«Siamo sconcertati dalle espressioni che abbiamo letto nella perizia»

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Si sentono nuovamente vittime di violenza, stavolta non fisica, ma con conseguenze altrettanto pesanti, perché in alcuni casi le parole possono essere ancora più dolorose. I genitori delle giovani vittime dell’assistente scout di Terracina, arrestato con l’accusa di pedopornografia e poi autorizzato a frequentare l’università tutti i giorni, sbottano dopo aver letto la perizia psicologica: «Siamo sconcertati e sconfortati dalle espressioni che abbiamo letto in merito allo status psicologico dell’imputato». La perizia sottolinea «un quadro caratterizzato da vulnerabilità psicologica significativa» e contiene alcuni passaggi che hanno colpito profondamente i parenti dei ragazzi vittime di abusi, specialmente quando si tenta di negare la «premeditazione consapevole o l’intento lesivo».

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«Lo status di vittimizzazione secondaria delle famiglie – commenta l’avvocato Pasquale Lattari del centro antiviolenza di Latina che segue le vittime sin dal primo momento – ci dà l’occasione per alcune riflessioni esperienziali che valgono per tutte le vittime minori ed adolescenti dei casi trattati dal nostro Centro per minori ed adolescenti vittime di reato specie nei casi di pedofilia e violenze e, quindi, non solo per il caso di Terracina».

«SENZA RISPETTO»

Innanzitutto si lamenta una mancanza di rispetto per le parti offese. «Dalla prospettiva delle vittime e delle loro famiglie nei comportamenti, processuali ed extra, degli autori non vi è mai ed in alcun modo il minimo rispetto, un pensiero neppure indiretto e senza che ciò incida sugli accertamenti penali a carico dell’autore – ai dolori ed alle sofferenze delle vittime e delle loro famiglie. Abbiamo assistito – spiega Lattari – sempre salvo il sacro diritto di difesa da garantirsi sempre e comunque, alle più svariate motivazioni personali e psicologiche addotte dagli imputati nei vari procedimenti (spesso nonostante prove ed elementi evidenti circa la responsabilità) a pretesa giustificazione delle proprie condotte. Gli indicati autori di violenza o di pedofilia danno giustificazioni ai propri comportamenti le più varie: legate a vulnerabilità psicologica (come nel caso in questione) oppure collegate al proprio orientamento sessuale o, addirittura, connesse a particolari situazioni di stress personale o familiare, oppure indotte dall’essere stati a loro volta abusati. Ma le determinazioni e le azioni del violento e del pedofilo sono sempre libere e volontarie e in nessun caso la persona è indotta o costretta in modo automatico o determinato dal proprio status psicologico a compiere tali reati contro minori ed adolescenti».

DENUNCIARE SEMPRE

Il centro antiviolenza e la garante dell’Infanzia, Monica Sansoni, sottolineano ancora una volta la necessità di denunciare: «La vittima, specie adolescente o minore, che trova la forza di parlare, di confidarsi con i genitori, i professori, gli sportelli di servizio psicologico delle scuole, si sente liberata dal peso insopportabile dell’abuso. Inoltre la vittima che denuncia alla autorità competenti pone fine all’abuso, sterilizza immediatamente l’attività dell’autore, interrompe il ciclo della violenza ed evita dolore ad altre vittime». «Garantisco la mia protezione alle vittime – sottolinea la Garante Monica Sansoni, parte civile nel processo allo scout – e mi impegno a verificare ogni condotta all’interno dei procedimenti, sempre a tutela delle parti offese».

Lo scout 19enne è accusato di pedopornografia e abusi sessuali ai danni di 4 minorenni di età compresa tra i 10 e i 16 anni. Il processo si svolgerà il prossimo 4 giugno con rito abbreviato così come richiesto dagli avvocati difensori, Ippolita Naso e Carmela Massaro, che hanno optato per il rito alternativo che consente lo sconto automatico di un terzo della pena in caso di condanna. Quel giorno, dopo la discussione, è prevista la sentenza di primo grado che sarà emessa dalla giudice Angela Gerardi a Roma. Secondo l’accusa il 19enne, ex assistente scout, approfittava del proprio ruolo di educatore per adescare ragazzini tra i giovanissimi che frequentavano il suo gruppo a Terracina.

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