Il nuovo nucleare sostenibile è il futuro, l’idrolelettrico è la risposta immediata: FdI traccia la via


Dal pragmatismo energetico alla sfida tecnologica: Fratelli d’Italia promuove un nucleare sostenibile tra innovazione, sovranità e sfide del futuro

La questione energetica torna al centro del dibattito politico con il convegno Il nuovo nucleare sostenibile: un’opportunità per l’Italia? Un passo cruciale per la transizione energetica, promosso da Riccardo Zucconi, deputato e responsabile Energia di Fratelli d’Italia alla Camera, in collaborazione con il Gruppo FdI a Montecitorio. L’evento, ospitato nella Sala della Lupa alla Camera dei deputati, ha riunito esperti, aziende del settore e istituzioni per discutere delle prospettive del nucleare come tassello fondamentale del mix energetico nazionale.

Una strategia pragmatica per l’indipendenza energetica

L’incontro si è aperto con gli interventi di Nicola Procaccini, eurodeputato FdI e co-presidente del Gruppo Ecr al Parlamento europeo, Claudio Barbaro, sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Paolo Trancassini, questore anziano della Camera, e Galeazzo Bignami, capogruppo FdI alla Camera. A seguire, i saluti istituzionali di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, Mauro Rotelli, presidente della VIII Commissione(ambiente, territorio e lavori pubblici), e Francesco Filini, coordinatore dell’Ufficio studi di Fratelli d’Italia.

Rampelli: “Il nucleare è l’unica fonte capace di garantire la transizione”

«L’energia della decarbonizzazione non deve essere un mantra sterile, ma un obiettivo raggiungibile senza sacrificare lo sviluppo economico. Il nucleare è l’unica fonte ad alto potenziale che possa garantire questa transizione, senza rincorrere utopie ideologiche», ha affermato Rampelli nel suo intervento, sottolineando come l’Italia debba puntare su un paniere energetico realistico e su una strategia che privilegi la sovranità delle risorse.

«Abbiamo petrolio in Basilicata, estraiamo milioni di tonnellate di greggio, ma le concessioni sono distribuite tra multinazionali straniere. Perché gli italiani non ne sono i diretti beneficiari? Lo stesso discorso vale per il gas dell’Adriatico: basterebbe abolire normative anacronistiche, che vietano le attività estrattive, per raddoppiare la produzione nazionale e ridurre la dipendenza dalle importazioni», ha aggiunto Rampelli, evidenziando come l’approvvigionamento energetico non sia solo una questione tecnica, ma anche geopolitica.

Nucleare: fissione, fusione e prospettive concrete

«Fratelli d’Italia ha sempre sostenuto un approccio pragmatico, come indicato dal Presidente del Consiglio», ha ribadito Zucconi, sottolineando l’importanza di coinvolgere industria e ricerca.

Alessandro Sabbini, responsabile Rapporti istituzionali centrali e coordinatore Public Affairs Programma Fusione magnetica di Eni, ha illustrato l’impegno dell’azienda in questo settore, ricordando la collaborazione con centri di ricerca statunitensi per lo sviluppo di un reattore sperimentale, che si chiama Spark, vicino Boston: «Lo stanno allestendo, lo stanno assemblando. Ci aspettiamo risultati concreti entro la metà del 2030, molto prima di quanto si pensasse».

Nicola Rossi (Enel) ha delineato una strategia a “staffetta tecnologica”: «Gli Small modular reactors (Smr) saranno il primo passo, seguiti da reattori avanzati di quarta generazione e, nel lungo termine, dalla fusione. La sfida è ridurre i costi e accelerare i tempi di costruzione».

Sulla stessa linea Daniela Gentile, Ad di Ansaldo Nucleare: «Abbiamo mantenuto competenze e progetti attivi all’estero, pronti a rientrare in gioco per l’Italia. La nostra presenza nella fusione e negli Smr ci vede protagonisti in Europa e oltre». Il nodo dello smaltimento delle scorie è stato affrontato da Gian Luca Artizzu (Sogin), che ha ridimensionato il problema: «I rifiuti nucleari italiani sono minimi rispetto all’energia prodotta. Il blocco del deposito nazionale è più politico che tecnico».

Franco Cotana (Rse) ha invece illustrato il ruolo della piattaforma nazionale sul nucleare sostenibile, istituita dal ministero dell’Ambiente: «Abbiamo valutato scenari con e senza nucleare: senza, avremo più dipendenza dall’estero e maggiore instabilità della rete. Con il nucleare, possiamo ridurre le emissioni e stabilizzare i costi energetici».

Un’opportunità strategica per l’Italia: il nucleare sostenibile

«La fusione non è un sogno remoto: le nostre tecnologie sono già in fase di autorizzazione in Francia, con un primo reattore previsto per il 2031 e una produzione nel 2033», ha affermato Elisabeth Rizzotti, ceo di Newcleo, sottolineando la centralità delle competenze italiane nel progetto. «Ci tengo a ribadire l’italianità di questo progetto per valorizzare scienziati e talenti italiani, provenienti dalle università italiane», ha specificato.

Massimiliano Tacconelli (Walter Tosto) ha ricordato infine: «Grande merito, un grande vanto, quello di andare per il mondo, di girare il mondo e di acquisire commesse milionarie da produrre 100% in Italia. Siamo qui a parlare di opportunità di nucleare, anche l’opportunità per il made in Italy non la dobbiamo dimenticare».

«Oggi il 75% dei reattori in costruzione nel mondo è di tecnologia cinese o russa. Un numero che deve far pensare e fungere da sveglia per noi europei e occidentali», ha avvertito Marco Ricotti (Politecnico di Milano), invitando a superare pregiudizi ideologici e a investire di più nella ricerca.

«Se l’Europa e l’Occidente non vogliono perdere una leadership storica in questo settore, se non vogliono perdere la capacità di dotarsi in modo efficace di una tecnologia sicura, decarbonizzata, indipendente e stabile per quanto riguarda i prezzi continua, allora, devono rapidamente accelerare. Sia nella tecnologia, sia nelle scelte politiche», il monito del professore. «L’Italia può, anzi deve sfruttare questa opportunità. Serve solo il coraggio di scelte strategiche, che molto probabilmente oggi verrebbero più apprezzate che osteggiate dalla società civile», ha concluso.



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