DeepSeek, così l’intelligenza artificiale diventerà sempre più accessibile e sempre meno costosa

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Non è un episodio di Black Mirror, non è fantascienza, ma solo cronaca finanziaria di questi giorni. Una start-up cinese ha fatto tremare la Silicon Valley con un modello di intelligenza artificiale a basso costo. La storia ha un sapore familiare: un mercato in ebollizione, una nuova tecnologia rivoluzionaria, capitali che volano da una parte all’altra del mondo e, all’improvviso, un nuovo protagonista che spariglia le carte.

Torniamo indietro di quasi un quarto di secolo. Il 10 marzo 2000 il Nasdaq, la Borsa tecnologica americana, toccava il suo massimo storico di 5.132 punti, gonfiato dall’euforia per le aziende dot-com. Bastava aggiungere “.com” al nome di una start-up per attrarre investimenti milionari, spesso senza che esistesse un vero modello di business. Il mercato credeva ciecamente a un futuro digitale, ignorando dettagli come profitti e sostenibilità.

Poi, la realtà ha bussato alla porta. Il sogno si è trasformato in incubo: in soli due anni il Nasdaq è precipitato a 1.100 punti, e più della metà delle aziende nate in quel periodo non ha superato il 2004. In Italia sono saltati nomi che sembravano destinati ad un futuro scintillante. Tiscali guadagnò e perse mille volte il suo valore. Sembrava la fine, ma per fortuna era solo un reset. La tecnologia non si è fermata, ha solo ricalibrato la sua traiettoria. Nel 2007 è arrivato l’iPhone, che ha cambiato per sempre il nostro rapporto quotidiano con la tecnologia. Da allora, l’innovazione è stata inarrestabile: cloud computing, big data, machine learning. E oggi, siamo arrivati nell’era dell’intelligenza artificiale.

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Dopo il lancio di ChatGPT a fine 2022, l’AI generativa è diventata la nuova corsa all’oro. Tutti i giganti della tecnologia – da Microsoft a Google, da OpenAI a Meta – hanno iniziato a investire miliardi per dominare il settore. Ma, fulmine a ciel sereno, è arrivata anche DeepSeek, una start-up cinese che ha sconvolto il mercato con un modello di AI a basso costo. Lunedì 27 gennaio, DeepSeek ha lanciato la sua AI open source, attirando milioni di utenti e diventando l’applicazione AI più scaricata negli Stati Uniti nel giro di un fine settimana. La notizia ha avuto un impatto immediato sul mercato: il titolo di Nvidia, colosso dei semiconduttori e simbolo della rivoluzione AI, in un solo giorno ha perso il 17% del suo valore, mentre il Nasdaq ha registrato un calo generalizzato di oltre il 3%.

Ma cos’è che rende DeepSeek tanto speciale? I suoi sviluppatori affermano di aver addestrato il modello con un budget di appena sotto ai 6 milioni di dollari, una cifra che ha lasciato perplessi molti esperti. Per avere un termine di paragone, si stima che OpenAI abbia speso quasi 80 milioni di dollari per addestrare GPT-4. Allora come ha fatto DeepSeek a ottenere risultati simili con una frazione del budget? Gli analisti hanno subito mostrato scetticismo. Per Karen Kharmandarian e Alexandre Zilliox, gestori di Thematics, la cifra di 6 milioni di dollari “sembra molto discutibile”. Anjali Bastianpillai, money manager di Pictet, aggiunge che “DeepSeek non sta spingendo avanti la frontiera dei modelli di intelligenza artificiale, ma sta solo rendendo più economici quelli esistenti”.

Si pensa che DeepSeek abbia ricevuto supporto finanziario dal governo di Pechino, il che spiegherebbe costi tanto ridotti. La Cina ha considerato subito l’intelligenza artificiale un settore strategico e ha già finanziato massicciamente le proprie aziende per ridurre la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. Indipendentemente dall’origine dei fondi, DeepSeek ha già dimostrato che l’intelligenza artificiale diventerà sempre più accessibile e sempre meno costosa. Questo potrebbe significare che, nel giro di pochi anni, l’AI non sarà più un settore dominato da pochi giganti, ma diventerà una tecnologia diffusa e a basso costo, proprio come è successo con il cloud computing e i semiconduttori.

Microsoft, che nel 2000 aveva investito quattro miliardi di dollari in ricerca e sviluppo su un fatturato di 23 miliardi, oggi ha annunciato investimenti per 80 miliardi di dollari solo nell’AI, su ricavi previsti di 245. I grandi come Amazon, Google e Meta stanno preparando la prossima fase dell’innovazione, ma dovranno fare i conti con realtà più agili e aggressive come DeepSeek. L’ingresso di nuovi attori potrebbe cambiare le regole del gioco. Se DeepSeek è davvero in grado di sviluppare AI avanzata a costi ridotti, allora l’intero settore dovrà rivedere le proprie strategie di investimento.

Un’ultima riflessione geopolitica: finora, gli Stati Uniti hanno dominato il settore tecnologico, con aziende come OpenAI, Google e Nvidia in prima linea. Ma l’ingresso aggressivo della Cina in questo mercato potrebbe accelerare una competizione già esistente. DeepSeek è il primo segnale che il divario si sta riducendo. Se la Cina vuole smettere di inseguire gli Stati Uniti e iniziare a innovare in modo indipendente, questa potrebbe essere la svolta decisiva. La corsa all’AI è appena iniziata, e le prossime mosse di Pechino potrebbero determinare il futuro della tecnologia nei prossimi decenni.

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