«De Laurentiis a processo per Osimhen e Manolas»

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Dunque, ci sarà un probabile processo per mettere a fuoco le strategie del Napoli. Un fascicolo-contenitore che ha l’obiettivo di mettere a fuoco tre anni di gestione manageriale del club azzurro (dal 2019 al 2022), per verificare due operazioni di mercato messe a segno da parte della società azzurra.

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È quanto emerge dall’ultima mossa della Procura di Roma (pm Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano), che ha spedito ai gip di piazzale Clodio la richiesta di rinvio a giudizio a carico del patron partenopeo Aurelio De Laurentiis e del suo braccio destro Andrea Chiavelli. Falso in bilancio è l’accusa ipotizzata, riflettori puntati sulle annate 2019, 2020 e 2021, in uno scenario investigativo che – nel corso degli ultimi mesi – si è addirittura sdoppiato. Due i filoni su cui la Procura di Roma chiede un accertamento in aula: la storia dell’acquisto dell’asso nigeriano Victor Osimhen dalla società francese del Lille; e le presunte plusvalenze fittizie (secondo i pm) nell’acquisto dalla Roma del difensore greco Kostas Manolas (in una più ampia trattativa legata alla vendita ai giallorossi di Diawara).

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Convergenze parallele, dunque. Due filoni investigativi che hanno storie e gestazioni differenti, su cui è logico pensare che la giustizia sportiva voglia svolgere degli approfondimenti. È di queste ore, infatti, la richiesta della Procura federale della Figc ai pm ordinari di avere gli atti di indagine, per valutare eventuali profili disciplinari. Ma proviamo a stabilire cosa ha spinto gli inquirenti romani ad imprimere questa improvvisa accelerata al fascicolo per falso in bilancio. Si parte dal caso Osimhen: un affare da 76 milioni di euro, a leggere il bilancio societario del 2021. Oltre cinquanta milioni di euro vennero trasmessi al Lille, mentre il resto della cifra venne coperto con la cessione di tre calciatori della Primavera (Ciro Palmieri; Luigi Liguori; Claudio Manzi; oltre all’ex terzo portiere Orestis Karnezis). Secondo le indagini, sulla gestione del cartellino dei quattro ormai ex tesserati del Napoli è necessario fare delle verifiche. In che modo? Potrebbero essere richieste in aula le testimonianze rese dal calciatori che, secondo l’ipotesi investigativa, sarebbero stati venduti al Lille solo in modo virtuale.

In sintesi, bisognerà accertare se la cessione dei quattro ex azzurri è stata solo una sorta di espediente per gonfiare il contratto dell’acquisto di Osimhen o se invece il costo della loro cessione rappresentava una normale valutazione di mercato (secondo criteri da sempre opinabili). Quanto tempo sono stati a Lille? Hanno mai indossato la maglia della società transalpina? Domande che è logico attendersi nel corso del dibattimento, qualora il gip dovesse decidere di firmare il rinvio a giudizio per questa storia. Poi c’è una seconda tranche. Ragioniamo sull’affare Manolas, alla luce delle carte romane: il calciatore greco si trasferì al Napoli per 36 milioni di euro. Agli atti si ripercorre la presenza del difensore nel bilancio partenopeo: Manolas militò nel Napoli per due stagioni e mezza, prima di essere ceduto all’Olympiacos. Il caso Manolas è però legato a doppio filo al contratto firmato dal centrocampista Amadou Diawara, passato nello stesso periodo dal Napoli (che lo aveva acquistato dal Bologna) alla società giallorossa (per 21 milioni di euro). Anche in questo caso, la Procura di Roma ipotizza l’accusa di falso in bilancio: alchimie contabili finalizzate a gonfiare il costo delle operazioni, per realizzare (in entrata e in uscita) delle sovraffatturazioni da scaricare nel corso dei bilanci di volta in volta presentati.

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Due casi su cui la Procura di Napoli non è disposta ad arretrare. Assistiti dal penalista napoletano Fabio Fulgeri, i vertici azzurri sono pronti a dimostrare la piena correttezza delle operazioni finite al vaglio. Sul fronte Osimhen, la difesa si accinge a chiedere l’acquisizione della sentenza della giustizia sportiva con cui veniva archiviata la posizione del Napoli, un anno prima che venissero acquisite mail e testimonianze sull’asse Napoli-Lille. Massima serenità, spiega l’avvocato Fulgeri, anche per quanto riguarda la storia di Manolas: «Siamo tranquilli anche se sorpresi di fronte alla richiesta di rinvio a giudizio. Abbiamo documentato con pareri autorevoli come le operazioni dal punto di vista contabile fossero assolutamente regolari». Ora si attende la fissazione di una udienza preliminare, nel corso della quale dare inizio a un probabile contraddittorio. Intanto, la Procura federale – nei prossimi mesi – potrebbe decidere di appendersi ai cavilli dei bilanci napoletani.





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