Fine vita, Zaia congela il regolamento «Attendo la Consulta sulla Toscana»

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Camani (Pd): «Obbedisce al diktat della sua maggioranza e fa dietrofront». Pan (Lega): «Saggia decisione»

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Fine vita, il presidente Luca Zaia spiega che dall’impugnazione della legge varata dalla Toscana «capiremo anche noi come muoverci». E dopo settimane di rilanci progressivi sulle norme che regolano il suicidio medicalmente assistito, con Zaia schierato in attacco, a partire dall’annuncio di un regolamento o di una circolare dei vertici della sanità regionale per fissare tempi certi e omogenei di risposta da parte delle singole Usl, quel riferimento all’attesa di una nuova pronuncia della Corte Costituzionale suona come una frenata improvvisa.

Tanto che l’opposizione picchia duro. Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico, accusa: «A parole il presidente assume le sembianze del paladino senza macchia e senza paura, pronto alla battaglia a testa bassa sul fine vita. Ma alla prova dei fatti se ne inventa sempre una di nuova per fare melina e rinviare il tempo delle scelte». La legge della Toscana non è ancora stata tecnicamente impugnata dall’esecutivo ma, dopo gli annunci a caldo da parte della maggioranza di governo, è solo questione di tempo. Ed è proprio il «fattore tempo» a esacerbare il dibattito incandescente sul fine vita. Attendere la sentenza della Consulta in merito alla norma toscana significa mettere una seria ipoteca sulla circolare su cui, insiste Zaia, «stiamo lavorando». La legislatura finirà in autunno. L’ha confermato anche ieri proprio il presidente («A oggi, norme alla mano, si voterà in autunno»). Di terzo mandato ormai non si parla più se non nelle stanche rivendicazioni leghiste che appaiono, giorno dopo giorno, meno incisive. E quindi la promessa di Zaia di emanare un regolamento prima della scadenza del suo ultimo mandato, agli occhi delle opposizioni sembra a rischio.
 
«Questa volta – sottolinea Camani – il paladino ha annunciato la circolare che dovrebbe uniformare le procedure per tutte le Usl del Veneto. Ma al tempo stesso ha tirato il freno a mano usando la scusa dell’impugnazione della legge approvata dalla Toscana. La verità è che deve ancora una volta obbedire ai diktat della sua stessa maggioranza, che da Roma e Bruxelles gli dice cosa fare. E, siccome si deve preoccupare del suo futuro personale, probabilmente ritiene più opportuno non litigare con gli alleati. Peccato che a pagarne il prezzo siano le persone più fragili e sofferenti che, sbagliando, gli avevano creduto. Questo tira e molla sulla pelle delle persone è cinico e disumano».




















































Ieri Zaia ha specificato: «Se dovesse essere impugnata la legge della Toscana valuteremo quali saranno le motivazioni, anche per capire noi stessi quali margini di manovra abbiamo se è una questione di incostituzionalità o anche di procedibilità delle pratiche che i comitati etici sono chiamati a valutare». Il presidente si è, poi, infiammato tornando sul tema e sottolineando: «I 37 giorni stabiliti dalla Toscana perché arrivi una risposta a un malato terminale e sofferente mi sembrano interminabili. La questione va regolata con una legge nazionale perché riguarda la dignità del cittadino. Io rispetto tutte le opinioni, anche quella di chi dice che basta investire su maggiori cure palliative. Certo, si può fare di più, ma i pazienti che chiedono l’accesso al fine vita non ne fanno una questione di controllo del dolore ma di dignità. Dire che i sette casi che abbiamo avuto in Veneto siano stati il frutto di una mancanza di cure palliative è una bugia». Il capo della lista Lega, Giuseppe Pan, già critico al momento dell’annuncio di un regolamento dopo la bocciatura in aula un anno fa, accoglie il rallentamento del presidente con soddisfazione: «Dal punto di vista procedurale, mi pare una saggia decisione attendere l’impugnazione della legge toscana. È giusto fare le cose in maniera corretta».

Al contrario, la consigliera d’opposizione Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) avverte: «Si velocizzi sul regolamento per dare tempi certi e regole chiare per un fine vita dignitoso. I pazienti non possono attendere oltre, non si ceda al ricatto delle forze oscurantiste. E l’ha detto Zaia: per una persona malata ogni giorno passato ad attendere l’esito della richiesta di fine vita è interminabile»

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