CREMONA – Grandi ritorni e tante novità per la nuova edizione del Monteverdi Festival 2025, presentata oggi a Roma, presso la Sala Spadolini al Ministero della Cultura. La rassegna, con il titolo di prospettiva internazionale, «Heroes», sarà dedicata agli eroi barocchi, e durerà tre settimane, dal 13 al 29 giugno.
TORNA CECILIA BARTOLI
La prima grande notizia è l’eccezionale ritorno di Cecilia Bartoli — per gli aficionados Santa Cecilia — con i ‘suoi’ Les Musiciens du Prince, diretti dal maestro Gianluca Capuano. Proprio con l’esemble del Principato di Monaco, la Bartoli aveva concluso l’edizione 2024 del festival con un indimenticabile recital barocco, intarsiato anche da una perla rarissima: il madrigale Sì dolce è ‘ò tormento di Monteverdi, brano frequentissimo tra i programmi della rassegna cremonese ma totalmente inedito per il repertorio della ‘Santa’ protettrice dei musicisti e dei melomani di tutto il giorno.
A Bartoli e all’ensemble di Capuano (uno dei più prestigiosi organici per la prassi storicamente informata) con il gruppo vocale Il canto di Orfeo è affidata l’anteprima del festival con l’Orfeo ed Euridice di Cristoph Willibald Gluck su libretto di Ranieri de’ Calzabigi (l’opera che aprì la cosiddetta riforma gluckiana del teatro d’opera) proposta in forma di concerto nella versione di Parma del 1769: Cecilia Bartoli vestirà i panni del poeta-cantore mitologico, affiancata dal soprano Mélissa Petit nel doppio ruolo di Euridice e Amore.
IL VESPRO
Non un titolo monteverdiano, in effetti, ma un gran trionfo barocco con la cantante lirica vivente più importante al mondo, che già ha stregato il pubblico di Cremona l’anno scorso. A ri-monteverdizzare l’incipit del festival sarà l’ormai tradizionale appuntamento del Vespro della Beata Vergine, il capolavoro sacro del divin Claudio, che verrà eseguito in concerto il 7 giugno a San Marcellino, dalla Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations sotto la direzione di Jordi Savall. Un appuntamento offerto alla cittadinanza cremonese come timbro distintivo a sancire un legame che si rinnova ogni anno tra il festival e la città che a Monteverdi diede i natali. Un nome, una garanzia: Savall — ospite abituale al festival, a cui il pubblico cremonese si è sempre dimostrato molto affezionato — è stato un precursore della prassi storicamente informata, a partire dall’uso degli strumenti antichi.
LE OPERE
Il festival vero e proprio comincia il 13 giugno. Come da tradizione, è un’opera ad aprirlo, e, dopo l’Orfeo dello scorso anno, illuminato dalla direzione quasi rivoluzionaria di Francesco Corti, il festival prosegue la messinscena ‘ordinata’ delle tre opere monteverdiane giunte in epoca moderna (escludendo l’Arianna, del 1608, di cui si possiede solo l’intero libretto ma non la partitura, eccezion fatta per il celeberrimo Lamento di Arianna, incluso nei libri dei Madrigali. L’opera di inaugurazione sarà dunque Il ritorno di Ulisse in patria, opera del periodo veneziano su libretto di Giacomo Badoaro.
La regia è curata da un vero fuoriclasse: Davide Livermore, uno dei registi di riferimento nel mondo dell’opera, soprattutto in Italia, che torna eccezionalmente anche nelle vesti di tenore, interpretando il parassita Iro. La direzione è affidata a un grande specialista del repertorio come Michele Pasotti e l’ensemble La Fonte Musica. Non solo Monteverdi: quest’anno si propone una seconda produzione operistica: l’Ercole amante di Francesco Cavalli, allievo di Monteverdi e continuatore della sua rivoluzione. La regia sarà curata da Andrea Bernard mentre sul podio salirà Antonio Greco alla guida dell’orchestra del festival, Cremona Antiqua.
I CONCERTI
Fra gli oltre trenta appuntamenti del festival, trovano spazio molti concerti con nomi internazionali: Roberta Mameli, Maayan Light, Silvia Frigato, Stéphan Fuget, Laurence Kisbly e i Tallis Scholars, che tornano a Cremona eseguendo per la prima volta in tempi moderni il Requiem di Palestrina. Numerosi poi gli appuntamenti di Monteverdi Dappertutto, che porta la musica barocca nei luoghi del sociale, come ospedale e casa circondariale, la Monteverdy Academy, che forma i talenti barocchi del futuro, e le audizioni con strumenti storici e musiche antiche con artisti come Lena Yokoyama.
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