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Esercito romeno – © Mircea Moira/Shutterstock

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La Romania, che negli anni scorsi ha puntato tanto nel rapporto bilaterale con gli USA, è rimasta spiazzata dalla nuova dottrina americana sulla sicurezza europea. Dopo aver sostenuto convintamente l’Ucraina, Bucarest ora spera in un posto al tavolo dei negoziati

Gli Stati Uniti modificano la politica di sicurezza nei confronti dell’Europa ma l’Europa fa fatica ad accettare la nuova dottrina geopolitica americana. Paesi dell’Est come la Romania guardano increduli verso il partner americano che finora li aveva difesi a spada tratta nei confronti di Mosca.

Tra stupore e perplessità, nei dibattiti romeni sporge spontanea la domanda su cosa dovrà fare la Romania, stretta tra Stati Uniti, UE e Russia. Tornare nelle sfera di influenza russa annullerebbe democrazia e libertà, in nome della quale nell’89 si è scatenata la rivoluzione che ha fatto cadere il regime di Nicolae Ceaușescu. Lo stesso Ceaușescu, tra l’altro, non era una grande ammiratore della politica russa.

La Romania, paese oggi membro dell’Ue e della Nato, ha annullato lo scorso 6 dicembre le elezioni presidenziali, invocando ingerenze russe nel processo elettorale. Al momento a Bucarest c’è un presidente ad interim (l’ex presidente del Senato) mentre il governo è formato da una coalizione pro europea. I partiti sovranisti della destra radicale formano una forte opposizione parlamentare con circa il 35%.

Vance e le elezioni annullate in Romania

In una situazione politica instabile, la Romania si è trovata inaspettatamente sul banco degli imputati nel discorso del vice presidente degli Stati Uniti JD Vance, tenuto alla conferenza per la la sicurezza di Monaco. Vance ha infatti puntato il dito contro Bucarest per l’annullamento delle elezioni.

Vance ha citato l’annullamento delle elezioni presidenziali a Bucarest all’interno del suo discorso critico in materia di democrazia e libertà di espressione nell’UE. “A dicembre la Romania ha annullato i risultati delle elezioni presidenziali sulla base dei deboli sospetti di un’agenzia di intelligence e dell’enorme pressione dei suoi vicini continentali”, ha dichiarato il vice presidente americano.

Vance ha spiegato che se una democrazia può essere sabotata da qualche centinaio di migliaia di dollari pagati in pubblicità digitale da un paese straniero, allora “non era particolarmente solida già in partenza”. JD Vance non ha mai nominato la Russia, da dove proverrebbero “le ingerenze straniere” invocate dalle istituzioni romene.

Alle accuse di Vance, il presidente ad interim della Romania Ilie Bolojan ha risposto così su X: “Assicuro a tutti i nostri partner e alleati che la Romania rimane un alleato affidabile, fermamente impegnato a favore di un’Unione Europea coesa, di un’Alleanza Nord Atlantica più forte e di un solido partenariato transatlantico”.

Bolojan proviene dal Partito Liberale, uno dei partiti al governo, insieme al Partito Social Democratico e ai magiari dell’UDMR: per la cronaca, gli unici movimenti politici a resistere negli ultimi 35 anni in Romania, quasi sempre al potere.

Il riferimento di Vance all’indirizzo della Romania è stato accolto con calore dal principale partito dell’opposizione. George Simion, il leader del movimento di estrema destra Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR) ha dichiarato che il vicepresidente americano ha espresso esattamente “le opinioni che noi promuoviamo e sosteniamo, non solo relative alla Romania e all’annullamento abusivo delle elezioni, ma anche al mondo libero.”

Ha quindi aggiunto che “accettiamo l’offerta dell’amministrazione Trump di appartenere ad un mondo libero, in cui prevale la libertà di espressione, in cui è abolita la censura, in cui si ritorna al buon senso e a una normalità che è mancata negli ultimi 10-15 anni”.

L’AUR ritiene che l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Costituzionale rappresenti un colpo di stato e chiede la ripresa del voto dal secondo turno, quando a sfidarsi c’erano il pro-russo Călin Georgescu ed Elena Lasconi dell’Unione progressista “Salvate la Romania”.

Anche Lasconi ha reagito alle dichiarazioni di Vance .“Ciò che dice Vance dimostra che la Romania non ha spiegato ai partner esterni, nemmeno al partner strategico, quello che è successo lo scorso dicembre. Oltre alle risposte, abbiamo bisogno anche dei responsabili e di misure concrete per rendere sicure le elezioni di maggio. Abbiamo bisogno della verità per andare avanti”, ha dichiarato Lasconi.

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La Romania vuole partecipare ai negoziati di pace

La Romania vuole partecipare accanto agli alleati della NATO e dell’UE ai negoziati di pace per la guerra in Ucraina. Il ministro degli Esteri romeno, Emil Hurezeanu, ha dichiarato in un’intervista per CaleaEuropeana che  “il nostro ruolo in questa guerra in aiuto all’Ucraina è stato uno dei più sostanziosi. (…) Abbiamo sostenuto il trasferimento di oltre un milione di rifugiati, trasportiamo tra i 50 e i 60 milioni di tonnellate di grano ucraino a stagione attraverso i nostri porti, addestriamo i piloti di F-16 ucraini. Abbiamo dato all’Ucraina una delle batterie Patriot, una delle quattro, pari al 25% della nostra dotazione di difesa missilistica all’avanguardia. Siamo uno dei paesi che rispetta i patti e i trattati”, ha ricordato il ministro romeno.

A Monaco Hurezeanu ha incontrato il generale Keith Kellogg, emissario speciale del presidente americano per la Russia-Ucraina. A Kellogg Hurezeanu ha riferito che la Romania vuole continuare a rafforzare il partenariato strategico con gli USA, mantenere le basi americane sul proprio territorio e continuare a svolgere lo stesso ruolo geo-strategico sul fianco orientale, accanto alla Polonia e ai paesi baltici”.

Dal suo canto Cristian Diaconescu, consigliere nell’amministrazione presidenziale romena ha affermato che il partenariato strategico con gli Stati Uniti funziona e che non vi è alcuna diminuzione dell’interesse americano sotto l’amministrazione Trump. “Vi posso assicurare che nei prossimi giorni ci saranno degli sviluppi”, ha sottolineato Diaconescu per la stampa di Bucarest.

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