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La terza commissione presieduta dal consigliere Alberto Gentili, in occasione del secondo incontro sulle problematiche relative all’emergenza abitativa, ha messo a tema l’impatto sulla città degli studenti universitari fuori sede. Hanno partecipato la responsabile del Campus universitario Antonella Mattioli e Patrizia Mondin per la ErGo, il presidente della Serinar Stefano Versari e l’assessora Paola Casara.
“I dati riportati aprono ad uno scenario sconosciuto ai più – premette Maria Cristina Terenzi, presidente della Consulta comunale delle associazioni delle famiglie -. Si calcola che gli studenti universitari fuori sede siano tra i 3.000 e 3.300. Patrizia Mondin ha reso noto che ErGo sta mettendo a disposizione 184 posti letto assegnati sulla base dei criteri delle difficoltà economiche e dei meriti dello studente, aggiunge poi che il prossimo anno dovrebbero essere disponibili altri 30 posti letto. Serinar, società consortile di cui il Comune è socio, ha disponibili 99 posti letto reperiti in abitazioni messe a disposizione da privati e offerte da Serinar agli studenti a prezzi calmierati”.
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L’assessora Casara ha precisato che l’Amministrazione comunale sta valutando alcune ipotesi legate al Pnrr, come ad esempio recuperare lo studentato San Francesco con 63 posti letto, l’hotel Della Città e alcuni immobili di proprietà dell’Università. “E’ facile calcolare che sul libero mercato i posti letti occupati dagli studenti universitari fuori sede siano circa 3.000 ed è difficile credere che le ipotesi legate al Pnrr, se venissero realizzate superando le varie criticità accennate dall’assessora Casara, possano effettivamente migliorare nei prossimi anni l’emergenza abitativa universitaria”, sostiene Terenzi.
“Ma se anche ciò fosse, non sfugge a nessuno che le legittime esigenze degli universitari si ripercuotano pesantemente sulla città determinando non solo l’aumento dei prezzi degli affitti, ma anche il diffuso orientamento dei proprietari di locare il proprio appartamento solo agli studenti respingendo le giovani famiglie forlivesi, quelle che si trasferiscono in città per motivi di lavoro, o chi proviene non solo da paesi stranieri, ma anche da altre regioni d’Italia – continua Terenzi -. L’emergenza abitativa universitaria non determina, ma alimenta la ben nota emergenza abitativa della città”.
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“Potrebbe sembrare una “guerra tra poveri” senza soluzione, ma aderendo alla sollecitazione del presidente della terza commissione, Versari non si è fermato all’operato della Serinar, ma ha proposto di cambiare ottica e riconoscere l’Università come un “bene comune” e una “componente rilevante del “capitale territoriale””. Allargando ulteriormente l’orizzonte dall’università alla città ha aggiunto che “l’insediamento universitario e formativo nel territorio è strumento “potente”, per riconoscere e valorizzare le potenzialità di contesto, arricchendo il capitale umano e territoriale della comunità, promuovendo l’economia territoriale”.
Infine indica il metodo citando don Milani al termine della sua relazione: “ Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. “La parola “insieme” racchiude tutti i soggetti protagonisti: famiglie, stranieri, lavoratori fuori sede, universitari, proprietari di case case, enti che supportano l’università a livello regionale e provinciale, l’Amministrazione comunale – prosegue Terenzi -. La politica non si riferisce dunque ad un ambito in cui si contrappongono una pluralità di interessi ideali e materiali divergenti, e non è neppure l’arte della conquista e della regolamentazione del potere, ma ricerca del bene comune e strumento per la realizzazione della vita virtuosa del cittadino”.
“Una visione lungimirante delle politiche abitative dunque guarda contemporaneamente a tutti gli abitanti della città ascoltando istanze, cercando suggerimenti, individuando molteplici interventi il più possibile complementari tra loro – sostiene la presidente della Consulta delle associazioni famigliari -. Con questa ottica la Consulta sta già elaborando delle proposte. In città sono tante le case in vendita è quindi auspicabile un fondo comunale di garanzia verso gli istituti creditizi per le giovani coppie, anche quelle che si sono formate in università e che intendono acquistare la prima casa, ma non hanno le condizioni necessarie per accedere a mutui”.
“Sono tanti i vecchi edifici abitati da uno o due inquilino per lo più anziani, è quindi auspicabile, ove sia possibile, l’aumento dell’indice di edificabilità, per aumentare il numero degli ambienti e permettere la locazione di uno o più posti letto a studenti fuori sede, o permettere la ricomposizione famigliare tra generazioni (in questi casi prevedere ulteriori benefici per chi affitta posti letto o l’ abitazione lasciata vuota) – viene aggiunto -. Anche una casa non abitata costa, sono quindi auspicabili benefici fiscali per i proprietari di case sfitte da almeno 6 mesi che stipulino nuovi contratti di locazione. Si dovrebbe promuovere la formula dell’affitto a riscatto per gli immobili invenduti e vuoti di chi si è trasferito in altra città o non ha eredi a cui lasciare l’immobile”.
“Infine si dovrebbe promuovere un realistico piano d’investimento “sul mattone”, perchè un inquilino non deve ripagare il costo d’acquisto della casa o di una manutenzione straordinaria, ma quanto meno garantire la non svalutazione del capitale investito – conclude Terenzi -. Infine tanti studenti fuori sede che abitano nei pressi del centro storico sono in gran parte privi di un proprio mezzo di trasporto, il che comporta l’urgenza di una rivisitazione dei servizi e del commercio nel centro storico portando benefici culturali e logistici anche ai residenti”.
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