Braille: tradizione e innovazione per un futuro inclusivo

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«Non una celebrazione ingessata e formale, ma un’occasione per condividere esperienze di vita e per ripercorrere una storia – quella del Braille e del suo geniale inventore, Louis Braille appunto, un adolescente irrequieto e capace di sognare in grande – che ancora oggi sorprende e incoraggia»: così l’UICI Piemonte presenta l’incontro “Braille: tradizione e innovazione per un futuro inclusivo”, organizzato per il 22 febbraio a Torino

«Ha quasi duecento anni, ma ha la vivacità di un ragazzino ed è una vera forza della natura. Conosce un’infinità di lingue (matematica e musica comprese) e se la cava benissimo con le nuove tecnologie. Per lui l’inclusione non è una teoria, ma è questione quotidiana, concretissima, da toccare letteralmente con mano. Parliamo del Codice Braille, il sistema a punti in rilievo che consente alle persone cieche di leggere, di scrivere, di accedere in autonomia allo sterminato mondo del sapere»: così l’UICI del Piemonte (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) introduce l’incontro di riflessione e dialogo denominato Braille: tradizione e innovazione per un futuro inclusivo, promosso per la mattinata del 22 febbraio, presso l’Aula Magna del Liceo D’Azeglio di Torino (Via Parini, 8, ore 9.20-12.30), in occasione della Giornata Nazionale del Braille del 21 febbraio, «non una celebrazione ingessata e formale – viene precisato -, ma, al contrario, un’occasione per condividere esperienze di vita e per ripercorrere una storia – quella del Braille e del suo geniale inventore, Louis Braille appunto, un adolescente irrequieto e capace di sognare in grande – che ancora oggi sorprende e incoraggia. L’invito dunque non è rivolto solo agli addetti ai lavori (docenti, educatori, familiari di persone con disabilità visiva), ma a tutti i cittadini e le cittadine».

«Tra le testimonianze più significative dell’incontro – sottolinea Daniela Floriduz, vicepresidente dell’UICI Piemonte e referente per l’Istruzione – ci sarà quella di due scuole primarie della Provincia di Cuneo, dove, in due classi frequentate da altrettanti bimbi ciechi, tutti gli alunni hanno imparato il Braille [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. È un bellissimo segno di inclusione, che penso racconti bene il senso e il valore di questa giornata».
«Nell’era del web, degli smartphone e dell’intelligenza artificiale, il Braille non è da mandare in soffitta – aggiunge Floriduz -, anzi, nel tempo questo codice ha dimostrato una straordinaria adattabilità, che consente ad esso di convivere benissimo con le nuove tecnologie. Smettere di insegnarlo ai bambini con disabilità visiva significherebbe condannarli a una forma di analfabetismo».
«Il problema è – conclude la Vicepresidente dell’UICI Piemonte – che spesso chi dovrebbe insegnare il Braille è il primo a non conoscerlo. Penso, in particolare, agli insegnanti di sostegno. Non è una loro negligenza, ma una lacuna nei programmi ministeriali, che purtroppo prevedono pochissime ore per una materia così preziosa, ma anche così specifica. Ecco perché occasioni come questa sono fondamentali. Realtà come la nostra offrono anche opportunità formative, ma serve l’impegno di tutti. Dobbiamo lavorare insieme per il bene delle persone con disabilità visiva, perché padroneggiare il Braille significa, oggettivamente, avere una marcia in più!». (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo dell’incontro del 22 febbraio a Torino. Per ulteriori informazioni: segreteria@uicpiemonte.it.
In calce al nostro articolo denominato Giornata Nazionale del Braille: l’inclusione abita nel linguaggio (a questo link), vi è un’ampia nota biografica dedicata a Louis Braille.



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