Nuovi stili cambiano il consumo di birra

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I numeri su vendite e produzione raccontano solo una parte dei cambiamenti che stanno interessando il settore della birra. Perché, al di là degli andamenti congiunturali, ci sono delle forze strutturali che assumono rilievo non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, ponendo le basi per un’ulteriore evoluzione negli anni a venire.

Gli ultimi dati sono quelli dell’Annual Report 2023 realizzato da AssoBirra e dominato dal segno meno. In particolare, la produzione è scesa del 5,02% (a quota 17,4 milioni di ettolitri), i consumi del 5,85% (21,2 milioni di ettolitri), l’export del 5,36% (3,6 milioni di hl) e l’import nell’ordine del 7,5% (7,4 milioni di hl).

La Germania – che gode di una tassazione quattro volte inferiore a quella italiana – rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio, Paesi Bassi e Polonia. La distribuzione dell’export vede un calo della quota verso il Regno Unito, ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia. Segnali che restituiscono l’immagine di un settore che ha sofferto lungo tutta la filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita. E le stime preliminari relative al 2024 indicano una sostanziale conferma dei numeri dell’anno precedente.

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Grafico a cura di Silvano Di Meo 

“Quello della birra è un settore del Made in Italy che si è sviluppato soprattutto negli ultimi 20 anni”, ha ricordato in merito Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made In Italy. “Un comparto che sta investendo molto in innovazione del prodotto e che oggi affianca sempre più, e completa, l’offerta delle bevande che già realizziamo nel nostro Paese”. Quindi ha sottolineato come il settore potrà rafforzarsi e innovarsi ulteriormente beneficiando del Piano Transizione 5.0, che offre alle imprese italiane importanti agevolazioni per gli investimenti in innovazione e nella riduzione dei consumi energetici.

In particolare, è previsto un credito di imposta al verificarsi – in maniera congiunta – di tre condizioni: l’impresa deve aver effettuato un investimento in almeno uno dei beni strumentali materiali e immateriali previsti dal Piano Transizione 4.0, i quali dovranno necessariamente risultare interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura; i nuovi beni acquistati dovranno essere inseriti in un progetto di innovazione che sia in grado di portare ad una riduzione dei consumi energetici; la riduzione dei consumi dev’essere pari ad almeno il 3% dei consumi energetici della struttura produttiva oppure ad almeno il 5% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento.

Grafico a cura di Silvano Di Meo

Grafico a cura di Silvano Di Meo 

Tornando agli andamenti di mercato, Assobirra segnala che questi ultimi sono fortemente condizionati dal contesto di fondo: il cambiamento climatico, con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prime; l’aumentato costo dell’energia; quindi la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo.

Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto generalizzata, particolarmente sentita dal settore birrario a causa del peso aggiuntivo – rispetto alle altre bevande da pasto – delle accise. Questo tipo di tassazione rientra infatti nella costruzione del prezzo della birra sullo scaffale, nei bar, nei ristoranti e nelle pizzerie: un fattore che concorre quindi alla contrazione di mercato, togliendo risorse alle imprese nella filiera e agevolando di conseguenza le importazioni di birra da alcuni mercati a basso carico fiscale. Da qui la richiesta dell’associazione per un percorso di riduzione strutturale delle accise alle quali la birra è soggetta, per poter confermare gli investimenti, e così stimolare la ripresa del mercato, generando ricchezza a cascata nel Paese.

Un passo in questa direzione è stato fatto con l’ultima manovra di Bilancio, che ha confermato per il 2025 la riduzione al 50% dell’accisa, già introdotta negli anni 2022 e 2023, relativamente alla birra realizzata nei birrifici artigianali con produzione annua fino a 10 mila ettolitri.

Per i birrifici artigianali con una produzione annua superiore a 10 mila ettolitri e fino ai 30.000 ettolitri si applica l’aliquota di accisa ridotta del 30%. Si scende poi al 20% per i birrifici con produzione annua superiore ai 30 mila ettolitri e fino ai 60 mila ettolitri.

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Per gli operatori del settore, la sostenibilità non è solo economica e ambientale, ma anche sociale. La categoria è infatti impegnata a promuovere comportamenti in linea con uno stile di consumo responsabile delle bevande alcoliche, ad esempio con investimenti in prodotti a zero o bassa gradazione alcolica, o ancora in materia di diversità, equità e inclusione. In linea con un consumo italiano votato alla moderazione, i consumi di birra low e no alcol nel 2023 hanno rappresentato l’1,86% del totale.



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