Il primo ministro slovacco, Robert Fico, sarà prossimamente in Italia, Paese i cui rapporti con Bratislava sono “molto rilevanti” perché Roma è “un importantissimo partner economico” per la Slovacchia ma anche “un partner di collaborazione a tutti i livelli”. Lo ha detto il ministro degli Esteri slovacco, Juraj Blanar, ad “Agenzia Nova”. I rapporti bilaterali esistenti, che il ministro ha definito “già ottimi”, sono stati rinsaldati dalla recente visita in Italia del presidente slovacco Peter Pellegrini, accompagnato da una nutrita delegazione. Durante la visita è stato firmato il 15 gennaio un importante accordo di collaborazione tra la società newcleo e le aziende slovacche Javys e Vuje in materia di fornitura di piccoli reattori modulari (Smr) “in grado di usare il combustibile nucleare esausto e già presente in Slovacchia”. “La Slovacchia, dopo la Francia, è il secondo Paese a sostenere questo tipo di energia”, ha affermato Blanar. “I nostri rapporti bilaterali si stanno allargando per quanto riguarda lo sviluppo della collaborazione a livello universitario. E anche nell’ambito economico mi preme sottolineare che in Slovacchia ci sono oltre 400 aziende italiane, che creano posti di lavoro”, ha continuato il ministro.
Per Blanar, è nell’interesse di Bratislava garantire la presenza di aziende slovacche in Italia: “Durante la visita del presidente Pellegrini sono avvenuti numerosi incontri per promuovere questo tipo di collaborazione”. Alla visita del capo dello Stato slovacco, avvenuta a metà gennaio, seguirà prossimamente una visita del primo ministro Fico “per ampliare ulteriormente la cooperazione esistente, soprattutto in termini di energia, di forniture di gas, di petrolio e di combustibile nucleare”. “È nell’interesse della Slovacchia acquistare il gas dall’Algeria, il quale potrebbe transitare attraverso il gasdotto presente sul territorio italiano”, ha osservato Blanar. “Un ulteriore esempio degli ottimi rapporti tra Italia e Slovacchia è avvenuto a Piazza Venezia, dove ho deposto una corona in ricordo del generale Milan Rastislav Stefanik, il primo a portare la bandiera ceco-slovacca alle legioni che hanno combattuto nella Prima guerra mondiale in Italia. L’Italia è stato il primo Paese che ha riconosciuto la sovranità della Ceco-Slovacchia dopo la Prima guerra mondiale”, ha ricordato.
Blanar è stato lunedì scorso a Roma per partecipare a una riunione con gli omologhi del Gruppo degli Amici dei Balcani occidentali (Italia, Austria, Croazia, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia) e dei Paesi della regione (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia). La Slovacchia è stata sin da subito “molto attiva” nella stabilizzazione dei Balcani occidentali ed “è stato un piacere per la Slovacchia far parte del Gruppo dal 2023”. Bratislava considera i Paesi della regione “un po’ dimenticati” nel processo di allargamento europeo ed è nel suo interesse “richiamare l’attenzione” verso l’area balcanica. “È la quarta volta che partecipo agli incontri di questo gruppo” e “i progressi sono evidenti”, ha detto Blanar, evidenziando la significativa presenza dell’Alta rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, e della commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, alla riunione. “Sono convinto che gli sforzi del gruppo nell’ultimo anno abbiano già portato tantissimi risultati, a partire dalle lettere inviate recentemente alla Commissione europea per sollecitare un’accelerazione dei negoziati con i Paesi dei Balcani occidentali. Alla luce di ciò sono già stati aperti negoziati con la Bosnia Erzegovina”, ha proseguito il ministro degli Esteri slovacco. Nel quadro del Gruppo degli Amici dei Balcani occidentali, la Slovacchia chiede una maggior frequenza di incontri e negoziati simili proprio per accelerare le decisioni.
Blanar ha sottolineato la presenza della Slovacchia in Eufor Althea, la missione dell’Ue in Bosnia Erzegovina, e in Eulex, la missione civile dell’Ue in Kosovo, ma ha anche affermato che presto, dopo 15 anni, la Slovacchia tornerà ad avere una presenza nella missione della Nato in Kosovo, Kfor, plausibilmente tra la primavera e l’estate del 2025. “Saranno inviati 60 militari e questo numero dovrebbe aumentare progressivamente fino a 150. Questo perché la Slovacchia ritiene che la sicurezza sia fondamentale”, ha spiegato Blanar. “Anche eventuali futuri investitori dovrebbero contribuire allo sviluppo economico del Paese” e “dal mio punto di vista è molto importante lo strumento che la Commissione europea ha approvato per promuovere il piano di crescita dei sei Paesi (dei Balcani occidentali) in attesa dell’adesione. Si tratta di sei miliardi di euro stanziati per accelerare e promuovere il processo di adesione. Questo, credo, anche grazie alle iniziative del Gruppo degli Amici dei Balcani occidentali”, ha proseguito il ministro.
Recentemente, i rapporti della Slovacchia si sono invece ulteriormente complicati con un altro Paese fortemente interessato all’adesione europea: l’Ucraina. Il ministro Blanar ha voluto fare “un excursus dettagliato” degli eventi che hanno condotto a questo esito, relativo alla sospensione del transito di gas attraverso l’Ucraina. La Slovacchia, ha spiegato, era consapevole che a fine dicembre 2024 l’Ucraina non avrebbe rinnovato il contratto per il transito con la Russia e, per questo motivo, “ha cercato intensamente di negoziare con il governo di Kiev”. Il premier ucraino, Denys Shmyhal, “ha sempre rassicurato la Slovacchia sul fatto che il Paese si sarebbe potuto preparare al transito di gas proveniente dall’Azerbaigian e da altri Paesi”, ha proseguito Blanar. Tuttavia, il 19 dicembre, durante il vertice del Consiglio europeo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha dichiarato che gli accordi presi con il premier Shmyhal sarebbero stati nulli”, secondo la ricostruzione del ministro. Per Bratislava si è trattato di una decisione “incomprensibile” visto che la Slovacchia si stava già predisponendo a un nuovo scenario.
“Perdendo la possibilità di far transitare il gas russo attraverso l’Ucraina, e poi attraverso la Slovacchia, in direzione di altri Paesi europei, Bratislava si è vista privare di mezzo miliardo di proventi dal transito”, ha spiegato Blanar. Zelensky ha successivamente offerto alla Slovacchia che questa somma le venisse corrisposta tramite i rendimenti degli asset russi congelati, ma solo in cambio del sostegno di Bratislava all’adesione dell’Ucraina alla Nato. La Slovacchia, tuttavia, ha rifiutato. Zelensky ha quindi respinto “qualunque altra possibilità di negoziati a livello di capi di governo”. “La Slovacchia ha cercato di avvertire l’Ucraina delle gravi conseguenze e dell’impatto che la sospensione del transito del gas russo avrebbe avuto, non solamente per la Slovacchia ma anche per altri Paesi e per l’Ucraina stessa, in quanto sarebbero venute a mancare anche tecnologie importanti per il transito”, ha detto Blanar. “L’impatto in termini monetari sarebbe stato molto grave anche per altri Paesi. Analisti slovacchi hanno calcolato che le perdite possono arrivare a 70 miliardi di euro per altri Paesi, ma analisti britannici hanno stimato addirittura perdite fino a 650 miliardi nel biennio 2025-2026”, ha aggiunto.
“La Slovacchia ha successivamente chiesto all’Ue di rappresentare gli interessi propri e dell’Ungheria in tema di transito del gas. Solamente dopo l’intervento dei rappresentanti dell’Ue, Zelensky ha accettato la possibilità di far transitare il gas proveniente dall’Azerbaigian”, ha precisato Blanar. “Devo aggiungere che l’Ucraina attualmente ha poche risorse e l’inverno non è ancora finito. L’Ucraina sta al 10 per cento delle risorse di gas e deve acquistare da altre fonti. Oggi il gas arriva da altri fornitori ma è cambiato il costo: da 30 euro per megawattora si è passati a 60 euro”, ha detto il ministro. “I negoziati continueranno a livello della Commissione europea, rappresentata dal commissario per l’Energia Dan Jorgensen. Devo dire che l’Ucraina, comportandosi in questo modo e allo stesso tempo chiedendo l’adesione all’Ue, non sta adempiendo i requisiti richiesti: l’accordo di adesione prevede l’impegno di far transitare il gas attraverso il proprio territorio”, ha continuato Blanar, aggiungendo che Bratislava sta negoziando, tra gli altri, con la Turchia per ottenere il transito di gas dall’Azerbaigian per tramite del gasdotto Turkish Stream.
Nella sua intervista a “Nova”, Blanar ha toccato anche il tema del raffreddamento dei rapporti con la Repubblica Ceca. Il ministro ha ribadito che i rapporti con Praga “sono stati, sono e continuano a essere unici, data la nostra storia in uno Stato sovrano comune: la Ceco-Slovacchia”. L’anno scorso il governo ceco ha deciso di sospendere le riunioni intergovernative con Bratislava alla luce di divergenze di politica estera, in primis la guerra d’aggressione russa in Ucraina. Praga “non ha visto di buon occhio i miei incontri con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ma ho continuato a compiere colloqui anche con il governo ucraino, importanti anche per la Repubblica Ceca per risolvere la questione del gas”, ha affermato Blanar. La guerra “ha provocato una tensione notevole nella comunicazione tra i nostri due Paesi. La questione riguarda soprattutto la fornitura di armi. Per la Slovacchia non esiste una soluzione militare al conflitto e fornendo armi non si arriva alla vittoria di un Paese o dell’altro. Occorre trovare piuttosto una soluzione diplomatica. La Slovacchia si è rifiutata di continuare a fornire sistemi di difesa all’Ucraina e ha promosso negoziati di pace”, ha ricordato il ministro degli Esteri. I rapporti tra la Slovacchia e la Repubblica Ceca, tuttavia, “non saranno mai danneggiati o minacciati dalla politica perché queste relazioni, oltre alla storia comune, riguardano anche i rapporti personali tra le famiglie ceche e slovacche, tra parenti che vivono in entrambi i Paesi, i rapporti interculturali e su altri livelli”.
In questa prospettiva, “posso assicurarvi che nonostante la sospensione di queste consultazioni continuano comunque incontri bilaterali su altri livelli, ad esempio tra i presidenti dei Paesi del Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) recentemente avvenuti in Polonia. Il presidente ceco e quello slovacco, Petr Pavel e Peter Pellegrini, si sono incontrati, così come continuano a incontrarsi, per esempio, i ministri dell’Economia e dell’Istruzione. Io stesso ho ricevuto l’anno scorso il mio omologo ceco, Jan Lipavsky. Su suo invito il 18 febbraio sarò a Praga per negoziati bilaterali, nei quali firmeremo anche un memorandum congiunto su una più stretta cooperazione tra i ministeri degli Esteri della Repubblica slovacca e della Repubblica ceca”, ha precisato. “Sono convinto che con l’avvicinarsi delle prossime elezioni ceche in autunno questo contrasto possa diventare una questione del passato e che i nostri rapporti positivi, che abbiamo e manteniamo gli uni con gli altri, proseguiranno”, ha concluso il ministro Blanar.
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