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Le aziende statunitensi evitano sempre più di prendere posizione su temi sociali e politici a causa dei rischi percepiti. Il sondaggio “What Directors Think” rivela che l’85% degli amministratori preferisce il silenzio, con un crescente numero di CEO che evitano dichiarazioni pubbliche controverse
Le aziende statunitensi alzano l’asticella della prudenza riguardo alla comunicazione su temi sociali e politici. Già prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il dibattito su diversità e inclusione si era intensificato, ma il panorama è diventato ancora più ostile e imprevedibile, con il rischio di essere trascinate in polemiche pubbliche. Nello studio “What Directors Think“, condotto nell’autunno del 2024 da Corporate Board Member, Diligent e Fti Consulting, sono stati intervistati più di 200 consiglieri di società quotate. Le considerazioni generali del sondaggio rivelano che i consigli di amministrazione percepiscono un rischio significativo nell’esprimersi su questioni sociali, preferendo il silenzio rispetto a una posizione pubblica potenzialmente divisiva.
NON PRENDERE POSIZIONE
L’85% degli amministratori «concorda in modo schiacciante sul fatto che il rischio maggiore sia quello di perdere clienti a causa di una presa di posizione su una questione controversa» rispetto a non esprimersi. Questo dato è in crescita rispetto al 71% del 2017, riflettendo una crescente cautela tra i leader aziendali.
Anche i ceo seguono questa tendenza: l’84% ha scelto di astenersi da dichiarazioni pubbliche potenzialmente divisive, un aumento rispetto al 64% di sette anni fa, che mostra non solo una crescente avversione al rischio, ma anche una tendenza al conformismo in tali scelte di comunicazione.
Attualmente, solo il 18% degli amministratori ritiene che il consiglio di amministrazione, come indicato sul report, debba «incoraggiare i leader della C-Suite a esprimersi pubblicamente per rafforzare i valori aziendali», mentre solo il 9% afferma che il proprio Ceo ha effettivamente preso posizione su questioni sociali o politiche di questo tipo.
I venti contrari al tema Diversità & Inclusione sono iniziati prima dell’insediamento di Trump alla casa Bianca, e fanno parte dei più ampi attacchi avviati negli ultimi tre anni dalla corrente anti-Esg repubblicana.
BENVENUTO GREENHUSHING
Il sondaggio evidenzia una chiara preferenza per il controllo delle dichiarazioni pubbliche da parte del consiglio di amministrazione. Il 61% degli amministratori ritiene che «i dirigenti aziendali debbano consultare il consiglio di amministrazione prima di rilasciare dichiarazioni pubbliche che potrebbero comportare un potenziale rischio per l’azienda». Inoltre, l’81% delle aziende ha implementato politiche che regolano chi può parlare pubblicamente a nome della società. Questo evidenzia come il focus si sia spostato dalla trasparenza alla gestione del rischio per proteggere la propria reputazione aziendale, rinunciando al proprio ruolo sociale.
Quasi la metà degli amministratori ritiene che tali pressioni hanno un’influenza, almeno in parte, sulla strategia aziendale. Il sondaggio evidenzia che molte aziende non hanno politiche strutturate o non le comunicano adeguatamente. Tuttavia, come sottolinea il report, «è essenziale che le aziende abbiano linee guida chiare su chi può parlare a nome dell’azienda e su quali argomenti sia opportuno intervenire o meno».
In un contesto di crescente polarizzazione politica e scrutinio pubblico, i consigli di amministrazione statunitensi si trovano di fronte a una sfida complessa. Se da un lato il silenzio protegge dall’esposizione a critiche, dall’altro «i leader aziendali, devono anche riflettere su come rendere credibile, difendibile e autentico il loro purpose e i valori della loro azienda».
CAPISALDI DELLA ESG IDENTITY
L’attuale fase evidenziata dalla ricerca sulle imprese Usa apre la riflessione sui principi identitari delle aziende. Da oltre dieci anni, Et.Group, attraverso l’assessment ESG Identity Corporate Index (ESG.ICI), analizza gli aspetti che caratterizzano la governance aziendale della sostenibilità. E, più in generale, ciò che costituisce la ESG Identity di un’azienda*. Nelle ultime tre edizioni, in parallelo agli elementi tradizionali, come le policy di diversità e inclusione, hanno guadagnato peso i modelli con cui l’azienda definisce il suo rapporto con la comunità, quindi la sua identità “politica”. In questo ambito, assume un ruolo importante il meccanismo di interazione con la polis: i principi di trasparenza e di condivisione aziendali, anche in relazione alle posizioni politiche espresse dai propri manager. Nell’edizione 2025, l’assessment ESG.ICI andrà addirittura oltre, cercando di individuare e valorizzare gli strumenti di coinvolgimento dell’agorà (interna ed esterna all’azienda). Avrà quindi ancora un ruolo più centrale come le aziende decidono (e ufficializzano) di trasferire il proprio pensiero e i propri valori verso l’esterno.
Clicca qui per leggere il report
*Con ESG Identity si intende l’insieme degli elementi distintivi di un soggetto che, partendo dal suo purpose Esg, caratterizzano la sua struttura organizzativa (la governance) per arrivare alla coerenza e consistenza ESG della sua offerta al mercato, passando per le modalità con cui il soggetto pensa (la cultura aziendale ESG) e comunica sul fronte sostenibile.
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