Per andare in pensione, una delle soluzioni più adottate dai contribuenti che si trovano a dover colmare alcuni anni di contributi mancanti è il versamento volontario degli stessi. Molti, infatti, scelgono di versare i contributi volontariamente in Italia, previa richiesta all’INPS per essere autorizzati a proseguire con questi pagamenti, in modo da raggiungere i requisiti contributivi richiesti per una specifica misura pensionistica.
Non tutti, però, possono accedere a questa possibilità. Oggi approfondiremo meglio come sfruttare e chi può sfruttare la cosiddetta prosecuzione volontaria.
“Buonasera, mi chiamo Stefano e sono un lavoratore autonomo con 40 anni di contributi versati. Volevo provare a vedere se potevo andare in pensione subito, versando in un’unica soluzione i circa 3 anni che mi mancano.
Naturalmente dico questo perché voglio interrompere la mia attività lavorativa. In parole povere, posso versare 3 anni subito invece di lavorare altri 3 anni, pagando i contributi trimestralmente come ho sempre fatto?”
In pensione versando da soli gli ultimi anni di contributi, la guida alla prosecuzione volontaria
La risposta al quesito del nostro lettore è negativa. Pur essendo i contributi volontari una valida soluzione, non è possibile versarli nel modo da lui proposto.
Il ragionamento del lettore è comprensibile: gli mancano 3 anni di attività prima di arrivare ai 42 anni e 10 mesi necessari per la pensione anticipata ordinaria (misura che non prevede limiti anagrafici). Ricordiamo, inoltre, che per le donne la soglia scende a 41 anni e 10 mesi.
Di fatto, il lettore vorrebbe anticipare questi 3 anni di versamenti in un’unica soluzione, così da non dover aspettare ulteriormente. Tuttavia, come vedremo, si tratta di un’operazione non consentita.
Prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi, come funziona?
Sul sito dell’INPS è disponibile un servizio che “permette di presentare la domanda di autorizzazione al versamento volontario dei contributi per raggiungere il diritto alla pensione o per aumentare l’importo della pensione”.
Si tratta di una facoltà concessa al contribuente dal nostro sistema previdenziale.
Tuttavia, come specificato dall’INPS, possono usufruirne solo i lavoratori che abbiano cessato o interrotto la propria attività lavorativa, al fine di perfezionare i requisiti per il trattamento pensionistico o per incrementare l’assegno stesso.
Il nostro lettore, essendo un lavoratore autonomo, può rientrare nella prosecuzione volontaria proprio come un lavoratore dipendente. In ogni caso, è necessario aver cessato o sospeso l’attività.
Ecco perché i contributi volontari vanno versati trimestre per trimestre
La cessazione dell’attività lavorativa è quindi un requisito determinante. Un dipendente ancora in servizio o un autonomo ancora operativo non possono chiedere né ottenere l’autorizzazione a versare i contributi volontari.
Chi si domanda se basti chiudere l’attività per poi versare tutti i contributi mancanti in un colpo solo deve porre attenzione a quanto segue: una volta cessata l’attività e ottenuta l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria, i contributi si versano trimestralmente, esattamente come avviene quando si lavora.
In altre parole, per il nostro lettore, che deve coprire 3 anni di contribuzione per raggiungere la pensione anticipata, non cambierebbe la tempistica: occorrerebbero comunque 3 anni di versamenti (seppur volontari) per maturare il diritto alla pensione.
È vero che potrebbe smettere di lavorare immediatamente, ma dovrebbe comunque aspettare 3 anni affinché i contributi si accumulino.
Il riscatto guarda al passato, la prosecuzione volontaria al futuro
Ben diversa è la situazione di chi può riscattare periodi contributivi passati, come ad esempio gli anni di studio universitario che hanno portato al conseguimento della laurea. In questo caso, effettivamente, si può versare l’intera somma in un’unica soluzione.
La ragione per cui i contributi volontari non si possono anticipare tutti insieme è semplice. Non si possono coprire in blocco gli anni futuri (2025, 2026, 2027, ecc.), perché la prosecuzione volontaria riguarda i periodi successivi. Questi devono trascorrere affinché risultino completi dal punto di vista contributivo.
Al contrario, nel riscatto si tratta di recuperare periodi pregressi che, in un primo momento, non erano validi ai fini pensionistici. Con il versamento del riscatto, tali periodi diventano utili per raggiungere prima i requisiti previdenziali.
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