La Città di Lugano vorrebbe diventare capitale della cultura svizzera nel 2030. L’idea è quella di partecipare al bando che pubblicherà l’Associazione capitale culturale svizzera, che si pone come obiettivo di avviare programmi e progetti culturali su scala nazionale. L’intenzione è quella di coinvolgere anche altri centri urbani ticinesi nella candidatura, ci spiega il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco, interpellato da ‘laRegione’ in merito alla proposta che, invece, è stata lanciata da Marco Magrini, presidente dell’Amministrazione provinciale di Varese (cfr. sotto).
Intanto, il vicesindaco di Lugano osserva che la Città non è stata interpellata in merito alla proposta proveniente dai capoluoghi di provincia italiani. «In ogni caso, credo che abbia ragione il sindaco di Como Alessandro Rapinese: Lugano non è in Italia. Preferirei che con le città italiane della Regio Insubrica si continuasse a sviluppare le collaborazioni culturali come stiamo facendo attualmente. Abbiamo sinergie da approfondire e tante carte da giocare. Solo per fare un esempio, in comune abbiamo la prossimità con i laghi». L’eventuale partecipazione all’iniziativa italiana, aggiungiamo noi, potrebbe generare polemiche facilmente evitabili. Meglio sarebbe coinvolgere le realtà urbane ticinesi e magari anche il Cantone e presentare una candidatura congiunta a livello di Svizzera italiana.
Budget di 18-20 milioni di franchi
Per ora, ci conferma il vicesindaco, «siamo a livello di entrata in materia. Vorremmo presentare la candidatura tramite una lettera d’intenti (da inviare entro il 28 marzo, ndr) per avviare uno scambio iniziale per l’offerta nel 2030. Però, dobbiamo ancora metterci attorno al tavolo con Locarno, Mendrisio, il Cantone ed eventualmente Bellinzona. Sarebbe un’occasione da non perdere, in particolare per le attese ricadute positive». Tuttavia, tra le condizioni per la partecipazione, leggiamo che occorre disporre di un Budget di 18-20 milioni di franchi. Questo potrebbe rappresentare un ostacolo, alla luce delle difficoltà finanziarie di Lugano? «Beh, in effetti, la cifra è consistente, per questo vorremmo coinvolgere le altre realtà urbane ticinesi e il Cantone», risponde il vicesindaco.
Nel 2027, la prima sarà La Chaux-de-Fonds
Il bando di gara per il 2030 precisa che possono “candidarsi città con una popolazione di almeno 20’000 abitanti. Più città possono unirsi per rappresentare una regione più ampia. Ciò che conta è il progetto stesso, che comporta un investimento importante in termini di risorse umane e finanziarie”. La responsabilità del rispetto del concetto e della sostenibilità del progetto, che si svolge ogni tre anni, è dell’Associazione capitale culturale Svizzera, la cui giuria è l’organo che convalida le candidature e assegna il titolo di “Capitale culturale svizzera”. La prima edizione, che è programmata per il 2027, si svolgerà a La Chaux-de-Fonds. Gli obiettivi principali dell’associazione sono: “Promuovere la diversità culturale, valorizzare la creazione artistica e rafforzare la coesione nazionale. Per un anno, una città o una regione diventa il cuore culturale del Paese. Si tratta di un evento di portata nazionale pensato per unire, durante il quale artisti e persone provenienti da tutta la Svizzera possono incontrarsi, scambiare idee e coltivare la diversità”.
Occorre una strategia complessiva
Il progetto, si legge nel bando dell’associazione “deve essere innanzitutto culturale, anche se può avere altre componenti, in particolare economiche o turistiche. Deve avere la capacità di trasformare una città o un’area (sviluppo urbano, rinnovamento di siti e infrastrutture ecc.), ci vogliono radici regionali, ma la proposta deve essere di livello nazionale. Non ci si può accontentare di mettere in risalto ciò che già esiste, bisogna andare oltre la consueta attività culturale e avere una visione a lungo termine che vada oltre l’evento stesso”. Tra le domande a cui rispondere nella candidatura ci sono quelle relative all’offerta specifica per i giovani e all’esistenza di una scena alternativa che potrebbe essere coinvolta nel progetto. Inoltre, in termini di infrastrutture culturali, urbane e turistiche, vengono richieste le iniziative (comprese quelle in fase di ristrutturazione) che le città potrebbero concretizzare nell’ambito del progetto ‘Capitale culturale Svizzera’ e che sono in corso. Occorre quindi una strategia complessiva, che sviluppi legami concreti tra cultura, istruzione, turismo, pianificazione regionale e altri settori.
L’invito italiano
Chiamata in causa la Regio Insubrica
Una capitale insubrica della Cultura 2030 il cui triangolo sarebbe formato da Varese, Como, Lugano. Se ne parla da qualche giorno nei due capoluoghi pedemontani lombardi dopo che Marco Magrini, presidente dell’Amministrazione provinciale di Varese ha lanciato l’idea che piace a Como (la città di Volta nel 2017 era stata finalista, ma poi bruciata sul filo di lana da Pistoia). Il modello indicato è quello transfrontaliero che vede per quest’anno l’unione tra Italia e Slovenia per la prima capitale europea della cultura. Magrini chiama in causa la Regio Insubrica: “Noi abbiamo ottenuto un finanziamento Cariplo su ‘Varese cultura 2030’, un progetto di rete e di sistema e mi piacerebbe avviare un processo con la Provincia di Como e fare un ragionamento anche con Lugano”. Mostra apertura anche il sindaco di Como Alessandro Rapinese, ma c’è un piccolo problema: “Non mi risulta che Lugano sia in Italia e che, quindi, difficilmente potrà essere capitale italiana della cultura. In ogni caso noi collaboriamo con Lugano, con cui abbiamo un ottimo rapporto”.
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