Il declino degli Stati Uniti e la Legge di Ferguson: troppi debiti per difendersi

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Per Trump il problema dell’America è il deficit commerciale, ma è il deficit fiscale: per la prima volta la spesa per gli interessi supera la spesa per la difesa. È il segno del declino di una grande potenza


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“La minaccia che più mi preoccupa nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno”, ha detto il vicepresidente Usa J.D. Vance nel suo ormai celebre discorso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale. Un ragionamento analogo può essere fatto sugli Stati Uniti.

Donald Trump ha avviato uno scontro con i principali alleati politici e commerciali degli Usa – quali Canada, Messico e Unione europea – imponendo o minacciando dazi. Ma, come sostiene Vance, anche nel caso degli Stati Uniti, la minaccia più importante non viene dal deficit con l’estero, bensì dal deficit di bilancio interno. Non si tratta di una semplice questione fiscale, ma del segnale di un declino dell’influenza degli Stati Uniti nel mondo soprattutto rispetto alle spese militari.

Lo storico conservatore Niall Ferguson segnala da tempo il problema citando la sua ferrea “Legge di Ferguson”, secondo cui nella storia qualsiasi grande potenza che spenda di più per il servizio del debito (la spesa per interessi) rispetto alla difesa non rimarrà grande per molto tempo a lungo. “È stato vero per la Spagna degli Asburgo, vero per la Francia dell’Ancien régime, vero per l’Impero ottomano, vero per l’Impero britannico” e, sostiene ora Ferguson, gli Stati Uniti si trovano per la prima volta in questa situazione.

A partire dal 2024, quindi già con l’Amministrazione Biden, la spesa per interessi è risultata pari al 3,1% del pil, quindi superiore a quella per la difesa che è pari al 3%: 881 miliardi di spesa per interessi contro 850 miliardi di dollari di spese militari. E questo sorpasso è solo l’inizio, dato che nel prossimo decennio il divario si allargherà rapidamente. Secondo le ultime proiezioni del Congressional Budget Office (l’agenzia federale che fornisce i numeri sul bilancio statunitense), quest’anno la differenza passerà da 26 a 93 miliardi di dollari: 952 miliardi per il servizio del debito e 859 per la difesa.

Nel 2035, la spesa per interessi sarà il 70% in più rispetto alle spese militari: 1.783 contro 1.053 miliardi. Attorno al 2040, gli interessi passivi (4,6% del pil) arriveranno a doppiare il budget per la difesa (2,3%). “Tra il 1962 e il 1989 – è il paragone fatto da Ferguson – i pagamenti per interessi ammontavano in media all’1,8% del pil, mentre quelli per la difesa al 6,4%”.

Il peso del servizio del debito sale da un lato per l’incremento dei tassi di interesse e dall’altro per l’aumento dello stock di debito, gonfiato da un deficit enorme. Secondo le ultime stime del Congressional Budget Office (Cbo) nel 2025 gli Stati Uniti avranno un deficit di 1.900 miliardi di dollari, pari al 6,2% del pil, che dopo una leggera flessione fino al 2027, tornerà a salire al 6,1% nel 2035 (-2.700 miliardi): un livello nettamente superiore alla media degli ultimi 50 anni pari al 3,8%. Ciò vuol dire che il debito pubblico toccherà il 100% del pil nel 2025 ed è proiettato al 118% nel 2035, superando già nel 2029 il record storico del 106% raggiunto nel 1946 al termine della Seconda guerra mondiale.

La traiettoria fiscale degli Stati Uniti è ancora più preoccupante perché in queste proiezioni è inclusa la fine del Tax Cuts and Jobs Act (Tcja), i tagli fiscali introdotti dall’Amministrazione Trump nel 2017 e che scadono alla fine del 2025: se, come vuole Trump, il Tcja verrà prorogato il deficit salirà oltre il 7% con altri 5-6 mila miliardi di dollari in più di spesa per interessi in dieci anni. Per questo, la stessa richiesta di Trump alla Nato di aumentare le spese militari al 5% del pil è insostenibile in primo luogo per gli Stati Uniti: vorrebbe dire per Washington 570 miliardi di dollari (2 punti di pil) in più.

Soprattutto, sono dichiarazioni che vanno in controtendenza con l’impostazione del bilancio federale. Perché, pur mantenendo un ampio deficit costante, in realtà la composizione delle uscite nel prossimo decennio varierà molto e in senso opposto a quanto dice Trump: salirà la spesa sociale e sanitaria (Medicare) complessivamente di circa 2 punti di pil, mentre diminuirà la spesa per la difesa dal 3% al 2,4%. La spesa per interessi, invece, aumenterà costantemente fino ad arrivare al 4,1%: nel 2035 un dollaro su sei del bilancio federale sarà speso per nutrire il debito. 

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La Legge di Ferguson dice che gli Stati Uniti fanno sempre più fatica a mantenere il loro status di superpotenza globale. Questo da un lato implica che l’Europa dovrà iniziare a farsi carico della propria sicurezza in prima persona, dall’altro che i problemi degli Stati Uniti sono perlopiù fiscali. Anche perché il disavanzo commerciale, che Trump pensa di abbattere a colpi di dazi colpevolizzando i nemici esterni, è una conseguenza del grande deficit fiscale: per ridurre le importazioni, basterebbe ridurre il rosso del bilancio federale.





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