Il potenziamento dei collegamenti aerei è ormai un fiore all’occhiello dell’amministrazione regionale di Roberto Occhiuto, che proprio oggi sulla sua pagina Instagram ha dedicato un reel carico di orgoglio a tutte le rotte attivate nei tre scali calabresi nella nuova stagione estiva che inizierà ad aprile.
Per Reggio Calabria non ci sono novità: Ryanair conferma i voli già annunciati con l’arrivo del secondo aereo basato; a questi si aggiungono i collegamenti Ita Airways con Milano e Roma. Complessivamente 15 rotte, di cui una (Milano) servita da entrambi i vettori, e che nella winter che si sta concludendo avevano fatto segnare un sorpasso di collegamenti esteri rispetto a Lamezia. Questi numeri, insieme alla crescita record del Tito Minniti contrapposta al calo di traffico lametino, avevano generato mugugni e denunce di un maggiore interesse di Occhiuto per Reggio – e si intuisce perché pensando alle vicine elezioni comunali, sebbene, sgombrando il campo dalle illazioni maliziose, lo stesso presidente ha in passato ammesso di aver promosso personalmente l’aeroporto dello Stretto alla corte di Ryanair, convinto delle potenzialità dello scalo reggino agonizzante ma pur sempre sito nel cuore del Mediterraneo.
Il nuovo progetto al vaglio di Enac: obiettivo aprire il cantiere e finire la prima fase nel 2025
Stando alle varie dichiarazioni di Occhiuto, il feeling per Reggio della compagnia irlandese (che, ricordiamo, ha un contratto con Sacal per incentivare l’intero sistema aeroportuale regionale) avrebbe dovuto aprire la strada ad altri vettori. Finora non è accaduto ma anche restando solo in zona Ryanair, l’investimento della low cost per essere rafforzato necessita di un supporto infrastrutturale che il Tito Minniti, senza gli attesi interventi di adeguamento e riqualifica, non potrebbe comunque sostenere.
Lo stop forzato del progetto di ampliamento dopo la rescissione del contratto tra Sacal e il consorzio aggiudicatario dell’appalto ha purtroppo confermato questo rischio: nel prossimo operativo estivo sia Ryanair che altre compagnie (Luxair, Air Transat) si sono spostate a Lamezia, e oggettivamente Reggio, felicemente colonizzata dalle bandierine della società irlandese, non offre garanzie per la coabitazione di nuovi vettori.
Il restyling dello scalo reggino è condizione preliminare non più rinviabile per non sprecare il trend positivo dell’aeroporto dello Stretto, e pare che qualche buona notizia potrebbe arrivare entro la fine di febbraio. Il progetto rivisitato, molto più complesso e con un sensibile aumento dei costi, è al vaglio di Enac: ottenuta l’autorizzazione si potrà disporre l’affidamento al nuovo committente, e l’obiettivo del gestore è partire subito con il cantiere, al massimo nel mese di marzo, per concludere la parte principale dell’intervento nel 2025. Rispetto al passato, saranno accorpate due fasi di lavori in modo da consentire all’aeroporto di essere presto pronto ad accogliere maggiori volumi di traffico.
Opere che Sacal aveva programmato prima del debutto di Ryanair a Reggio, frenate dal contenzioso con l’appaltatore: ormai organizzata ugualmente, e persino raddoppiata, la base della compagnia low cost, il risanamento del Tito Minniti è salito di livello e nelle intenzioni dell’ad Marco Franchini si consegnerà alla città un’infrastruttura di standard europeo e adatta alle previsioni di sviluppo dello scalo.
Per sapere se davvero questo progetto avrà via libera occorre aspettare la conferenza di servizi e il responso autorizzativo di Enac. Nel frattempo è in corso la bonifica da eventuali residui bellici delle aree interessate, operazione che non era stata svolta dal precedente appaltatore.
Ryanair contesa tra Reggio e Lamezia, che guadagna i due hangar di manutenzione
Sulla carta, dunque, ci siamo: i tempi per vedere finalmente la partenza dei lavori dovrebbero essere brevi. Lo stallo del Tito Minniti ha però riacceso la querelle sulla gestione lametinocentrica del sistema aeroportuale. Mentre i ritardi si accumulavano per l’adeguamento dello scalo reggino, è stata una doccia fredda la decisione di Ryanair di aprire nell’aeroporto di Lamezia i suoi primi due hangar nel sud Italia, investendo qui altri 15 milioni di euro e creando circa 300 posti di lavoro specializzato (ingegneri e meccanici). Per una parte di questi tecnici, già reclutati dalla società Seas che si occupa della selezione del personale Ryanair, è iniziata una formazione finanziata anche dalla Regione Calabria con un contributo di 240.000 euro.
Come ha detto Eddie Wilson a Lamezia, negli hangar da 8100 mq si svolgeranno attività di manutenzione e non solo sulla flotta della compagnia, servendo l’intero territorio meridionale italiano. Insomma, da una parte Reggio con le due basi, dall’altra Lamezia che passa in vantaggio, perché oltre ai vettori basati ha ora l’importante sede di manutenzione dei mezzi (per consentire la realizzazione degli hangar Sacal ha disposto una subconcessione a titolo gratuito dell’area per 25 anni).
In riva allo Stretto le nuove conquiste dello scalo lametino vengono lette da molti come un tirare per la giacca Occhiuto, rimproverandogli di flirtare troppo con Reggio e il suo aeroporto che, appena rianimato, sta dimostrando di poter brillare e oscurare Lamezia. Una considerazione, questa, da inserire nel contesto più ampio dei 72 milioni stanziati dalla Regione nel lungo periodo fino al 2028 per attrarre compagnie aeree in Calabria. Di questa somma 38 milioni sono già stati ripartiti tra le annualità del piano industriale Sacal 2024-2026 ed è ovvio che la ricaduta su tre aeroporti non sarà uguale ma dipenderà dalle compagnie effettivamente presenti e le rotte attivate.
Gli interventi per l’intermodalità nel piano di fattibilità della Città Metropolitana
In una presunta penalizzazione dell’aeroporto reggino qualche indice si punta contro le istituzioni locali. Il tema stavolta è l’intermodalità, grande asset del Tito Minniti per la sua posizione strategica nel sistema dell’area metropolitana dello Stretto. Nel 2021 la Metrocity ha ottenuto 800mila euro dal ministero delle infrastrutture in origine per una nuova aerostazione lato mare. Un progetto oneroseo, perché lo scalo sarebbe più vicino al pontile abbandonato di Ravagnese e alla ferrovia, ma l’investimento dovrebbe essere ripagato da un traffico adeguato di una linea marittima diretta con corse aggiuntive rispetto a quelle esistenti tra i porti di Reggio e Messina.
Nel progetto di fattibilità affidato allo studio Artuso un anno fa l’idea è stata accantonata in favore di una riorganizzazione delle infrastrutture viarie del territorio reggino. La creazione dell’hub intermodale è perseguita attaverso nuovi percorsi di viabilità, aree parcheggio per i mezzi pubblici e anche di interscambio tra diverse tipologie di people mover, inoltre sono previsti spazi di sosta e transito pedonale e collegamenti con le ciclovie. Un intervento centrale è la realizzazione di infrastrutture di collegamento con i terminali ferroviari e soprattutto con la stazione fantasma chiamata “Reggio Calabria aeroporto” ma di fatto molto lontana dallo scalo, come hanno scoperto amaramente molti passeggeri dei nuovi voli.
Il riferimento alla Città Metropolitana si ricollega al protagonismo delle istituzioni reggine sulle esigenze e prospettive del Tito Minniti. Smaltito l’entusiasmo per i botti di Ryanair, il futuro dell’aeroporto dello Stretto dipende da quanto la Regione e Sacal vorranno metterlo in condizioni di non fermarsi nuovamente se o quando la compagnia irlandese non sarà più impegnata contrattualmente in Calabria. Gli enti del territorio non hanno rappresentanza nella società di gestione aeroportuale calabrese, ma guardando agli scenari cruciali dei prossimi mesi dovranno farsi parte attiva evitando che il rilancio del nostro scalo finisca nel tritacarne in apparenza campanilistico ma in realtà politico della “rivalità” tra Reggio, Lamezia e Crotone.
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