“Vivo ancora in affitto, ma cerco casa a Milano. Ma vorrei crescere i miei figli nel mio paese”

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Milano – C(l)ara ti amo. Giù dal palco l’ultimo tour è stato per l’eroina di “Diamanti grezzi” un tripudio di cuori e cori, segno tangibile della devozione di un popolo fedele che ha cullato pure la scelta di tornare a Sanremo per confermare con ‘Febbre’ e la complicità di autori come Federica Abbate, Dardust, Madame, quanto di buono messo in evidenza sullo stesso palco un anno fa. Un brano “made in Mi” come ormai tutta l’attività della cantautrice varesina (al secolo Clara Soccini, 25 anni) sempre più radicata in zona Fiera.

Quando è arrivata a Milano?

“Mi sono trasferita fisicamente da Travedona Monate (provincia di Varese, ndr) una volta finite le scuole superiori, anche se lavoravo già a Milano come fashion model dall’età di sedici anni”.

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Primo approdo?

“In zona Maciachini avevo preso una stanza con mio cugino nella casa di due ragazzi. Di quel periodo ho bellissimi ricordi. Debbo dire che ai tempi del pendolarismo la metropoli mi faceva più paura di quando ho deciso di venirci a vivere, perché ero giovane e la vedevo gigante rispetto al mio paesino di 4mila anime”.

Cosa le faceva più impressione?

“La metropolitana, visto che l’unico mezzo usato fino ad allora nel mio paesino era stato il bus per andare a scuola a Varese. Diciamo che Maciachini non è il quartiere più sicuro di Milano, poi però mi sono spostata, lasciandomi andare, anche per una questione economica, dove mi portava il vento: prima a Gioia, poi a Dateo, poi a Corvetto e in fine tra Lotto e City Life”.

Quanto è durata questa peregrinazione?

“Ho vissuto con amici, coinquilini e coinquiline fino a due anni fa, quando ho accettato l’idea di stabilirmi in una casa tutta mia, dove faccio la vita di quartiere e porto a passeggiare Coco, il mio cane, un incrocio tra pitbull e pointer. Il nome non gliel’ho dato io, ma Kermit, un mio amico produttore che lavora pure con Paky e a cui tre anni fa, mentre si preparava ad andare in tour proprio col rapper napoletano, ho proposto: “Coco ha quattro mesi e la conosco da appena nata, perché non me la regali?“ Così è stato”.

Un pregio e un difetto del suo quartiere?

“Il pregio è quello di essere molto silenzioso, mentre il difetto è probabilmente la difficoltà a trovare parcheggio. Ma io non ho l’auto e quindi il problema è tutto dei miei amici”.

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Ancora in affitto?

“Sì, ma sto cercando una casa da acquistare. La vorrei sempre in zona, per poter portare Coco a passeggiare al parco. Non avendo case di mia proprietà qui a Milano o a Travedona Monate, voglio regalarmi tutto il tempo necessario per trovare quella giusta. Già mi sono fatta il film di come voglio il salotto o il balcone, pur sapendo che tanto alla fine, passando con l’agente immobiliare da una visita all’altra, sarà classico il ‘colpo di fulmine’ a farmi decidere”.

Ma ogni tanto le viene la nostalgia di casa?

“Beh, sì. Nostalgia per la mia famiglia e per i miei amici. Però ci torno abbastanza di frequente da loro, perché non voglio abbandonare quella realtà lì. Anzi, un giorno mi piacerebbe tanto veder crescere i miei figli in una realtà piccola come quella in cui sono vissuta io, dove tutti sanno tutto di tutti, ma pure dove conosci tutti. Dove hai il panettiere sta dietro l’angolo e il macellaio a cento metri”.

Insomma, piccolo è bello.

“Sì, anche se a Milano non vivo con l’idea della metropoli caotica perché faccio una vita abbastanza ‘scialla’; passo molto tempo in casa, vado in palestra, mi vedo con gli amici. Tutto il contrario di Sanremo che nei giorni del Festival diventa una bolla bellissima in cui ti trovi a vivere da protagonista”.

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“Soprattutto quando s’affrontano esperienze impegnative come il Festival, credo sia molto importante circondarsi di energie positive. E io, grazie ad un team che non mi fa mancare niente, credo di esserci riuscita”.

Dove acquisterebbe la casa dei sogni?

“In Italia solo a Milano, città che mi ha dato e continua a darmi tanto. Mi andasse bene con la musica pure all’estero, come spero tanto, vorrei andare a vivere a Londra. Non subisco, infatti, il fascino di New York, che trovo troppo caotica, né quello di Parigi, troppo romantica. Anche se in Francia c’è da dire che si mangia benissimo”.

Le viene ogni tanto la voglia di evadere?

“A fine marzo vado in Giappone. Da amante della cucina asiatica e dei templi, penso sia il Paese giusto per me. E poi una mia zia è cinese, quindi un po’ d’Oriente ce l’ho pure in famiglia”.

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