Attività sospesa e multa salata: nei guai un allevamento di tacchini nel Reatino dopo la messa in onda di Food For Profit su Report

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Una sanzione di oltre 12mila euro e la sospensione dell’attività. Sono i provvedimenti scattati a carico di un allevamento di tacchini da carne vicino Rieti, finito sotto inchiesta dopo la messa in onda del docufilm Food For Profit, nel corso della trasmissione Report. In quei sei capannoni, con una capienza massima di 43mila tacchini, la Lav aveva potuto documentare una serie di irregolarità. E le immagini catturate nell’allevamento, gestito per conto di un noto marchio di carne di pollame, hanno fatto il giro dell’Europa insieme al film di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi. Questa volta a entrare nell’allevamento sono stati i carabinieri, quelli del Nas di Viterbo, del Reparto Tutela Agroalimentare di Roma, il Nucleo ispettorato del lavoro e di Rieti e il comando della stazione di Magliano Sabina, che hanno contestato gravi maltrattamenti sugli animali. Nei capannoni, poi, non venivano rispettate le misure di controllo per la biosicurezza, sono state riscontrate diverse irregolarità nella registrazione degli animali, ritardi nella registrazione dei trattamenti farmacologici e gravi lacune nella sicurezza sui luoghi di lavoro.

I precedenti dell’azienda zootecnica – Anche il docufilm aveva raccontato questa realtà, come ricorda la stessa Lav: “I lavoratori erano spesso non in regola e retribuiti in base al numero di camion riempiti al momento del carico per il macello, incentivati quindi a caricare i tacchini con violenza nel minor tempo possibile, esponendo gli animali a condizioni di maltrattamento continuo”. Sbattuti e lanciati nelle gabbie senza alcuna cura e attenzione, i tacchini caricati sui camion e destinati al macello erano trattati come oggetti inanimati, rimanevano incastrati nelle pedane, esposti a ferimenti, fratture, in una condizione di gravissima sofferenza. La stessa azienda zootecnica già in passato era già stata oggetto di altre ispezioni da parte delle forze dell’ordine, che avevano riscontrato gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali, legate anche alla presenza di rifiuti speciali. Tanto che era scattato il sequestro preventivo di un’area di 500 metri quadrati all’interno dell’allevamento, adibita a deposito di rifiuti.

La Lav: “Non è un caso, ma un modello” – “In questo caso l’allevamento è stato controllato e sanzionato ed è una notizia importante. Però non dimentichiamoci che stiamo parlando di un modello, quello degli allevamenti zootecnici, basato saldamente sullo sfruttamento degli animali” spiega Lorenza Bianchi, responsabile area transizione alimentare della Lav. “Nella quasi totalità dei casi, gli animali sono tenuti in condizioni di sovraffollamento all’interno di capannoni chiusi – aggiunge – senza mai la possibilità di vedere la luce del sole o respirare l’aria fresca, confinati all’interno di mura di cemento, geneticamente selezionati per la massima resa che sviluppa in modo abnorme alcune parti del loro corpo, a grave danno per la loro salute e per la loro stessa vita. L’odore e il rumore negli stabilimenti zootecnici sono insopportabili. Una realtà alienante e di maltrattamento sistematico”.

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Finanziamenti e contributi

 

Piovono finanziamenti – Eppure, sempre nel documentario, si denuncia come miliardi di fondi pubblici (tramite la Politica agricola comune europea) arrivano a pioggia alla zootecnia intensiva, sia direttamente che indirettamente. E poi ci sono centinaia di milioni di euro erogati con i piani di sostegno nazionali che vanno a foraggiare l’attuale sistema di allevamento. Anche in questi giorni se ne discute, dopo la presentazione da parte del vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto e del commissario Christophe Hansen della Visione Ue sull’agricoltura e l’alimentazione, documento che orienterà il lavoro sulla futura Politica agricola comune post 2027. Un’occasione persa, perché la Commissione Ue non ha preso alcuna posizione contro gli allevamenti intensivi, pur citando l’importanza del benessere animale. “Finanziare con soldi pubblici un sistema basato sulla sofferenza – commenta Lorenza Bianchi di Lav – flagellato dalle malattie che esso stesso contribuisce a diffondere ed esacerbare, come l’influenza aviaria, con enormi implicazioni oltre che etiche, anche ambientali e sanitarie, è qualcosa di insostenibile e antieconomico che continueremo a denunciare e osteggiare”.

(foto di repertorio)



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