Nel settembre del 2023 il comitato ‘Un altro Appennino è possibile’ – che tra i membri conta associazioni importanti come Cai, Trekking Italia e Wwf – ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato per interrompere la costruzione di un impianto di risalita dal lato del monte Cupolino, fra La Polla e il lago Scaffaiolo. Il ricorso, dopo la bocciatura del Tar, è stato respinto anche dal Consiglio di Stato: di fatto, si tratta di un via libera alla costruzione della seggiovia.
Una seggiovia che dovrebbe sostituire due impianti già presenti, anche se per Vittorio Monzoni, che per il comitato ha seguito gli aspetti legali della vicenda, non è così: “Questo progetto è stato presentato ufficialmente come un ammodernamento dell’impianto già esistente, ma non è così. Per questo chiediamo innanzitutto che venga sottoposto alla valutazione di impatto ambientale” aveva detto in un’intervista ad Altreconomia. Proprio sulla valutazione di impatto ambientale si annoda la vicenda: per Comune di Lizzano in Belvedere e Regione Emilia-Romagna la valutazione non serve, visto che il nuovo impianto ne andrà a sostituire due già preesistenti.
Rischio ambientale
“In altri termini”, scrive il comitato sul proprio sito, il Consiglio di Stato “ha stabilito che una nuova seggiovia non è davvero nuova. Sapevamo che esistono delle discrepanze tra la lingua di Dante e il gergo del diritto amministrativo, tuttavia abbiamo creduto, pervicacemente, che la nostra azione legale fosse giustificata anche sul piano della legge, che la si potesse vincere, bloccando il progetto, e non solo contribuendo a ritardarlo, come siamo comunque riusciti a fare”. E ancora: “Sul piano sostanziale non ci pare una gran vittoria, quella della regione Emilia-Romagna. Una regione dove si potrà costruire una nuova seggiovia quadriposto, con tre stazioni, con arrivo a 1782 metri, in barba a tante belle parole sulla necessità di fermare la crisi climatica, il consumo di suolo, lo sperpero di energia e di denaro pubblico, la distruzione degli ecosistemi, il turismo insostenibile”.
Approfondimento: La neve, la nuova seggiovia, il turismo bianco. Vi raccontiamo il Corno alle Scale
I rischi legati all’impatto ambientale erano stati già palesati da diversi esperti e ricercatori del settore, come ad esempio Letizia Zanotti, botanica e ricercatrice dell’Università di Bologna oggi in pensione, che sempre ad Altreconomia ha detto come “la perdita dell’habitat, l’erosione del suolo, gli effetti sulla flora e sulla fauna porteranno a effetti negativi e irreversibili su un ambiente alto-montano quanto mai fragile e da proteggere”.
Il nuovo impianto
Il nuovo impianto sarà lungo 996 metri e prenderà il posto delle due linee attuali. Nel progetto è prevista l’eliminazione di un’area boschiva di oltre mille metri quadri e l’ampliamento della stazione a valle. Inoltre, porterà in una zona finora accessibile solamente a piedi: una massa di migliaia di persone al giorno dove prima non ne arrivava nessuna.
C’è poi la questione relativa alla realizzazione dell’impianto. Un problema non secondario, visto che la prima gara d’appalto bandita dal Comune di Lizzano, scaduta nel gennaio del 2024, era andata deserta. Il progetto ha un valore stimato di 6,5 milioni di euro: “Studieremo il da farsi con i nostri tecnici” aveva detto a BolognaToday l’ex sindaco Sergio Polmonari. L’attuale sindaca di Lizzano, Barbara Franchi, ha detto di essere “estremamente soddisfatta per la decisione del Consiglio di Stato”, tracciando una continuità con la precedente amministrazione. La nuova gara d’appalto, chiusa a maggio scorso, ha decretato la vittoria di un’azienda di Torino. Il costo del progetto nel frattempo è lievemente aumentato a quasi 7 milioni di euro e i contratti per l’assegnazione dei lavori dovrebbero essere firmati a breve, come confermato dalla stessa sindaca.
Giorni contati?
Infine, non certo per importanza, c’è la questione climatica. Circa un anno fa, grazie all’aiuto di Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo, scrivevamo come i giorni di neve effettiva sul Corno alle Scale siano diminuiti nel tempo. Nel rapporto di Legambiente ‘Nevediversa 2024’ relativo all’andamento delle precipitazioni a carattere nevoso e alla salute degli impianti sciistici, si legge: “Abbiamo contato 177 impianti temporaneamente chiusi, con una crescita di 39 unità rispetto al Rapporto precedente, mentre quelli aperti a singhiozzo sono saliti dagli 84 dell’edizione passata ai 93 di questa. I dismessi sono 260 a fronte dei 249 del Rapporto 2023 e gli impianti segnalati come sottoposti a ‘accanimenti terapeutici’ sono 214, più 33 dall’anno scorso. Smantellamenti e riutilizzi sono invece praticamente raddoppiati, anche se i numeri rimangono ancora piuttosto bassi: da 16 passano a 31”.
Come scrive la testata giornalistica di settore ‘L’AltraMontagna’, esistono dei parametri per capire quali comprensori possono ancora contare su una quota neve affidabile. Si tratta, come spiega Marco Albino Ferrari, scrittore e membro del comitato scientifico de L’AltraMontagna, di una quota “sopra la quale la copertura nevosa sta sopra i trenta centimetri per almeno cento giorni consecutivi. Dai 1750 metri dei decenni scorsi si è passati agli oltre 2000 di oggi. Non è solo importante che nevichi, ma che poi la stessa neve non fonda nel giro di poco”.
Ecco: il nuovo impianto al Corno alle Scale arriverebbe a 1.782 metri. La domanda sorge spontanea: ha senso investire in un’opera che potrebbe avere i giorni contati? La risposta sarebbe potuta arrivare all’interno della valutazione di impatto ambientale che Regione Emilia-Romagna e Comune di Lizzano hanno pensato, però, non fosse necessaria.
Iscriviti al canale Whatsapp di BolognaToday
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link