Parola fine all’esperienza Magorabin: così, a Torino, dopo 22 anni, di cui tredici arricchiti dalla stella Michelin, Marcello Trentini, per tutti il Mago, chiude per concentrarsi sul bistrot, ormai aperto da sei anni. “Un luogo più vicino al mio concetto di essere rock ‘n roll”, dice contattato telefonicamente al Gusto.
La decisione
“Al netto delle illazioni e delle presunte certezze che alcuni vogliono leggere come verità, le ragioni della mia decisione hanno radici profonde – scrive Trentini – Sicuramente l’uscita dalla brigata di un sous chef (Enzo Barillà, ndr) non è tra quelle”. Perché, secondo Trentini, da anni impegnato con Casa Mago, che diventerà il fulcro della sua attività, c’è un problema più profondo: “Che la ristorazione definita fine dining, per come è stata concepita nell’era contemporanea, non sia più sostenibile (se si escludono alcune eccezioni) lo sanno ormai anche i sassi e mi sembra superfluo ribadire che senza catering, consulenze, branding, etc.. nessuno può stare felice. Ma noi abbiamo inseguito il solito vecchio sogno di fare bene, anche da indipendenti. Purtroppo, però, non funziona così… e chi dice il contrario mente, sapendo di farlo”.
Un’accusa, in qualche modo, a un mondo e dal suo stato di salute da cui lo chef dice di voler prendere le distanze: “Starò lontano mille miglia dalle polemiche sul presunto stato di salute del mondo gourmet, un can can che non appartiene a chi, come me, ha un’anima punk rock e quindi ognuno faccia quello che vuole”. Ma, un’analisi che arriva in modo perfetto e perfino crudele in un momento storico davvero particolare. Torino ospiterà a giugno i 50 Best Restaurants, l’appuntamento più atteso dal mondo dell’alta ristorazione, e lo farà nel modo peggiore: chiude Magorabin, Christian Mandura ha appena lasciato la sua creazione, Unforgettable, partita da zero e arrivata alla stella Michelin, per affrontare nuove sfide.
E così ha fatto Matteo Baronetto, protagonista della rinascita Del Cambio, sotto la regia della famiglia Denegri che ha salvato lo storico locale dopo il fallimento, ma che adesso a dieci anni di distanza dal suo arrivo in cucina ha scelto nuovi progetti. Lo scorso anno ha chiuso lo stellato della Fondazione Sandretto e, a pochi chilometri dal centro, a Rollieres, stessa sorte per il RistoranTino che Martino Leone aveva portato nell’olimpo della ristorazione. Non è finita, nelle Langhe anche Massimo Camia ha detto stop e il suo locale, insignito di un macaron, lascerà spazio a una trattoria moderna, come raccontato dal proprietario, Paolo Damilano.
Tendenze
Cadono le stelle e forse perché Torino non è una città in crisi, ma perché potrebbe essere, come spesso accaduto in passato, capace di anticipare le mode. “Chi mi conosce bene sa che, col passare del tempo, mi sono gradualmente innamorato di un tipo di ristorante più Smart che io definisco Funky – scrive ancora Trentini – ovvero locali laici dove musica, belle vibe, vino e cibo divertente lasciano spazio alla libertà di interpretazione della serata. E chi si sentisse orfano della mia cucina potrà ritrovare i miei piatti surf’n’turf a casamago, il bistro nato 6 anni fa sulle ceneri del vecchio mago dove tutto ebbe inizio – prosegue lo chef – Ho tagliato i dread, la barba è un po’ più bianca, ho tolto la giacca da chef e l’ho sostituita con maglietta e grembiule, ma non ho mai smesso di cucinare con cuore e pancia”.
Lo chef Trentini intervistato dagli studenti: “Così ho conquistato una stella Michelin”
E il passato? Quello non si cancella. “La stella Michelin l’ho desiderata, fortemente voluta, conquistata e portata tatuata sulla pelle con grande piacere per ben 13 anni. E’ stato un riconoscimento al nostro amore per la filosofia dell’accoglienza e dí sicuro non la rinnegheremo. Da alcuni anni a questa parte, però, ho deciso che il mio tempo, gli affetti, la qualità della vita sarebbero diventati una mia priorità e le regole non scritte della ristorazione gastronomica non mi appartenevano più. Tutto qui… nulla di più”.
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