Euronext Growth Milan, la Borsa italiana delle Pmi, è il mercato che traina Piazza Affari. Ed è anche quello che meglio rappresenta l’economia reale nella sua composizione e nella sia evoluzione. L’ultima approdata su questo listino è Comtel, che si occupa di integrazione di sistemi Ict nelle imprese. Ma nel 2024, il settore industriale ha guadagnato il primato in termini di rappresentanza tra le nuove Ipo su Euronext Growth Milan. Secondo le analisi dell’Osservatorio Ecm di IR Top Consulting, le società industriali hanno rappresentato il 29% delle 21 Ipo registrate nell’anno, seguite dai settori dei Servizi (24%) e della Tecnologia (19%). E, secondo dati estrapolati in esclusiva per noi, emerge il Sud come nuova locomotiva dell’innovazione, con 30 società quotate a fine 2024. «Nel 2024, il Sud ha svolto un ruolo significativo, contribuendo con il 29% delle Ipo totali (6 su 21) e il 55% della raccolta complessiva, pari a 94,3 milioni di euro», dice a Industria Italiana Anna Lambiase, ceo e founder di IR Top Consulting.
E non solo. Se dal listino principale prosegue la tendenza al delisting (con una sola Ipo nel 2024, Sys-Dat sullo Star, a fronte di 28 delisting di nomi anche altisonanti come Cnh Industrial e Saras), Egm ha continuato a espandersi e oggi conta 210 imprese (sul totale delle 433 quotate di Piazza Affari). Ovvero un numero di aziende che è praticamente pari a quello delle blue chip e che indica l’avvio di una grande rivoluzione culturale delle nostre Pmi, finalmente pronte ad aprirsi al capitale.
Novamarine, Icop, Palingeo e le altre industriali sul vivace listino italiano delle Pmi
Più nel dettaglio, le aziende industriali che hanno debuttato sul mercato nel 2024 sono Predict, una start-up pugliese specializzata in soluzioni industriali innovative; Novamarine, impresa sarda attiva nelle costruzioni navali con un focus sui gommoni di ultimissima generazione; Misitano & Stracuzzi, realtà siciliana specializzata nella produzione e commercializzazione di oli essenziali e succhi di agrumi per l’industria alimentare, profumiera e cosmetica; I.CO.P, azienda del Friuli Venezia Giulia leader nella realizzazione di infrastrutture; Bertolotti, società toscana specializzata nella produzione di sistemi complessi di logistica e manutenzione nei settori siderurgico, aeronautico e ferroviario; e infine Palingeo, una Pmi lombarda attiva nei settori geotecnico e geognostico che realizza costruzioni civili e infrastrutturali per industria e PA. La raccolta complessiva di capitale da parte delle società industriali ammonta a 67,5 milioni di euro, rappresentando il 39% del totale dei capitali raccolti (pari a 171,2 milioni di euro).
La carica delle manifatture del Sud, linfa per l’economia del Paese
Invitalia, con il fondo “Cresci al Sud”, ha giocato un ruolo cruciale sostenendo finanziariamente due terzi delle Ipo ammissibili nel Sud. «Queste società hanno raccolto un totale di 389 milioni di euro in Ipo, generando un giro d’affari complessivo di 1,7 miliardi di euro (+20% rispetto al 2022) e impiegando 4.600 dipendenti (+21% rispetto al 2022). Il profilo medio delle società quotate nel Sud presenta una capitalizzazione di 54 milioni di euro, ricavi di 56 milioni di euro, un Ebitda margin del 23%, e una posizione finanziaria netta di 6,8 milioni di euro. Il settore tecnologico è il più rappresentato, con 8 società (27%) attive nei segmenti dei servizi tecnologici e della tecnologia per la salute. Dati che dimostrano come il mercato Egm stia favorendo lo sviluppo economico e l’occupazione nel Mezzogiorno, fungendo da catalizzatore per la crescita delle Pmi», dice Lambiase.
Il Nord ha guidato il numero di Ipo (43%), ma il Sud si distingue per l’entità della raccolta, rappresentando una fetta crescente del mercato azionario dedicato alle Pmi.
Delisting come trend globale e incentivi pubblici sempre più orientati a facilitare l’accesso delle Pmi alla Borsa
Da cosa dipendono tutti i trend fin qui descritti? Va detto, innanzitutto, che il tema della fuga dalle Borse non è solo italiano, ma mondiale. Il maggiore listino europeo, il Ftse 100 di Londra nel 2024 ha contato 88 delisting e 15 Ipo, come ai tempi del crollo di Lehman Brothers. Perché le società sono spinte a uscire? Sia in Italia che all’estero i temi più ricorrenti sono due: la mancanza di liquidità, che nasce da pochi investitori e pochi scambi e dalla concorrenza del private equity. Infatti i fondi sono grandi osservatori della borsa e spesso lanciano opa sulle società quotate cogliendo l’occasione di sconti importanti.
Dall’alto lato, emergono sempre maggiori spinte governative, in Italia, per portare le Pmi verso i listini. «La proroga del Bonus Ipo fino al 2027 e il cumulo con gli incentivi regionali, come Quota Lombardia, offrono una grande opportunità per capitalizzare le aziende e rafforzare la solidità del sistema produttivo ed economico nazionale», spiega Anna Lambiase.
La proroga dell’incentivo non è l’unica buona notizia del 2025: a breve è atteso il fondo del Mef (guidato da Cdp) a capitale misto pubblico e privato e rappresenterà il catalizzatore per l’afflusso di nuove risorse sul mercato. Le iniziative come il Listing Act (pacchetto di norme UE nato per attirare l’interesse verso le quotazioni delle Pmi) e la Legge Capitali sono altri strumenti nuovi e utili per stimolare sempre più imprenditori a valutare seriamente un progetto di quotazione. Tuttavia, aggiunge Lambiase, «occorre lavorare anche sulla cultura aziendale, la Borsa è un canale privilegiato per far confluire risorse alle nostre imprese affinché possano svilupparsi e accedere a una dimensione europea o internazionale, essere in grado di attrarre e trattenere i migliori talenti».
La capitalizzazione di Borsa Italiana rispetto al Pil e il confronto internazionale
Qualcosa lentamente sta cambiando. «Il listino delle Pmi ha chiuso l’anno con un saldo positivo di +7 società che porta il numero complessivo delle quotate a 210 (+3% rispetto a 203 al 31 dicembre 2023) per una capitalizzazione di 8,2 miliardi di euro», continua Lambiase. Il risultato rappresenta un incremento del 183% rispetto al 2016. Tuttavia, il rapporto tra la capitalizzazione totale di Borsa Italiana e il prodotto interno lordo (Pil) nazionale resta inferiore a quello di altre grandi economie europee. Lo si evince dai dati principali contenuti nell’ultimo Bollettino statistico della Consob relativo al primo semestre 2024
In Germania, il rapporto capitalizzazione/Pil si attesta intorno al 52%, mentre in Francia supera il 100%, complice la presenza di grandi multinazionali quotate. In Spagna, il valore è simile a quello italiano, con una leggera tendenza al rialzo. Negli Stati Uniti, il rapporto tra capitalizzazione di mercato e Pil è storicamente più elevato, superando spesso il 150%. Questo divario evidenzia il potenziale ancora inespresso del mercato dei capitali italiano.
È sempre Consob a rilevare come nel primo semestre del 2024, Piazza Affari abbia registrato una crescita della capitalizzazione del 4% rispetto alla fine del 2023, con il valore complessivo di mercato delle azioni salito a 824 miliardi di euro dai precedenti 794 miliardi. Le società quotate italiane hanno mostrato un andamento ancora più brillante, con una capitalizzazione cresciuta dell’8% a 622 miliardi di euro. Il rapporto capitalizzazione/Pil è aumentato al 38,7% dal 37,8% di fine 2023, confermando una moderata espansione del mercato dei capitali rispetto all’economia reale. Parallelamente, si è registrato un forte balzo dei volumi scambiati sia per i titoli azionari (+19,9%): il controvalore degli scambi di azioni è salito a 338 miliardi di euro rispetto ai 282 miliardi del corrispondente periodo dell’anno precedente.
Il ruolo delle Pmi italiane e l’apertura al mercato dei capitali
Secondo i dati dell’Osservatorio Ecm di IR Top Consulting dal 2009 ad oggi, Euronext Growth Milan ha accolto 325 società, che complessivamente hanno raccolto 6,1 miliardi di euro in Ipo per finanziare la loro crescita. Nel 2024, le 21 nuove Ipo hanno raccolto capitali per un totale di 171,2 milioni di euro, con una capitalizzazione media delle nuove quotate pari a 40,9 milioni di euro e un flottante del 21,5%.
Le società quotate su Egm nel 2024 hanno registrato un giro d’affari complessivo pari a 10 miliardi di euro, in crescita del 5% rispetto al 2023, e impiegano oltre 33.000 dipendenti (+12% rispetto all’anno precedente). La Lombardia si conferma la regione più rappresentata, con 80 società quotate e una raccolta complessiva di 685 milioni di euro dal 2009.
Questo trend positivo indica una crescente apertura delle Pmi italiane al capitale di rischio e al mercato borsistico come strumenti per finanziare progetti di sviluppo, innovazione e internazionalizzazione. Il successo dell’industria su Egm rappresenta un segnale incoraggiante per l’economia italiana, che punta a ridurre il gap con i mercati più evoluti in termini di accesso ai capitali.
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