Con l’agricoltura rigenerativa vigne più robuste e produttive, uve di alta qualità ed ecosistema più forte – Virtù Quotidiane

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Cronaca 18 Feb 2025 22:45


TORTORETO – Secondo la Fao circa il 75 per cento dei suoli agricoli sono degradati e oltre il 90 per cento potrebbe degradarsi entro il 2050. Lo stesso arco temporale che l’Unione europea si è data per raggiungere la neutralità carbonica. Se a questo aggiungiamo che, sempre secondo l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, la salute del terreno impatta su produttività e sicurezza alimentare, è facile capire quanto sia importante capovolgere il modello fino ad oggi predominante di uno sfruttamento intensivo della terra.

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E non è solo una questione di marketing, benché il consumatore sia sempre più sensibile verso produzioni sostenibili anche se alcune icone – come quella di una bottiglia di vetro pesante che ci si aspetta da un vino importante – fanno fatica più di altre ad essere abbandonate.

In questo contesto si inserisce l’agricoltura rigenerativa, una serie di metodi agronomici e principi ecologici mirati a ripristinare e migliorare la fertilità naturale dei terreni, preservare la biodiversità e rendere le colture più resilienti, chiamata in soccorso dell’ambiente considerando che circa il 21 per cento delle emissioni totali di gas serra sono generate proprio dal settore primario.

Seppur all’inizio, l’Italia è già avanti rispetto a tanti altri Paesi nell’applicazione di questo approccio produttivo che mira non solo a preservare, ma soprattutto a ripristinare la salute del suolo, accrescerne la biodiversità e favorirne la capacità di trattenere anidride carbonica.

Franco Costantini

Come ha spiegato Franco Costantini, amministratore delegato di Regenagri davanti a una platea di agricoltori e viticoltori all’agriturismo Terra di Ea di Tortoreto (Teramo), “l’agricoltura rigenerativa ha un approccio olistico e nei casi in cui siano presenti diverse colture, vengono tutte incluse nel programma”.

Che per la viticoltura prevede, tra le altre cose, la riduzione del disturbo del suolo attraverso la minima lavorazione o la semina su sodo, cioè direttamente su terreni non lavorati occupati in superficie dai residui della coltura precedente; l’aumento della copertura vegetale che protegge il suolo da fenomeni erosivi e contribuisce a fertilizzarlo in modo naturale, migliora l’equilibrio idrico e fornisce un habitat a insetti utili; la diversificazione delle colture che arricchiscano la biodiversità, stabilizzino gli equilibri ecologici e riducano la pressione di patogeni specifici; l’utilizzo di fertilizzanti organici e un’irrigazione oculata e tecniche di recupero e riciclo dell’acqua.

Il comparto vitivinicolo è secondo Regenagri uno dei settori che può trarre i maggiori benefici da questa tecnica produttiva perché l’adozione di metodi rigenerativi si traduce in vigne più robuste e produttive, in grado di fornire uve di alta qualità e di rafforzare allo stesso tempo l’ecosistema.

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Agricoltura

 

Programma internazionale nato proprio per garantire la salute della terra e la ricchezza di coloro che la abitano, Regenagri – che offre agli agricoltori anche la possibilità di ottenere fondi aggiuntivi attraverso i mercati dei crediti di carbonio e i sussidi ambientali – è applicato oggi a circa 2 milioni di ettari coinvolgendo più di 350mila agricoltori in Europa, Asia, Sud America, Australia e Africa. Interessando allevamenti di animali e coltivazioni di grani, alberi da frutto, canna da zucchero e caffè.

Con quest’ultimo che vede proprio un’azienda italiana pioniera dell’agricoltura rigenerativa, Illy, che ormai da anni sta conducendo un lavoro di sensibilizzazione dei produttori suoi fornitori piuttosto impegnativo sia per lei che per i contadini che però, con il passare del tempo, stanno vedendo risultati anche dal punto di vista del profitto. Si produce meno, ma con una qualità maggiore e la materia prima viene pagata mediamente di più dal colosso triestino, come ha spiegato David Brussa, direttore Total quality e sustainability di Illy.

David Brussa

Nel 2023 l’azienda è diventata la prima a ottenere la certificazione dell’intera filiera da Regenagri, estendendo le buone pratiche dal Cerrado Mineiro in Brasile agli impianti di tostatura e confezionamento in Italia. Grazie a un sistema di due diligence dedicato e al lavoro diretto con i fornitori, Illy garantisce non solo la massima qualità del caffè, ma anche la salvaguardia delle comunità agricole e dell’ambiente.

Questo approccio, che pone il suolo al centro di ogni fase della coltivazione, sottolinea la versatilità e la validità dell’agricoltura rigenerativa come modello di sviluppo sostenibile, confermando quanto le stesse linee guida possano essere applicate con successo anche nel settore vitivinicolo.

All’incontro informativo di oggi che Regenagri ha promosso insieme a Eco Sphere Academy, società di certificazione ambientale contro l’inquinamento da plastica, hanno portato la loro testimonianza anche Fiamma Valentino e Matteo Malorgio del Ministero dell’Ambiente, che dal 2011 porta avanti il programma Viva che promuove la sostenibilità del comparto vitivinicolo italiano, Alex Petrella che di Viva è consulente, e Vjera Gutesa della direzione strategica di Sia-Servizi integrati Assindustria. (m.sig.)

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