Giubileo della solidarietà, tensostrutture già piene. «Aiutate oltre 250 persone»

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IL VIAGGIO

Non sono i maxi cantieri piazza Pia o a Termini, né uno dei tanti lavori che stanno cambiando il volto della Capitale. Eppure anche le quattro tensostrutture stanno dando un’impronta al Giubileo. Dopo San Lorenzo e Ostiense, nelle scorse settimane hanno aperto quelle di San Pietro e Tiburtina. Parliamo di 250 posti in totale – 70 a testa, ridotti a 40 per San Lorenzo – pensati per accogliere persone senza dimora, aiutandoli però anche a reinserirsi: dalla ricerca di un lavoro a un aiuto con i documenti (per gli stranieri) fino ad assistenza specifica per i casi più delicati.

Saltata l’ipotesi (contestata da più parti) di una maxi-struttura davanti la stazione Termini, nei mesi scorsi si è scelto di mettere in piedi quattro centri: più piccoli e semplici da gestire, meglio divisi sul territorio e, dettaglio non da sottovalutare, più facili da digerire per i residenti. La maggioranza delle persone accolte finora sono uomini (83%), e soprattutto stranieri extra-comunitari (il 58%, il 12% invece sono originari dell’Ue). Oltre 38 gli over 65, mentre una persona ospitata ha più di 80 anni.

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LE APERTURE
San Lorenzo e Ostiense hanno aperto poco prima di Natale, San Pietro e Tiburtina invece a fine gennaio. Tutte e quattro sono state prese d’assalto nel giro di pochi giorni, e così i posti liberi sono di fatto già finiti. Non c’è un tempo massimo di permanenza, anche se l’obiettivo è quello di arrivare all’autonomia oppure, dove il percorso sia più complicato, a un aiuto basato sulle proprie necessità. «Il target è eterogeneo», spiega Carole Braccini, responsabile del centro più vicino al Vaticano, quello in via Nuova delle Fornaci. Un ex parcheggio, in una zona tutto sommato non troppo densamente abitata, dove è stato montato un tendone bianco e attorno una recinzione. Dentro, una sorta di tenda divide lo spazio degli uomini da quello delle donne: poi è tutta una distesa di letti, con un tavolino occupato da un’assistente sociale che mano a mano prende nota delle richieste dei senza tetto. Un’altra stanza con tavolini e sedie ospita invece la mensa. Braccini spiega ancora che «la persona accolta deve essere maggiorenne, rispettare le norme di comportamento. Non è una convivenza facile ma l’obiettivo rimane quello del reinserimento». Come detto, siamo nel centro più vicino a San Pietro e infatti, «molte persone sono state “intercettate” dalla sala operativa vicino al Colonnato, togliendole da lì. A tutti diamo coperte, un kit igienico, docce e pasti. Poi ovviamente un’assistenza per i documenti o per un lavoro, attraverso i nostri operatori. Mentre per i pasti abbiamo preferito una divisione sul momento invece che le monoporzioni, per dare più una dimensione casalinga». Si è discusso molto di queste tensostrutture anche dal punto di vista dei residenti. Se da un lato possono contribuire a togliere persone dalla strada, dall’altro molti comitati non le volevano vicino casa loro.

IL RACCONTO
Per Braccini «a San Lorenzo i primi giorni non è stato facile ma ora, anche parlando con le persone nei bar, sento dire che la situazione è migliorata rispetto a prima». Nonostante l’esperimento sia partito tutto sommato da poco, alcune storie stanno iniziando già a emergere: c’è Samuel (nome di fantasia, ndr), di nazionalità rumena, cardiopatico e diabetico, che negli anni ha sviluppato una dipendenza dall’alcol. Accolto nella tensostruttura di San Lorenzo dopo essere stato trovato in zona San Pietro, è stato aiutato nel trovare lavoro come lavapiatti e iniziare un percorso contro l’alcolismo. A Ostiense, invece, ci sono un padre in carrozzina e il figlio, entrambi senza dimora. Secondo l’assessora capitolina Barbara Funari (Politiche Sociali) «le tensostrutture giubilari hanno dimostrato di essere un modello di accoglienza efficace, capace di avvicinare chi normalmente resta ai margini dei servizi sociali». E ancora «il loro impatto va oltre la semplice ospitalità: sono luoghi di ascolto, di supporto e di speranza nuova per il futuro». Le strutture saranno usate per tutto l’anno giubilare, poi invece smontate e date in gestione alle Protezione civile.

Gianluca Carini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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