Comunicazione generativa: il progetto Viareggio Futura e la co-creazione del territorio

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Come si definisce oggi il territorio? Il Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS (www.sau-centroricerche.org, da ora: Centro Ricerche sAu) dal 1991 si occupa di ridefinire la comunicazione a livello territoriale e comunitario, ideando e progettando strategie di sviluppo integrato che coinvolgono un ampio ventaglio di portatori d’interesse – dalle istituzioni alle imprese, fino alla cittadinanza – per la costruzione di Territori in salute.

Un approccio partecipativo basato sulla Comunicazione Generativa: i progetti

Sono stati tanti i progetti che in questi anni hanno permesso al gruppo di lavoro del Centro Ricerche sAu di sperimentare un approccio partecipativo, basato sulla Comunicazione Generativa (Toschi 2011 e seguenti) e sull’idea di Ricerca-Azione Partecipata (Cornish et alii 2023): dal progetto Com-Unico. Verso il Comune unico di Figline e Incisa (provincia di Firenze) negli anni 2012-2013 al progetto “Modello Viareggio. Percorso di in-formazione partecipato”, che ha preso vita nel comune versiliano tra il 2018 e il 2019. Alla luce del percorso di ascolto per il Regolamento Urbanistico svolto tra maggio e luglio 2018 e dell’avvenuta adozione (22 agosto 2018), il progetto ha previsto un’intensa attività di in-formazione e di raccolta di feedback rivolto alla cittadinanza e agli attori sociali, per presentare le principali novità del Regolamento e il suo impatto sullo sviluppo futuro della città, non solo a livello urbanistico, ma anche in termini di crescita sociale e sostenibilità futura.

Sul fronte della mobilità, che è sempre più un elemento centrale nella ridefinizione della fruizione dei territori, il Centro Ricerche sAu ha partecipato dal 2016 al 2021 a “Sii-Mobility. Supporto all’interoperabilità integrata per i servizi ai cittadini e alla pubblica amministrazione”, un progetto vincitore del bando Smart Cities and Communities and Social Innovation del Ministero dell’Istruzione dell’Universita e della Ricerca (MIUR). Il progetto ha previsto lo sviluppo di una soluzione interoperabile integrata, per rendere disponibile una gamma di applicazioni specifiche legate alla mobilità (al privato cittadino) e servizi commerciali (per le PMI). Gli obiettivi del progetto erano la riduzione dei costi sociali della mobilità e la semplificazione dell’utilizzo di sistemi di mobilità e lo sviluppo di soluzioni applicate, con la sperimentazione e la validazione di metodi innovativi.

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Territorio, spazio, luogo: tre concetti in cerca di (ri)definizione

Il filo rosso di queste progettualità, sviluppate su larga scala dal Centro Ricerche sAu, è stato e continua ad essere, rafforzandosi e precisandosi sempre più, quello che vede una continua ridefinizione del rapporto tra i luoghi fisici, di facile identificazione e rappresentazione, quasi contenitori neutrali (seppur amministrativamente identificabili) dal punto di vista sociale, culturale, economico, politico e il territorio. Quest’ultimo considerato uno spazio di interazione sociale fortissimo, culturalmente ed economicamente emergente e sempre più identitario, dove lo sviluppo tecnologico della nostra società, sia in termini di mobilità – fisica, materiale e immateriale -, sia in termini di elaborazione automatizzata della conoscenza (AI), gioca un ruolo fondamentale e fondante. Il fatto è che si sta assistendo a una ridefinizione sostanziale del rapporto fra la dimensione concreta, attuale, da un lato, e la dimensione astratta, simbolica, dall’altro. Fra luoghi fisici limitati e definiti e spazi dinamici, ampi, spesso planetari, in continua ridefinizione.

La trasformazione dei concetti di territorio, spazio e luogo non può che riflettere, infatti, i cambiamenti socio-culturali e ambientali che hanno ridisegnato il modo in cui i singoli individui e le comunità si relazionano con l’ambiente circostante. In passato, lo spazio era visto, appunto, come un’entità neutra e fisica, mentre il luogo emergeva dalle esperienze condivise e dalle relazioni umane che lo popolavano.

Kevin Lynch, nel suo celebre studio The Image of the City, già nel 1960 aveva evidenziato come le persone costruiscano mappe mentali simboliche che trasformano la città in un’esperienza vissuta e significativa.

Henri Lefebvre, nel suo saggio La production de l’espace (1974), ha teorizzato lo “spazio vissuto”, inteso come prodotto sociale che riflette le interazioni tra le strutture di potere e le pratiche quotidiane dei cittadini, differenziandolo dallo “spazio percepito” e dallo “spazio concepito” dagli urbanisti.

John Urry (2007) ha sostenuto che il territorio non è più un’entità fissa e immutabile. Le mobilità – fisiche, digitali, economiche e culturali – ridefiniscono continuamente i confini e le identità dei luoghi: il territorio, quindi, diventa un nodo in una rete di connessioni globali.

Giacomo Becattini (2015), da parte sua, descrive il territorio come un “soggetto corale”, risultato delle relazioni tra comunità e ambiente. Eugenio Pandolfini (2019) sottolinea la necessità di superare la condizione di “analfabetismo paesaggistico funzionale” per poter “leggere” e “scrivere” consapevolmente il futuro dei nostri territori, anche e soprattutto a partire da quelle risorse che sono meno evidenti, perché nascoste, marginali, eccentriche rispetto ai concetti, all’idea di territorio che assorbiamo quotidianamente in termini di informazioni dai canali mainstream.

Alberto Magnaghi (2020) porta avanti da tempo questa stessa visione con il suo concetto di “territorio come bene comune”, in cui gli elementi materiali e immateriali formano un patrimonio collettivo da custodire e valorizzare. E proprio la generazione di Beni Comuni (Ostrom 1990) è la bussola che fin dall’inizio ha guidato l’ideazione e la progettazione di “Viareggio Futura”, presentato nei paragrafi che seguono. In questo contesto, la metafora della “membrana” di Fritjof Capra (1996) ben rappresenta l’idea di un territorio permeabile e dinamico, chiamato a rispondere alla sfida di adattarsi ai flussi di entrata e uscita senza perdere la propria identità.

Luoghi-non e nonluoghi

Parliamo qui di un territorio che è molto di più del solo e semplice sistema abiotico che fa da substrato all’attività dell’uomo, e che Luca Toschi ha contribuito a sviluppare, indicando precise modalità operative e progettuali con il concetto di “luoghi-non”. Contrapposti ai “non-lieux” – i nonluoghi di Marc Augé, l’antropologo francese, che ha studiato come spazi architettonici, urbani, di transito, siano contrari a favorire rapporti strutturati, radicati tra chi li frequenta – i luoghi-non ci invitano ad abbandonare la visione del “passare attraverso” per quella del “vivere andando”, rinunciando all’idea che esistano luoghi stanziali, dove si vive, collegati da aree di transito. Va ripensata radicalmente, infatti, la tradizionale relazione tra i nodi delle reti che viviamo e i link che li collegano, e cioè la dimensione mediale che esprimono e di cui sono espressione. C’è uno spazio nuovo (da non confondersi con il “Third Place” del sociologo urbano Ray Oldenburg) che non solo li comprende entrambi, ma che riscrivendone l’identità, sta cercando, producendo fisicamente e simbolicamente, un mondo paradigmaticamente nuovo. La nostra realtà è sempre più interconnessa, complessa, planetaria: un salto di sistema ormai di dimensioni antropologiche che consiste in un’opportunità storica, perché – prima di tutto – svela risorse fino ad oggi ignorate. Con un ruolo imprescindibile giocato dalle nuove tecnologie.

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«Le potenzialità tecnologiche stanno mettendo oggi gli uomini – purché decidano di volerlo – in condizione di scoprire e affrontare dimensioni della realtà come nessuna tecnica precedente, con altrettanta impressionante forza, era riuscita a fare. Si tratta di quella parte di mondo che i limiti fisici e culturali della visione analogica […] avevano impedito di percepire nella sua autonomia.» (Toschi 2011, p. 255)

Parlando di luoghi-non, quindi, entriamo in un contesto che ha a che fare con la capacità di leggere e analizzare i luoghi nei quali si svolge la nostra vita, prendendo in considerazione ambiti che normalmente non sono considerati in maniera integrata dalle discipline tradizionalmente orientate all’analisi e alla progettazione della città, del paesaggio e dei territori, quali quelli culturali, identitari nel senso relazionale, percettivi, etc.. I luoghi-non – luoghi non ancora esplorati, dei quali si ignora il valore (in atto o potenziale) – spesso si trovano tra le righe del sistema (urbano, paesaggistico, territoriale) in cui l’uomo vive, si muove e opera; sono spazi non ancora valorizzati, forse dimenticati, nascosti, tutti da scoprire ed esplorare, possono supportare lo sviluppo di nuovi luoghi e territori attraverso un paziente lavoro di analisi, disgiunzione e ricongiunzione degli elementi a disposizione, secondo pattern mai tentati prima. E contribuiscono, con la loro complessa esistenza, a ricordare a tutti come

«La creatività della vita, così minacciata dal modello meccanicistico che ancora domina il nostro pensiero e le nostre azioni, resiste ai “margini”; ed è dai “margini” che ora bisogna ricominciare. Perché lì è stato salvaguardato e potenziato il modello delle relazioni non scontate, non massificate, un modello che non ripropone rapporti meccanici, automatici ma che restituisce creatività ai soggetti, che innesca processi non più degenerativi ma generativi.» (Toschi 2017, p. 12).

Il progetto “Viareggio Futura”

Il progetto “Viareggio Futura” si inserisce in questa cornice teorica, promuovendo una visione del territorio non più limitata ai confini amministrativi, ma intesa come una rete relazionale in cui i luoghi si definiscono attraverso le interazioni sociali, economiche e culturali. Come suggerisce Richard Sennett (2008), le biografie individuali e collettive si intrecciano ai territori, trasformando i luoghi in contesti di significato. Questo approccio si sposa con la prospettiva di Edgar Morin (1993), che invita a pensare in termini planetari, mantenendo al contempo un forte radicamento locale, un’attenzione ai dettagli e alle risorse anche più marginali.

Il concetto di “territori in salute” (Toschi et alii 2024), proposto dal Centro Ricerche sAu, si fonda su questa evoluzione multidimensionale: lo spazio e il luogo diventano strumenti di co-creazione e inclusione, in cui la progettazione condivisa rafforza il tessuto sociale e promuove il benessere collettivo. La Comunicazione Generativa, sviluppata da Luca Toschi, gioca un ruolo chiave, favorendo l’interazione tra istituzioni, cittadini e stakeholder, stimolando così l’emergere di legami significativi e processi innovativi e generativi di conoscenza, necessaria per affrontare letture transdisciplinari, sempre più necessarie per esplorare la complessità dei territori con i quali abbiamo a che fare. Seguendo questa logica, “Viareggio Futura” diventa un esempio concreto di come un territorio possa evolvere verso un modello aperto, sostenibile e partecipativo, capace di valorizzare le diversità e generare un Bene Comune autentico.

Cos’è il progetto “Viareggio Futura”

“Viareggio Futura” è un progetto di ricerca-azione partecipata promossa dal Centro Ricerche sAu, risultato di una proposta risultata vincitrice dell’avviso pubblico indetto dal Comune di Viareggio per affidare la realizzazione di un’indagine finalizzata alla realizzazione di un progetto strategico di valorizzazione e sviluppo della città di Viareggio. Lo scopo del progetto è quello di stimolare una riflessione collettiva sulla città e sulle relazioni che la costituiscono, per ridefinire un immaginario condiviso del futuro di Viareggio. Un futuro che abbia tre caratteristiche:

  1. che non vincoli l’idea di Viareggio alla limitativa accezione di territorio amministrativo, perché il futuro di Viareggio è (anche) all’esterno dei suoi confini, e ciò che oggi è al di fuori di questi confini può contribuire a delineare il futuro della città;
  2. che non sia esclusivamente path-dependent, ossia che non si limiti ad essere una proiezione dei trend del presente;
  3. che sia il risultato di un percorso di coinvolgimento il più ampio e articolato possibile, che va dalle istituzioni ai cittadini, passando per gli attori individuali e collettivi che caratterizzano il tessuto socio-economico del territorio (nell’accezione allargata che abbiamo usato al punto 1).

L’approccio del gruppo di ricerca si basa appunto su un’idea complessa e transdisciplinare di territorio, inteso non solo come insieme di spazi urbani, ma come contesto sociale, culturale e antropologico che si evolve attraverso le interazioni umane, ma anche – più in generale – tra gli elementi biotici e gli elementi abiotici che nel loro complesso e, soprattutto, nella trama delle loro relazioni definiscono il sistema territoriale di riferimento.

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Il progetto, che procede in stretta sinergia con la definizione del nuovo Piano Strutturale di Viareggio su cui sta lavorando lo studio dell’Architetto milanese Stefano Boeri, rappresenta un tentativo innovativo di sviluppare una pianificazione territoriale condivisa, in grado di rispondere alle sfide contemporanee attraverso la valorizzazione delle relazioni tra le diverse componenti della comunità viareggina.

“Viareggio Futura”: tra identità percepita e potenzialità per il suo sviluppo

Viareggio è una città con una forte identità storica e culturale, nota per il suo legame con il mare, il turismo, le arti e il carnevale. Tuttavia, come molte città contemporanee, si trova a fronteggiare sfide legate alla sostenibilità ambientale, alla coesione sociale e alla trasformazione urbana. “Viareggio Futura” si propone di affrontare queste sfide attraverso un approccio partecipativo, capace di coinvolgere l’intera comunità nel processo di definizione del futuro della città.

In questo contesto, “Viareggio Futura” si pone come scopo principale quello di costruire un Territorio in Salute, ovvero un ambiente in cui le relazioni sociali siano virtuose, le risorse locali valorizzate e le strategie di sviluppo orientate al Bene Comune. Questo concetto si basa su tre pilastri fondamentali:

  1. Inclusività e partecipazione attiva: ogni cittadino deve sentirsi parte integrante del processo decisionale, contribuendo con idee, proposte e feedback;
  2. Valorizzazione delle identità locali: le tradizioni, la cultura e le peculiarità del territorio vengono riconosciute come risorse strategiche per lo sviluppo futuro;
  3. Progettazione come atto di creatività: le risorse individuate al punto 2 sono strategiche – ma non vincolanti -, perché la progettazione del futuro deve essere sempre e comunque il risultato di un’azione di creatività al tempo stesso individuale e collettiva.

La comunicazione generativa come strumento di co-progettazione

La Comunicazione Generativa rappresenta il fulcro del progetto “Viareggio Futura”. La metodologia proposta, su cui da decenni lavora Luca Toschi e che viene costantemente sperimentata dai ricercatori e dalle ricercatrici del Centro Ricerche sAu, si basa sull’idea che la comunicazione non sia un semplice strumento di trasmissione di informazioni, ma un processo capace di generare legami, creare senso condiviso e attivare dinamiche di cambiamento. Per questo il progetto è caratterizzato da un percorso di attivazione territoriale che si è avviato con una mappatura dei portatori di interesse strategici di Viareggio da coinvolgere progressivamente in azioni mirate di ascolto e interventi che porteranno a far emergere quali sono i tratti distintivi di Viareggio nei seguenti ambiti: turismo, attività produttive, sociale e mondo del lavoro, formazione e mondo della scuola, sanità e salute e non solo. Attraverso la Comunicazione Generativa, i momenti di confronto tra cittadini, istituzioni e stakeholder non si limitano a essere occasioni di informazione, ma diventano spazi di co-costruzione, dove le narrazioni individuali e collettive si intrecciano per creare nuove prospettive.

Il duplice ruolo della comunicazione generativa

La Comunicazione Generativa ha un ruolo duplice:

  1. costruzione di identità collettiva: i partecipanti vengono messi al centro del processo comunicativo, non solo come fruitori di informazioni, ma come autori e co-protagonisti del futuro della città;
  2. risorsa per la gestione del conflitto: le differenze di opinione e le divergenze, anziché essere percepite come ostacoli, diventano occasioni di arricchimento e stimolo creativo. Questo rende possibile la trasformazione delle controversie in opportunità di dialogo.

In questo contesto, la comunicazione non è lineare, ma relazionale, capace di promuovere fiducia, senso di appartenenza e corresponsabilità. La Comunicazione Generativa, infatti, abbraccia la complessità sociale, considerando il territorio come un sistema aperto di relazioni in continua trasformazione. Pierpaolo Donati (2013) ha definito l’identità individuale e collettiva come un costrutto relazionale, modellato dalle interazioni sociali e dalle esperienze condivise. In questa prospettiva, il progetto mira a superare la frammentazione settoriale, promuovendo un sistema di governance collaborativa in cui le diverse voci della comunità partecipano attivamente alla definizione delle strategie future.

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Viareggio oltre Viareggio: un modello di rigenerazione territoriale

Il progetto – con una ricerca fatta con le persone e non solo per le persone – punta alla definizione di un prototipo di ricerca-azione che possa rappresentare un modello di riferimento per altri territori che abbiano interesse a ridefinire i propri tratti distintivi in chiave progettuale. L’obiettivo, infatti, è quello di individuare in questi elementi le linee strategiche per avviare processi di sviluppo territoriale integrato.

Spesso i territori, con una rapidità in costante aumento negli ultimi anni, subiscono cambiamenti demografici, sociali, economici e strutturali che ne trasformano profondamente l’assetto. Basti pensare alle potenzialità delle aree marginali, come le comunità montane, dove sono in corso numerose sperimentazioni che nascono con l’obiettivo di rivitalizzare tali contesti dal punto di vista sociale, economico e culturale, riscoprendo o ideando ex novo la vocazione territoriale con lo scopo di contrastare i sempre più rilevanti fenomeni di abbandono e spopolamento.

In situazioni come queste sembra spesso impossibile immaginare un “futuro”, se non come ottimizzazione del presente. Eppure, attraverso una ricerca mirata, è possibile avviare un processo di coinvolgimento dei portatori di interesse che possono ritrovare in quegli spazi un’identità, magari nuova, riscoprendo risorse e contribuendo così a rendere vitale – di fatto, rigenerando – il territorio.

Così, Viareggio può diventare un punto di riferimento per tutti quei territori che aspirano a restituire alla vita delle persone un modello di sviluppo sociale capace di generare valore aggiunto. Soprattutto, può rappresentare un esempio per riappropriarsi di un’identità, che non è necessariamente destinata a essere spazzata via dalle dinamiche della globalizzazione – basti pensare all’impatto che l’overtourism sta avendo su alcune importanti città italiane (e non solo: si veda il caso emblematico di Barcellona) – ma che può invece offrire modelli alternativi e distintivi per vivere, agire e intervenire su ciascun territorio.

Cos’è l’identità di “Viareggio Futura”

Un’ultima considerazione. Cos’è allora l’identità di “Viareggio Futura”? Se Viareggio è là dove sono persone e cose, beni materiali e immateriali, che si ispirano e interpretano fattivamente l’identità peculiare di Viareggio, come definire questa identità viareggina senza incorrere nell’errore tremendo di proporre un futuro nostalgico, o peggio ancora replicante?

In attesa che il progetto “Viareggio Futura” aiuti a dare una risposta precisa, non sembra improprio proporre che l’identità sarà sempre più basata su interazioni di natura progettuale. Perché per esprimersi, le immense potenzialità e risorse rappresentate dalla nostra società della complessità, hanno bisogno prima di tutto di una nuova progettualità. Nuova perché capace di andare oltre le attuali strategie di ottimizzazione dell’esistente – con le evidenti e crescenti crisi regressive -. Fiduciosa che rilanciare la “cultura d’impresa” come Bene Comune, come nuovo patto sociale, economico, politico, proprio perché prima di tutto culturale, è l’unico modo per ricostruire, su basi radicalmente nuove, ma facenti riferimento a valori sempre più attuali, una comunità di progetto vera. Una comunità di intelligenze al plurale. Al plurale come al plurale dovrebbe essere sviluppata l’Intelligenza Artificiale.

Prospettive future

Il progetto “Viareggio Futura” rappresenta un esempio innovativo di ricerca-azione partecipata, che mira a ridefinire il futuro della città attraverso una pianificazione condivisa, inclusiva e basata su un dialogo costante tra istituzioni, cittadini e portatori di interesse. Grazie all’approccio della Comunicazione Generativa, ogni fase del progetto non si limita a informare, ma promuove processi relazionali e creativi, in cui le differenze di opinione diventano risorse per immaginare scenari di sviluppo alternativi e sostenibili e attivare legami autentici, capaci di generare trasformazioni profonde e durature nell’identità e nell’immagine percepita (dall’interno e dall’esterno) della città. La creazione di uno spazio pubblico per l’ascolto e la co-progettazione, attraverso attività di progetto quali la costituzione dei “Punti Viareggio Futura” e la realizzazione di tavoli di lavoro tematici per i portatori d’interesse, contribuisce inoltre a costruire un modello replicabile anche in altri contesti territoriali.

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Il successo di “Viareggio Futura” non si misurerà solo nei risultati tangibili, come un piano strategico per la città che sarà consegnato all’Amministrazione Comunale, ma soprattutto nella capacità del progetto di creare una comunità più coesa e consapevole, capace di riconoscere il valore delle proprie risorse e di affrontare le sfide del futuro con una visione condivisa e propositiva. Viareggio ha l’opportunità di trasformarsi in un esempio di città partecipativa e sostenibile, proiettata verso un futuro in cui il Bene Comune diventa il fulcro delle politiche pubbliche e delle scelte collettive.

In questo senso, “Viareggio Futura” non si concluderà con la chiusura del progetto, ma aprirà un ambiente di sperimentazione fatto di strumenti, competenze e relazioni comunitarie (attive ben oltre i confini amministrativi) che potranno alimentare nuovi percorsi di crescita e innovazione. Per questo il gruppo di ricerca ha attivato nella pagina web del progetto una call to action per raccogliere e valutare qualsiasi proposta o contributo di sviluppo – dentro e fuori il confine amministrativo di Viareggio, dal mondo della scientia (studiosi e studiose ed esperti ed esperte afferenti a settori disciplinari anche molto distanti tra loro) così come da quello dell’usus (professionisti/e, imprenditori e imprenditrici, lavoratori e lavoratrici, rappresentanti di istituzioni e/o di associazioni, cittadini e cittadine) – che possa contribuire a fare di questo progetto una sperimentazione sempre più partecipata di sviluppo territoriale integrato, nell’ottica di rafforzare ulteriormente l’idea di Territorio in salute che l’ha generata.

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