventato più comune con il passare del tempo, tanto che oggi «quasi tutti i partiti sfruttano l’immagine dei loro candidati». Quest’anno è evidente nel caso dei Verdi, i cui manifesti mostrano le foto dei due leader Robert Habeck, accompagnata dalla scritta «Fiducia», e Annalena Baerbock, con la parola «Insieme», entrambi su sfondo verde. Anche il Partito Liberale (FDP) punta parecchio sul proprio leader, Christian Lindner, il cui volto è su praticamente tutti i poster.
A sinistra un poster della CDU e a destra uno dei Verdi, con Annalena Baerbock e la parola «Insieme» a Berlino (Laura Loguercio/il Post)
Sebbene sia diventato un metodo comunicativo molto popolare, non sempre un manifesto ben riuscito deve mostrare la foto del leader di un partito. Nel 2013 la CDU preferì diffondere un’immagine delle mani dell’allora cancelliera Angela Merkel, nella tipica posa a triangolo diventata nota in tutto il mondo. Accanto c’era lo slogan: «Il futuro della Germania è in buone mani»: ancora oggi è considerato un poster estremamente efficace e ben riuscito.
Il manifesto della CDU del 2013 (EPA/BERND VON JUTRCZENKA/ansa)
Quest’anno i manifesti della CDU hanno una grafica molto semplice: uno sfondo azzurro con slogan di poche parole scritti o evidenziati in nero, il colore del partito. In alcuni casi si vede il volto del leader Friedrich Merz, probabile futuro cancelliere.
Il Partito (un partito satirico che si chiama proprio così, Die Partei) ha appeso in giro per Berlino dei manifesti satirici che copiano la grafica di quelli della CDU, ma con la scritta: «Black Rock Matters». È un riferimento sia al noto slogan per i diritti dei neri che si è diffuso negli Stati Uniti e non solo («Black Lives Matter»), sia alla società d’investimento per la quale Merz ha lavorato a lungo, la BlackRock: è quindi un’implicita critica al suo passato nella finanza, un ambiente considerato lontano dagli interessi della maggior parte delle persone, e quindi di elettrici ed elettori.
Si vedono in giro anche degli adesivi con una foto in cui Merz non è venuto particolarmente bene, e la scritta: «No, grazie».
(Laura Loguercio/il Post)
Anche i manifesti elettorali di AfD sono piuttosto sobri: hanno lo sfondo azzuro, il colore del partito, il logo e alcuni slogan come «È l’ora di Alice Weidel», oppure «È l’ora della libertà di espressione», e altre frasi costruite nello stesso modo. Negli anni AfD ha elaborato uno stile grafico ben definito, basato in gran parte sull’immagine della sua popolare candidata cancelliera, Alice Weidel.
Un cartellone elettorale di AfD con scritto «È l’ora di Alice Weidel» vicino a Brandeburgo (Sean Gallup/Getty Images)
Nel 2017 le cose erano molto diverse: allora i cartelloni di AfD si erano fatti notare per alcune frasi e proposte xenofobe. Uno diceva: «Burqa? Preferiamo i bikini»; un altro: «I futuri tedeschi? Li faremo noi», mostrando l’immagine di una donna bianca incinta. Un manifesto era stato addirittura ritirato. Mostrava un maiale con la scritta: «Islam? Non si addice alla nostra cucina», un riferimento al fatto che la carne di maiale è considerata impura ed è vietata dalla religione musulmana, mentre è molto popolare nella cultura culinaria tedesca.
Il manifesto elettorale di AfD del 2017 che diceva «Burqa? Preferiamo i bikini» (AP Photo/Markus Schreiber)
I Socialdemocratici dell’SPD hanno provato a restare al passo con i tempi mettendo sui propri cartelloni dei grossi QR Code, che se inquadrati con la fotocamera del cellulare rinviano al sito web del partito. Sui manifesti più tradizionali invece c’è la foto dell’attuale cancelliere Olaf Scholz e alcuni slogan, come «Cancelliere per il made in Germany» (l’ultima parte è scritta in inglese anche nella versione tedesca) oppure «Cancelliere per la vostra sicurezza», un tema solitamente sfruttato dalla destra, ma su cui ultimamente sta puntando parecchio anche l’SPD.
Il QR Code su un manifesto di SPD a Berlino (Laura Loguercio/il Post)
Durante la campagna elettorale i partiti diffondono anche manifesti digitali, ossia immagini costruite con la stessa grafica dei poster fisici ma pubblicate solo online.
Steffan spiega che i manifesti digitali possono essere creati molto rapidamente per seguire le ultime polemiche, e poi mostrati sui social network solo ad alcuni specifici gruppi demografici. Spesso usano un linguaggio aggressivo, che invece è generalmente assente dai manifesti fisici, per evitare di creare problemi tra partiti con i quali dopo il voto potrebbe essere necessario allearsi: i contenuti digitali sono molto più volatili rispetto a quelli stampati, e all’occorrenza possono essere modificati.
Nonostante i partiti spendano parecchio nella creazione e distribuzione dei manifesti, nella maggior parte dei casi questi non hanno un effetto diretto sui risultati elettorali. «Non sono pensati per aumentare i voti, ma devono diffondere l’immagine del partito e dei suoi candidati», dice Marcus Maurer, docente di Comunicazione politica all’Università Johannes Gutenberg di Magonza. «Sono messaggi che vengono guardati con scarsa attenzione mentre si guida o si passeggia: il meglio che può succedere è che le persone siano informate dell’inizio del periodo elettorale, ricordino il tuo candidato e associno emozioni o valori positivi al tuo partito».
Manifesti danneggiati a Berlino, 16 febbraio 2025 (EPA/Hannibal Hanschke/Ansa)
Nelle ultime settimane i manifesti elettorali sono stati spesso oggetto di atti vandalici e anche di sabotaggi. In Baviera, uno stato federale nel sud della Germania (quello di Monaco), il Die Partei ha diffuso dei manifesti satirici con la foto di Merz e la scritta: «Se ordinaste Trump su Wish», una battuta sul fatto che il candidato cancelliere della CDU sarebbe una copia di scarsa qualità del presidente statunitense. Alcuni di questi poster però sono spariti poco tempo dopo essere stati esposti, e il partito ha deciso di sostituirli con altri uguali ma dotati di piccoli localizzatori GPS: è venuto fuori che a rubarli erano state persone legate alla CSU, il ramo bavarese della CDU.
A inizio gennaio i Verdi avevano proiettato l’immagine del loro candidato cancelliere, Robert Habeck, sulla Porta della Vittoria a Monaco di Baviera, uno dei monumenti più famosi della città. Non avevano però l’autorizzazione per farlo: la questione era diventata un caso ed era stata criticata anche da alcuni esponenti locali dei Verdi.
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