Il governo non ha intenzione di rispondere alle domande dei parlamentari sul caso Paragon. Nello specifico non ha intenzione di rivelare se le procure e la polizia penitenziaria hanno a disposizione lo spyware Graphite trovato negli smartphone di giornalisti e attivisti italiani ed europei, dettaglio al centro di una delle interrogazioni al ministro della Giustizia Carlo Nordio previste per oggi a Montecitorio. Mistero che resterà tale. Ieri, intorno all’ora di pranzo, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha informato i deputati che il sottosegretario Alfredo Mantovano gli ha fatto sapere con una lettera che la materia «è stata ed è oggetto di audizioni presso il Copasir» e che il governo «ha fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili» lo scorso 12 febbraio, per bocca del ministro Ciriani. «Ogni altro aspetto delle vicende di cui trattasi deve intendersi classificato», conclude Mantovano che poi cita l’articolo 131 del regolamento della Camera, quello che consente all’esecutivo di non rispondere alle interrogazioni «indicandone il motivo».
IL PROBLEMA è che non risulta che alcun atto relativo a Paragon sia stato classificato o secretato: per farlo infatti serve un provvedimento del Consiglio dei ministri. Del quale, almeno sin qui, non esiste però traccia. Dopo un giro di verifiche con palazzo Chigi è infine emerso che la classificazione di cui parlava Mantovano non è da intendere come atto formale ma serve a dire che il tema riguarda i servizi e che il luogo giusto per una discussione del genere è il Copasir, le cui sedute sono coperte da segreto. Un’interpretazione della legge quantomeno discutibile, e infatti le opposizioni sono andate su tutte le furie. «È un precedente pericoloso – dice il dem Federico Fornaro -, abbiamo chiesto se polizia penitenziaria e procure utilizzino Paragon: se il governo rispondeva sì, poi poteva appellarsi al segreto, ma non può rifiutarsi di rispondere». Ancora più esplicito Matteo Renzi: «Stanno nascondendo qualcosa. Su questa roba è in gioco la democrazia parlamentare. Mai vista una cosa del genere in 20 anni di vita nelle istituzioni, mai vista».
ALL’ORA dell’aperitivo, durante la capigruppo che serviva soprattuto a definire i tempi dei lavori in aula sul decreto Milleproroghe, le opposizioni hanno ulteriormente rincarato la dose, facendo presente l’assurdità del fatto che sia stato Mantovano a dire che Nordio non avrebbe risposto alle interpellanze. «Abbiamo saputo della sospensione del contratto con Paragon da un lancio di agenzia durante Sanremo – insistono da Italia Viva -. Se le informazioni vengo date alla stampa possono essere date anche al Senato e alla Camera». Non molto prima di questo show, davanti al Copasir si è presentato il direttore dell’Aisi (i servizi interni) Bruno Valensise. Il confronto con i parlamentari è durato tre ore, durante le quali si è parlato anche della vicenda Paragon. A venti giorni dalla rivelazione che il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, gli attivisti di Mediterranea Luca Casarini e Beppe Caccia e il portavoce di Refugees in Lybia David Yambio avevano lo smartphone infettato dallo spyware Graphite, permane ancora il mistero su quale organo dello Stato disporrebbe di uno strumento del genere. Piovono smentite da tutte le parti e restano aperte solo poche porte.
UNA È QUELLA della polizia penitenziaria, al centro di una delle interrogazioni a cui il governo non risponderà: da tempo molte procure indagano sull’alto numero di telefoni cellulari che vengono introdotti illegalmente nelle carceri e si può supporre che ci siano indagini in merito e che in queste sedi vengano utilizzati anche trojan e spyware. Un’altra riguarda l’indagine fantasma della procura distrettuale di Palermo svelata la settimana scorsa dal Giornale e che riguarderebbe Yambio. Al centro dell’interesse degli investigatori ci sarebbe quanto accade ai migranti prima di attraversare il Mediterraneo per cercare di arrivare in Italia, ma sin qui gli elementi dell’inchiesta sono ancora assai vaghi. Casarini, in tutto questo, ha già chiesto formalmente alla procura di Palermo di sapere se esistono indagini a suo carico ed è in attesa di risposta.
ANCORA a proposito di intelligence, in tutto questo, oggi pomeriggio al Copasir sarà ascoltato il capo della procura di Roma Francesco Lo Voi, al centro di un esposto dell’Aisi per la rivelazione di carte riservate nell’ambito del caso che si è aperto con la denuncia di quattro giornalisti di Domani da parte del capo di gabinetto di palazzo Chigi Gaetano Caputi.
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