Italia, allarme giovani imprenditori: ogni giorno chiudono 42 aziende


Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha perso 42 imprese giovanili al giorno. Scopri le cause, i settori più colpiti e le prospettive del futuro

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha assistito a un drastico calo delle imprese giovanili. Ogni giorno, in media, 42 aziende guidate da under 35 hanno cessato l’attività, portando il numero complessivo delle realtà imprenditoriali giovani da quasi 640mila nel 2014 a 486mila nel 2024.

Questo è quanto emerge dall’analisi Unioncamere-InfoCamere, che ha studiato il fenomeno della nati-mortalità delle imprese giovanili, mettendo in evidenza come il tessuto imprenditoriale italiano stia attraversando una profonda trasformazione. Il calo delle attività guidate da giovani è influenzato da diversi fattori, tra cui il declino demografico, che ha ridotto la presenza di giovani nel mercato del lavoro, e una generale carenza di supporto all’imprenditoria giovanile.

Nonostante la contrazione abbia coinvolto quasi tutti i settori economici, emergono tendenze significative legate all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità, che stanno ridefinendo il panorama delle imprese giovani.

Allarme giovani imprenditori in Italia: ecco cosa sta succedendo

Sebbene il numero complessivo delle aziende under 35 sia in calo, alcuni settori hanno mostrato una maggiore capacità di adattamento e sviluppo.

Il comparto dei servizi alle imprese ha registrato una crescita del 3,5%, con quasi 2mila nuove aziende giovanili nate nel decennio. Anche il settore dell’agricoltura si è dimostrato stabile, con un leggero aumento dello 0,06%, confermandosi una scelta imprenditoriale concreta per molti giovani.

Italia, allarme giovani imprenditori: ogni giorno chiudono 42 aziende di under 35 | Pexels @LinkedInSalesNavigator

 

Secondo Andrea Prete, presidente di Unioncamere, il fenomeno è influenzato dal cambiamento demografico, con un numero sempre minore di giovani attivi nel mondo del lavoro. Secondo il CNEL, negli ultimi vent’anni, l’Italia ha perso oltre 2 milioni di lavoratori under 35.

Un altro aspetto importante è il cambiamento nella mappa settoriale delle imprese giovanili. I giovani imprenditori tendono sempre più a puntare su settori ad alta specializzazione, dove la competenza e la tecnologia giocano un ruolo chiave. Questo spostamento riflette la necessità di strategie e politiche mirate, che possano facilitare l’accesso al credito e supportare la formazione di competenze avanzate nei settori a maggiore valore aggiunto.

Mentre i settori innovativi mostrano segnali di crescita, le attività più tradizionali stanno subendo un forte ridimensionamento.

I comparti più colpiti sono stati:

  • Costruzioni: hanno perso quasi 40mila imprese giovanili (-38,7%).
  • Commercio: oltre 66mila aziende under 35 sono scomparse (-36,2%).
  • Manifatturiero: il settore ha registrato un calo di 14mila imprese (-35,9%).

Anche l’artigianato ha subito un duro colpo, con la chiusura di oltre 47mila imprese giovanili (-28,1%). L’imprenditoria femminile under 35 ha visto una contrazione di 43mila unità (-24,5%), mentre le aziende guidate da giovani stranieri sono diminuite di quasi 35mila unità (-27,4%).

Questa evoluzione ha portato a una variazione nella composizione percentuale dei diversi settori. Se nel 2014 il commercio e le costruzioni rappresentavano quasi il 45% delle imprese giovanili, oggi il loro peso è sceso al 37%. Al contrario, i servizi alle imprese sono passati dall’8,7% all’11,8%, mentre il comparto ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) è salito dal 6,4% all’8%.

La crisi dell’imprenditoria giovanile non ha colpito tutte le regioni allo stesso modo. Alcune aree hanno resistito meglio, mentre altre hanno registrato una contrazione più marcata.

  • Lombardia: rimane la regione con il maggior numero di aziende under 35 (oltre 74mila), ma ha registrato un calo del 15,1% negli ultimi dieci anni.
  • Campania: con oltre 61mila imprese giovanili, ha subito una riduzione del 23,8%.
  • Centro Italia: le Marche hanno perso il 36,7% delle imprese giovanili, l’Umbria il 32% e la Toscana il 31,1%.
  • Mezzogiorno: Molise (-35,6%), Abruzzo (-35,2%) e Calabria (-34,4%) sono le regioni con il calo più significativo.

Nonostante la contrazione, alcune regioni del Sud Italia mantengono una forte presenza di imprese giovanili. La Sicilia conta ancora quasi 43mila aziende under 35, mentre la Puglia ne registra 34mila, con un calo più contenuto rispetto ad altre aree del Paese.

L’evoluzione dell’imprenditoria giovanile in Italia evidenzia la necessità di adottare strategie mirate per invertire il trend negativo. Tra le possibili soluzioni:

  • Incentivi all’innovazione: favorire l’accesso a finanziamenti per le startup e le imprese nei settori ad alto valore aggiunto.
  • Formazione e competenze digitali: investire in percorsi di formazione specializzati, in linea con le richieste del mercato del lavoro.
  • Maggiore accesso al credito: semplificare le procedure per i finanziamenti destinati ai giovani imprenditori.
  • Sostegno all’imprenditoria femminile e straniera: promuovere politiche di inclusione per garantire un maggiore equilibrio di genere e multiculturalità nel mondo del lavoro.

Il declino delle aziende guidate da giovani non è solo un problema economico, ma anche sociale. Ridurre la perdita di talenti e incentivare la creazione di nuove attività è essenziale per garantire la crescita e la competitività del sistema economico italiano nei prossimi anni.

Se non verranno adottate misure concrete per supportare l’imprenditoria giovanile, il rischio è quello di assistere a una progressiva riduzione del numero di giovani disposti a mettersi in gioco nel mondo del business, con conseguenze negative per l’innovazione e la produttività del Paese.



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