Tanti soldi per il futuro di Taranto

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“Il Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in qualità di Autorità di Gestione del Programma Nazionale Just Transition Fund Italia 2021-2027 (PN JTF), ha ufficialmente approvato il Piano Esecutivo della Regione Puglia per la Provincia di Taranto”. Così recita la nota della Regione Puglia, che con una comprensibile enfasi ha sottolineato come “l’approvazione segna un passaggio fondamentale per l’attuazione degli interventi volti a sostenere la transizione ecologica e sociale della provincia di Taranto, uno dei territori maggiormente coinvolti nella riconversione industriale prevista dal Fondo per una Transizione Giusta dell’Unione Europea”.
Inoltre, “il Piano Esecutivo, elaborato dall’Organismo Intermedio Regione Puglia in collaborazione con l’Autorità di Gestione del Programma, prevede in questa fase un investimento complessivo di 750,8 milioni di euro destinati a una serie di interventi chiave nei settori della produzione energetica da fonti rinnovabili, dello sviluppo della filiera dell’idrogeno, del sostegno alla ricerca e innovazione, della diversificazione economica e produttiva, del rafforzamento delle infrastrutture sociali e della formazione per i lavoratori e per i giovani alle prese con le conseguenze dei processi di transizione”.
Insomma, una buona notizia seppur è ormai da oltre un decennio che la nostra terra attende finalmente una svolta all’indomani della famosa inchiesta ‘Ambiente Svenduto’ che svelò con tutto il suo fragore le nefandezze compiute ai suoi danni e soprattutto ai danni dei cittadini.
Tra le misure più significative del Piano, si legge ancora nella nota, “lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde e delle energie green; progetti innovativi per la transizione ecologica e tutela delle risorse naturali, tra cui interventi di bonifica e riqualificazione ambientale e tutela delle risorse naturali; sostegno alle imprese e start-up innovative, con incentivi per la diversificazione economica e la creazione di nuove attività imprenditoriali; progetti di ricerca per la transizione e diversificazione dell’economia locale; programmi di formazione e riqualificazione rivolti alle fasce deboli della popolazione e ai lavoratori colpiti dagli effetti della transizione; servizi di cura e di carattere sociale”.
Un bel po’ di obiettivi da centrare che, è bene ricordarlo ancora, sono forti di una dotazione poco sotto il miliardo di euro. Con due paletti: il 70% delle risorse vanno programmate e spese entro il 2026, il restante 30% entro il 2029, come invece ricorda la CGIL ad esempio. Proprio il sindacato territoriale, infatti, pur salutando con favore l’annuncio della Regione Puglia sull’approvazione del Piano Esecutivo Territoriale da parte del Governo, pone un quesito fondamentale: d’accordo gli obiettivi ma al momento mancano di dettagli. Come dire: bene i titoli, mancano gli approfondimenti. Almeno sinora.
Perchè, come si evince, i tempi sono davvero ristretti, un po’ come accaduto per i Giochi del Mediterraneo, e non è proprio il caso di perdere troppo terreno nella corsa a una sorta di rivoluzione socio-economica che segni un futuro meno avvelenato del territorio.
Non va dimenticato, infatti, che la sofferenza è palese ed è sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, cassintegrati, economia fragilissima, poche prospettive – e la finiamo qui – caratterizzano questa fase storica della città e della sua provincia. Quel che preoccupa è che proprio in questa fase in cui si decidono le sorti, ad esempio, dell’ex Ilva, si parli poco o solo ai margini dei tanti lavoratori che non hanno più certezze: quanti ne saranno sacrificati – tra diretti e indotto – nel passaggio di consegne dello stabilimento siderurgico? E quanti se ne potranno rioccupare altrove? Senza contare che l’attuale crisi economica del territorio coinvolge anche altri settori, quali il commercio ad esempio: quante imprese hanno chiuso in questi anni? E quanti dipendenti sono rimasti a casa?
Dunque, la situazione è davvero molto complessa, a cui va aggiunta la grande incertezza politico-amministrativa della città-capoluogo. Il rischio di montagne russe nella programmazione delle risorse del Just Transition Fund è elevato, perché sono tante le variabili, non ultimi gli appetiti dei senza scrupoli che non mancheranno di certo.
La speranza è che finalmente si possa disegnare un domani migliore per questa sfortunata terra. Ci vorrà del tempo per vedere risultati, certo. Ma è fondamentale intraprendere la strada giusta, mettendo da parte qualunque pregiudizio e soprattutto evitando sgomitate, oltre che figuracce come, appunto, nel caso dei gravi ritardi per i Giochi del Mediterraneo. La politica locale sappia fare la sua parte, in sostanza, per quel che le compete pur scansando per quanto possibile le prevaricazioni, visto che la torta da spartire è bella grande ed è facilmente intuibile come oltre le Cheradi vorranno sguazzarci a piene mani.
In definitiva, Taranto può sperare? Sì, nonostante gli errori del passato e tutte le sue fragilità. Gli attori protagonisti saranno in grado di scrivere un futuro migliore e gestire al meglio le risorse? Ecco, incrociamo le dita e preghiamo…



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