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Questa definizione però non include le diverse forme che nel corso degli anni hanno preso piede grazie all’evoluzione delle nuove tecnologie e adattandosi ai modelli di fruizione digitale. Perché con la diffusione delle piattaforme on-demand (o streaming come siamo soliti chiamarle), ma anche delle VPN – nate per garantire la protezione dei dati, usate poi anche per altro – il concetto di pirateria è andato oltre la semplice trasmissione di contenuti protetti dai diritti d’autore.

Parto da quanto emerso nell’indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia nel 2023 realizzata da Ipsos per Fapav (Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali) presentata a giugno dello scorso anno.

Sono state definite tre principali tipologie di pirateria:

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fisica – l’acquisto di DVD/Blu-ray contraffatti;

digitale – download (anche attraverso software peer-to-peer), streaming su siti internet o tramite IPTV illecite (servizi che permettono di guardare canali TV, eventi sportivi, film e serie a pagamento senza avere un abbonamento ufficiale );

indiretta – ovvero ricezione di DVD/Blu-ray contraffatti o visione di copie non originali altrui.

Nel 2023 il 39% degli adulti italiani ha commesso almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport live, -3% però rispetto all’anno precedente.

Al contempo si stimano circa 319 milioni di atti di pirateria, il 7% in meno rispetto al 2022, il 52% in meno rispetto al 2016 (la butto lì, l’arrivo di Netflix ad ottobre 2015 con un abbonamento snello e facile da disattivare e la rincorsa degli altri a fare qualcosa di simile, secondo me è da considerare).

Andando a vedere le serie TV, nel 2023 sono stati 90 milioni gli atti di pirateria (-14% rispetto al 22).

La pirateria digitale è ancora una volta la principale modalità di fruizione dei contenuti piratati (37%), in lieve riduzione. Mentre quella fisica e indiretta sono rimaste stabili.

Tra le modalità di accesso ai contenuti pirata, emerge soprattutto l’utilizzo delle IPTV illecite, che resta stabile al 23%, seguono streaming (18%) e download (15%).

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In questi dati sono inseriti anche gli utilizzi sporadici o quelli che hanno fatto solo una prova, gli abbonati sono una quota più contenuta, ovvero il 7% della popolazione.

Mancano in questa indagine – di cui torneremo a parlare dopo – le altre modalità di accesso alle produzioni (il nostro focus resta quello delle serie TV/film) non lineare, ma sicuramente al limite della legalità.

Ad esempio la famigerata condivisione delle password, per abbattere i costi degli abbonamenti sfruttandone l’accesso multiplo e simultaneo (e quindi più costoso).
Come molti ricordano era una pratica che Netflix approvava (Love is sharing a password, scriveva in un tweet nel 2017), ma nel 2023 la piattaforma ha iniziato a limitare questa pratica, richiedendo un pagamento aggiuntivo per gli utenti extra che non vivono nella stessa casa.

Altra pratica a mio avviso da zona grigia è l’utilizzo di VPN per accedere a cataloghi delle piattaforme di altri Paesi (spesso anche di piattaforme non presenti in Italia), in molti casi sottoscrivendo abbonamenti.

Nella mia ricerca sul tema, ho avuto il contributo – oltre che dal sempre paziente Alberto – anche di Matteo ThePixelsChips e di JackOLantern che mi hanno indicato la pratica (che non conoscevo) di disattivare la pubblicità durante la visione sulle piattaforme.

Poi sicuramente ne esistono altre che non conosco e sono abbastanza certa che altri espedienti verranno creati per fruire di contenuti senza pagare o non disponibili.

Sì perché c’è un altro aspetto che forse non emerge nelle ricerche e statistiche.

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Perché uno spettatore diventa pirata?

Con l’aumento delle piattaforme di streaming, il problema principale è diventato la frammentazione dell’offerta: per accedere a tutti i contenuti desiderati, gli utenti si trovano costretti a sottoscrivere più abbonamenti, con costi che possono diventare proibitivi (nonostante l’introduzione di piani con pubblicità ed offerte promozionali di qualche mese).

Altre volte però il problema è l’offerta proposta nel proprio paese a non essere all’altezza delle aspettative.

Giusto qualche puntata fa ho parlato delle serie TV Strike. Su Sky/Now è presente solo la quinta stagione, la quarta non è mai stata distribuita in Italia e quelle precedenti era state trasmesse su Premium Crime (canale di Mediaset che ha cessato le trasmissioni nel 2022).

La soluzione per lo spettatore interessato alla serie TV è probabilmente quella di procurarsi le stagioni in altro modo, questo include probabilmente anche la pirateria.

Ho portato questo esempio, ma ce ne sono tantissimi e riguardano spesso anche film datati che non si possono trovare nemmeno nell’emeroteche, ma che magari un utente in possesso di una copia ha deciso di renderla fruibile attraverso torrent e similari.

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Pirateria o condivisione di “conoscenza”?

Prendo ancora spunto dall’indagine IPSOS/FAPAV in cui emerge che il 70% di coloro che utilizza le IPTV illegali è consapevole che si tratti di condotta illecita, ma non sa di commettere un reato.

Interessante il dato demografico: il 39% dei pirati sono under 35, per il 40% abitanti del Sud e delle Isole, 63% occupati e hanno un livello di istruzione più elevato rispetto alla popolazione italiana (22% di laureati). Si riscontra inoltre una leggera prevalenza degli uomini sulle donne.

Ma in Europa c’è chi fa peggio di noi, nella di relazione “Violazioni online del diritto d’autore nell’Unione europea: film, musica, pubblicazioni, software e TV, 2017-2023” dell’EUIPO –  l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale –  emerge che la pirateria online tra gli utenti di internet europei si è mantenuta costante, con 10 accessi al mese (la metà riguarda contenuti televisivi).

È aumentata la rilevanza dei siti di streaming illegale, come evidenziato da una crescita del 10 % delle visite a siti web pirata (IPTV) nel 2023, ma in generale l’Italia è il Paese europeo con la media più bassa di accessi a contenuti piratati (7,3), davanti a Germania (7,7) e Romania (7,9).

Questo essere così virtuosi deriva sicuramente anche dalla presenza in Italia (rispetto agli altri paesi) di numerose emittenti visibili sul digitale terrestre e le piattaforme come RaiPlay e Mediaset Infinity che permettono di rivedere contenuti senza alcun costo (sì, lo so che cmq paghiamo il canone RAI…)

E a proposito di costi, torno all’indagine di Ipsos che stima il danno economico in 767 milioni di euro e comprende da una parte circa 550 milioni di euro persi del mancato acquisto di DVD e Blu-ray (ho qualche perplessità soprattutto sul fatto che vengano realizzati dvd per le serie TV e più in generale l’acquisti di questo tipo di supporti) mentre la restante parte riguarda il danno arrecato sulle mancate sottoscrizioni a piattaforme.

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I dati sono ben diversi sulla questione sport, ma non ce ne occupiamo se non per segnalare Piracy Shield (attiva dal febbraio dello scorso anno), sistema adottato in Italia per bloccare in tempo reale i siti web che trasmettono illegalmente eventi sportivi e altri contenuti protetti da copyright.

Non ho una soluzione al problema, ma da spettatrice e abbonata a diverse piattaforme (alcune solo per brevi periodi, ve l’ho sempre detto, grazie ad offerte o regali da amici) mi aspetto attenzione da parte dei gestori per avere un servizio attento, che includa la possibilità di accesso a tutte le stagioni, l’opzione lingua originale (sui sottotitoli, sarei già felice di averli in inglese) e la continuità della fruizione dei contenuti nel lungo periodo (vedi le cancellazioni, un esempio su tutto The West Wing su Prime).

Se poi fosse concessa la possibilità di abbonarsi che so ad ITV o ad altre piattaforme non disponibili nel proprio paese o noleggiare serie TV non presenti nei cataloghi italiani, probabilmente i dati della pirateria potrebbero ridursi.

Comprendo che ci sono dinamiche e regole diverse per ogni Paese, ma il problema credo debba essere analizzato e affrontato a livello globale.

Come sempre non so se ho affrontato in toto il tema o se ho tralasciato qualcosa, aspetto i vostri commenti così da fare un approfondimento più avanti.



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