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Raccontare la Sicilia è sicuramente una sfida ardua anche per un siciliano: un crocevia di passioni, segreti, eroismi silenziosi e tragedie mai dimenticate. Eppure Giuseppe Cerasa, con Sipario Siciliano (Nino Aragno Editore), riesce a regalarci un affresco vivido e pulsante dell’isola, con una scrittura che unisce la precisione del cronista, nato partendo dalla gavetta, alla sensibilità del narratore.
Il libro è avvincente, la lettura scorre veloce e si snoda come in una sequenza di micro storie che illuminano i mille volti della Sicilia: dalle lotte delle donne per conquistare spazi di dignità e libertà alle contraddizioni di una terra stretta tra il peso delle tradizioni e il bisogno di riscatto.
Cerasa utilizza un linguaggio diretto, talvolta lirico, che non teme di affondare nella realtà dura, fatta di mafia, miseria, ma anche di coraggio, sogni, speranze e resistenza quotidiana.
Una delle caratteristiche più affascinanti dell’opera è la capacità dell’autore di dar voce a personaggi comuni e memorabili, come la maestra Marianna e la ricamatrice Sarina, figure femminili che incarnano la forza e la tenacia di chi non si arrende mai.
Attraverso le loro vicende, si percepisce il respiro collettivo di un popolo che, pur nelle difficoltà, trova sempre il modo di reinventarsi.
Cerasa presenta un mosaico di storie che diventano metafora universale, dove i mercati affollati, i vicoli degradati e i profumi della cucina tradizionale siciliana si mescolano ai temi dell’impegno civile e della memoria storica.
È un libro che non si limita a raccontare, ma che invita a riflettere, lasciando spazio a una dolce amarezza che solo i grandi narratori sanno evocare. E Giuseppe Cerasa dimostra di essere proprio un bravo narratore oltre che essere quel bravo giornalista come finora è stato conosciuto.
L’autore costruisce, infatti, un viaggio emotivo attraverso figure emblematiche, raccontando, nei dettagli, l’umanità pulsante della Sicilia.
Ci sono, quindi, le donne, con le loro mani che intrecciano fili e destini, depositarie di una tradizione secolare che passa attraverso il ricamo, la cucina, le confidenze sussurrate nelle stanze dei corredi nuziali.
C’è la maestra Marianna, simbolo della lotta quotidiana contro l’ignoranza e la mentalità mafiosa, che sfida i propri alunni in una battaglia silenziosa ma decisiva per il loro futuro. Un episodio su tanti è emblematico: il braccio di ferro con Filippo, il giovane capo della classe, che si trasforma in una metafora del riscatto e della sfida a un destino già scritto.
E poi c’è Corleone, marchio impresso nell’immaginario collettivo grazie a Hollywood più che alla realtà.
Cerasa smonta il mito cinematografico e lo ricolloca nella sua dimensione concreta: un paese che porta il peso di un nome ingombrante, dove il turismo mafioso si mescola alla lotta per la legalità, e dove l’eredità criminale convive con la voglia di normalità di chi non si rassegna a un futuro già deciso da altri.
Il libro è un viaggio sensoriale e antropologico: si sente il profumo del pane appena sfornato, si vedono le mani esperte delle donne ricamare lenzuola e tovaglie, si percepisce il calore di una Sicilia fatta di tradizioni, di cucina che è rito e memoria, di religione che è insieme fede e superstizione. Ma si avverte anche la tensione di una terra segnata dalla presenza ingombrante della mafia, dalla disillusione e dalla fatica di chi prova a cambiare le cose in un contesto che sembra resistere a ogni scossa.
Cerasa scrive con la passione del cronista vero e puro e presenta così al lettore un quadro indimenticabile di una terra che è un universo a sé. I riferimenti personali sono tanti (inclusi quelli del ragazzo che mentre raccoglie carta straccia per finanziare il suo primo vero giornale, si innamora del sorriso e degli occhi della donna della sua vita vedendola comparire su un balcone) e molti si intrecciano con la storia dell’isola.
Toccanti le pagine dedicate a personaggi celebri e ai ricordi che legano direttamente Cerasa a loro: quelle dell’intervista del giornalista 17enne alle prime armi a Leonardo Sciascia, gli incontri con Andrea Camilleri che, per un attimo, pensò al nostro autore per il ruolo di Montalbano che fu poi di Luca Zingaretti. E quelle dei racconti di tante esecuzioni di mafia, quali quelle che del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Giuseppe Cerasa fu il primo giornalista a giungere sul luogo dell’omicidio), di Paolo Borsellino e di Piersanti Mattarella.
L’ultimo capitolo è proprio dedicato a Mattarella, anzi, per la precisione ai Mattarella. Il libro si chiude infatti mantenendo il filo dei ricordi personali che uniscono la mattina del 6 gennaio 1980, giorno dell’uccisione del presidente della regione Sicilia ad oggi, quando Cerasa ha avuto l’occasione di riabbracciare il fratello di quella vittima, un professore ordinario di giurisprudenza dell’Università di Palermo diventato nel frattempo il presidente della Repubblica italiana e il simbolo di una Sicilia pulita e perbene.
Sipario Siciliano è un libro che si legge tutto d’un fiato, ma che lascia dentro una scia di riflessioni profonde. Ci fa conoscere Giuseppe Cerasa, ma ci fa anche conoscere la Sicilia autentica con un racconto potente, che sa emozionare, indignare, far sorridere e anche commuovere. Ma nello stesso tempo Sipario Siciliano è anche un breve ma intenso viaggio nella storia a cavallo degli ultimi due secoli, nella cultura e nell’anima dell’isola.
Un pezzo di vita vissuta, con parole che in molti tratti odorano di piatti gustosi e dai sapori unici, di mare, di sale e, purtroppo, anche di polvere da sparo.
Pagine che emozionano, scuotono e lasciano il segno.
IL TESTO – “Sipario Siciliano – Storie di donne, passioni, segreti, mafia ed eroi senza gloria” – 163 pagine più prefazione e indica – Nino Aragno Editore – 2025.
IL PROFILO – Giuseppe Cerasa, giornalista siciliano, vanta una lunga carriera giornalistica. Dopo aver lavorato per L’Ora di Palermo e a lungo per La Repubblica oggi è il direttore de Le Guide di Repubblica. Nel 2017 l’Università Sapienza di Roma, lo ha insignito della laurea ad honorem in media, comunicazione digitale e giornalismo. Sposato con Anna Maria, è il padre di Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, Nel 2023 ha ricevuto la cittadinanza bemerita di Todi dove, da anni, ha una sua casa tra le colline.
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