Che le cose nella sinistra partitico-sindacale siano fluide, per dire cangianti, per dire tempo di fronda, si capisce dalle ricorrenti sparate di Maurizio Landini cui il ruolo di segretario della CGIL va insieme stretto e largo: la confederazione patisce una emorragia di iscritti che dura da anni e lui vorrebbe diventare grande, andare a non far niente da poltrone più imbottite; gli serve alzare i toni e farsi accreditare da Schlein, segretaria in scadenza, magari per aiutare poi a farla fuori. Ad uno di quegli stati generali pletorici di cui la CGIL si nutre per giustificare la sua permanenza, l’assemblea siciliana dei gruppi dirigenti, il barricadero che sussurrava a Draghi si è prodotto in certa fonetica retorica priva di logica fattuale e storica: “Oggi mettere in discussione l’Europa significa cancellare quello che ha rappresentato e potrebbe rappresentare. Ha rappresentato un modello in cui la mediazione tra il capitale ed il lavoro ha prodotto la sanità pubblica e le pensioni, giusto per fare qualche esempio. L’operazione che è aperta – prosegue – e quella che mira a mettere in discussione tutti quegli spazi di libertà che nel dopoguerra sono stati conquistati. Se c’è un punto che nel mondo l’Europa aveva rappresentato era proprio la conquista di una mediazione tra il capitale ed il lavoro, che era quella che aveva prodotto lo stato sociale”.
Affermazioni senza capo né coda, incomprensibili, di quella inconsistenza totalmente delirante non meno che falsa. L’Europa come mediazione tra capitale e lavoro? Veramente l’Europa astratta e burocratica, la Ue delle vongole e delle censure, la Unione del liberismo dirigistico ha fatto l’opposto: vive sullo stato di crisi permanente, sui cappotti termici, sul colossale spreco delle energie alternative che impoverisce i suoi 440 milioni di abitanti, vive sull’auto elettrica pompata per vent’anni con l’effetto di metterne a centinaia di migliaia per la strada, niente lavoro e niente previdenza. Più di trent’anni per non combinare niente, ed oggi il nuovo corso dei Trump, dei Vance ne scopre le lacune e i ritardi storici ed economici, la getta nel baratro di una crisi profonda e forse irreversibile. L’Europa degli obblighi e dei divieti paranoici o criminali tutto ha fatto tranne che la mediazione tra un capitale finanziario, di cui è imbevuta e che ha totalmente messo in crisi il “capitalismo delle cose”, e il lavoro che ne esce distrutto: più evanescente, più inafferrabile, totalmente privo di difese.
Senza dire che l’INPS, sorta dal socialismo solidaristico e compatente di fine Ottocento, di Crispi, viene istituzionalizzata dal Mussolini fascista ma sempre un po’ socialista all’inizio degli anni Venti, all’inizio del Regime. Landini conosce la storia elementare o vaneggia per amor di populismo sparafucile? Quello che se mai si può sostenere correttamente, è che sono i governi di sinistra a tagliare per 30 miliardi la Sanità dietro ricatto dell’Unione Europea che pretende per l’Italia, per la Grecia quello che non chiede a Francia e Germania, i conti in ordine, il rispetto dei parametri esoterici.
Al di là di questo, la difesa dell’Europa assume il sapore di una uscita sconclusionata, sì, ma interessata, come se questo segretario disastroso la puntasse. Una peroratio pro domo, come spesso accade ai parolai con maglietta della salute in esibizione, peraltro in totale sincronia con le ultime, pilatesche esternazioni di Draghi. Mettere in discussione gli spazi di libertà costruiti nel dopoguerra della rinascita democratica e consumistica? Ma è proprio quello che dall’inizio l’Europa antidemocratica e irresponsabile non si stanca di fare, che predica di voler fare, che impone con la sua burocrazia ipertrofica e i suoi pacchetti manicomiali come quello di Timmermans il quale trova che per salvare il pianeta bisogna desertificarlo, occorre estinguere la razza umana. È l’Europa delle politiche autoritarie ed eversive, sanitarie come climatiche, ad avere ristretto fino a cancellarle le libertà sociali e individuali, è il “ce lo chiede l’Europa” ad avere alimentato una deresponsabilizzazione criminale delle amministrazioni locali che deriva per osmosi dalla sudditanza suicida di quelle centrali, ed è sempre la stessa Unione dei balordi, “la più grande follia dell’era moderna, la fine della democrazia”, per dirla con Margaret Thatcher, ad avere originato nuovi parametri dell’antipolitica fondati sulla disgregazione qualunquistica delle garanzie acquisite.
Che disse il governo a gennaio 2023 varando il codice delle Ong? Disse: si cambia pagina. Sette mesi dopo c’erano tremila sbarchi al giorno, le Ong continuavano a fare il loro comodo, in sinergia se non in combutta con gli scafisti, quanto a dire portare avanti il disegno di disintegrazione europeista, e il governo doveva dannarsi per metterci le pezze, per non consegnarsi all’irresponsabilità sovranazionale. E ce la fa e non ce la fa, se Milano è un campo di battaglia, se l’Italia è terra di conquista e l’Europa del tutto sottomessa. Dite che un simile modo di procedere, a carica di bisonte, a mandria pazza, è foriero di sicure rovine sociali, di stragi sociali, di selezione naturale? Niente paura, hanno pensato anche a questo: si rilancia un osceno neomalthusianesimo, si riprende un luddismo vaneggiante e cialtrone che ha avuto in Italia il massimo profeta nel guitto ligure Grillo, si procede secondo il comandamento del liberismo dirigista, di qua le élite sciolte da vincoli e lacci, di là la plebe vincolata in tutto e a chi tocca tocca: non sarà un progetto particolarmente sofisticato, ma funziona sempre e funziona benissimo.
Tutto questo è perfetto per il comunista Landini avvinghiato al banchiere Draghi che lo guardava con affettuosa indulgenza, da cane fedele, nel segno dell’autoritarismo concentrazionario pandemico. Va bene tutto, da Landini di più e di peggio, ma la sparata dell’Europa mediatrice, argine del capitale a beneficio del lavoro, questo proprio no.
Max Del Papa, 18 febbraio 2025
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