L’articolo è stato scritto prima che il sindaco Matteo Lepore (qui) diffondesse il testo del suo intervento che dice la sua sulla manovra tariffaria sui trasporti. Lo pubblichiamo così com’è perchè pone alcune questioni che restano attuali. La manovra doveva essere parte di una discussione pubblica: puntualità, frequenza, pulizia, professionalità degli autisti, correttezza degli utenti, controlli su evasione e qualità del servizio. Non se ne è parlato e il forte aumento del biglietto è ora l’emblema dell’annuncio. L’assenza di dibattito evidenzia anche che il Comune non ha dato vita al “Comitato degli Utenti” previsto da legge regionale. Ed evidenzia l’idea che sembra prevalere a Palazzo d’Accursio: “Non disturbate il manovratore”
di Ugo Mazza, già dirigente politico e presidente Atc
Prendo spunto dall’articolo di Giampiero Moscato (qui), con il timore che il difetto del Comune sia l’autosufficienza. La stessa difficoltà ad avere una conoscenza condivisa sulle ragioni dell’aumento delle tariffe è significativa.
Per esempio la tabella che si cita nell’articolo è utile ma riguarda gli investimenti, mentre la manovra tariffaria attiene al bilancio gestionale annuale del Trasporto pubblico locale (Tpl) a Bologna che dovrebbe essere di competenza di Tpb, Trasporto pubblico Bologna, l’associazione d’impresa formata da Tper, Saca, Cosepuri e tante piccole società, che ha firmato il Contratto di servizio con Srm-Reti e Mobilità, l’Agenzia Metropolitana di programmazione e controllo del Comune: bilancio che neppure il Comune cita come riferimento gestionale annuale.
Comunque, la manovra tariffaria doveva essere parte di una discussione pubblica sul servizio di Tpl, gomma e ferro, con al centro le tante questioni correlate alla qualità del servizio complessivo.
Infatti, la discussione pubblica sulle tariffe doveva affrontare questioni strettamente correlate: puntualità e frequenza, funzionalità e pulizia dei mezzi, professionalità degli autisti, correttezza degli utenti e controlli aziendali sull’evasione e sulla qualità stessa del servizio: per il cittadino sta qui l’equità del ticket. In questo momento la discussione pubblica sulla nuova manovra tariffaria doveva prevedere anche qualche scusa per la fatica degli utenti per la difficile regolarità del servizio su gomma.
Oltre alla mancanza di questa riflessione collettiva, la nuova manovra tariffaria non risponde alla domanda basilare: a quanto corrisponde l’incasso dalle tariffe annuali sul Bilancio del servizio fornito da Tpb?
La Legge Regionale n.30 del 1998, più volte aggiornata, al comma 1bis dell’articolo 32 stabilisce che la Regione, con i trasferimenti dello Stato e proprie risorse “finanzia i Servizi minimi” previsti da un contratto triennale tramite un “contributo chilometrico” che non può superare il 65% del costo gestionale del servizio. L’altro 35% deve essere fornito dalle tariffe degli utenti o dai Comuni interessati.
È del tutto evidente che di fronte al taglio delle risorse Nazionali per il Tpl si pongono scelte inevitabili: o si riduce il servizio, o il Comune mette sue risorse, oppure si aumenta l’incasso da tariffe.
Di tutto questo non si è parlato e il forte aumento del ticket singolo è purtroppo diventato l’emblema della manovra. La mancanza di trasparenza ha determinato la protesta di gran parte degli utenti, amplificata dai tanti che vedono il bus come un intralcio alla loro libera circolazione in auto.
Il Comune si è dato la zappa sui piedi, ma ha fatto una scelta: ha deciso di riequilibrare quel 35%. Per non ridurre il servizio ha modificato le tariffe cercando di rispondere con la “sua idea” di equità sociale, senza mettere al centro le richieste al Governo per il potenziamento del Tpl, su gomma e su ferro, come parte di una battaglia più generale contro la politica “stradale” del Governo Meloni/Salvini.
Questo mi pare l’errore più serio: dare per scontato quello che scontato non è.
Se le tariffe fossero state oggetto di un dibattito pubblico, ma prima della scelta della Giunta, credo che alcune correzioni sarebbero state introdotte per ridurre l’impatto delle scelte, come le critiche stesse. Per esempio, considero eccessivo l’aumento dei city pass, così come considero che la gratuità debba essere correlata al reddito delle persone in tutte le scelte di riduzione, anche per chi accompagna i bambini a scuola.
Inoltre, essendo tra coloro che usano il bus, considero necessario aumentare i controlli e decidere che tutti debbano obliterare un ticket, anche se è gratuito, per evitare che l’evasione si nasconda al controllo sociale.
Così come non si può aggirare la riflessione di una donna dal lavoro precario, i penultimi li definisce, che parla della loro impossibilità a usare ticket a più corse per il loro costo per cui si troverà a spendere molto di più per muoversi: non ho dati sul problema che sembra smentire che il ticket singolo venga usato solo da city user e turisti.
Solo queste poche considerazioni, come altre espresse pubblicamente, imporrebbero una nuova riflessione per migliorare la manovra e determinare una maggiore equità per il 35% delle entrate per tariffe, rendendo così noto il fabbisogno complessivo per la gestione del Tpl.
La mancanza di dibattito, prima delle scelte della Giunta, evidenzia anche che il Comune non ha dato vita al “Comitato degli Utenti” per il servizio bus, eludendo così la stessa legge regionale che all’articolo 17 comma 1 bis stabilisce che tale comitato dovrebbe essere formato dalle associazioni dei consumatori e da alcuni abbonati, scelti nel corso dell’assemblea di quanti hanno dichiarato la loro disponibilità a farne parte: disponibilità che, guarda caso, non viene richiesta a chi fa l’abbonamento negli uffici Tper.
Anche questa mancanza evidenzia l’idea che sembra prevalere in Comune: “Non disturbate il manovratore”.
Photo credits: Comune di Bologna
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