Dalla Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, un invito a riflettere sui 79kg di cibo che ogni persona butta all’anno
Si celebra oggi, 16 febbraio, la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili: una manifestazione, ideata nel 2005 e istituita dal Parlamento con la Legge n. 34/2022, che punta a diffondere la cultura della sostenibilità ambientale, del risparmio delle risorse e della lotta allo spreco.
Una questione etica, certamente. Ma anche una questione sociale ed economica: secondo il Food Waste Index Report 2024 e i dati diffusi dall’Osservatorio Waste Watcher, nel mondo sono oltre 1 miliardo le tonnellate di cibo sprecato in un solo anno. Di questo miliardo, circa il 60% si perde nei consumi delle famiglie, nei cui frigoriferi c’è cibo a sufficienza per dare 1,3 pasti al giorno ad ogni persona colpita dalla fame, nel mondo; il 28% nel settore della ristorazione e il 12% nel settore della vendita al dettaglio. Si tratta di cifre enormi: basti pensare che lo spreco alimentare si traduce in circa 1.000 miliardi di dollari dispersi ogni anno e una mole di emissione di gas serra pari a quasi 5 volte le emissioni totali dell’intero traffico aereo.
Per questo è importante attivarsi per contrastare lo spreco di cibo.
In Italia esiste la legge n. 166/2016, più conosciuta come “legge Gadda”: una norma all’avanguardia rispetto a molti Paesi europei, che prevede una serie di misure per incentivare la redistribuzione delle eccedenze alimentari, ridurre la produzione di rifiuti e estendere il ciclo di vita dei prodotti con finalità di riuso e riciclo. Eppure, servono sforzi ulteriori: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Waste Watcher, infatti, nel nostro Paese lo spreco alimentare è in crescita. Le probabili cause di questa crescita sono: una maggiore deperibilità del cibo economico e di minore qualità; una scarsa programmazione nella spesa; le dimenticanze; la mancanza di tempo e di inventiva per riciclare gli avanzi in ricette gradevoli.
E se la geografia dello spreco in Italia vede un Nord più virtuoso (la perdita è di circa 526 g di cibo pro-capite a settimana) e un Sud e un Centro più spreconi (rispettivamente con 713 g e 640 g di cibo eliminati a testa nei sette giorni), nel complesso nell’ultimo anno abbiamo buttato quasi il 10% in più di cibo di un anno fa: ognuno di noi è passato in media dallo sprecare 566 g di cibo a settimana di un anno fa a buttarne 618 g, ossia oltre 200 grammi in più di cibo sprecato ogni mese.
Un fenomeno in netta controtendenza rispetto a quanto, invece, servirebbe per rispettare gli impegni richiesti dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, secondo cui al 2030 lo spreco pro-capite si dovrebbe attestare a 369,7 grammi settimanali: per raggiungere questo risultato, occorrerebbe che tutti tagliassimo gli sprechi, ogni anno da qui al 2029, di circa 50 grammi a settimana a testa.
Buoni esempi vengono dal Giappone e dal Regno Unito, che hanno ridotto lo spreco alimentare rispettivamente del 31% e del 18%. Il Giappone dal 2008 conduce annualmente sondaggi, promossi dal ministero dell’Ambiente, per individuare le criticità e mettere in campo misure specifiche per contrastare lo spreco. Il Regno Unito, invece, dal 2005 promuove un’iniziativa, finanziata da governo e settore privato, con attività che vanno da campagne di formazione per il settore della ristorazione fino alla ridistribuzione del cibo in eccesso.
Si tratta di misure tra quelle suggerite dal Rapporto dell’Unep per diminuire lo spreco alimentare: aumentare i dati raccolti, rafforzare la cooperazione tra pubblico e privato, continuare a lavorare per migliorare le politiche pubbliche e promuovere una cultura della sostenibilità.
Altri suggerimenti pratici vengono dalla campagna Food4Future, che il WWF promuove per modificare i sistemi alimentari dalla produzione al consumo, rendendoli più resilienti, inclusivi, sani e sostenibili, tenendo conto delle necessità umane e dei limiti del Pianeta. Di tutti i sistemi umani che utilizzano le risorse naturali, infatti, quello maggiormente responsabile della crisi ecologica attuale è il nostro sistema alimentare. Il dato più significativo è l’80% della perdita di biodiversità globale, causata dall’agricoltura e dal sistema alimentare globale: ciò vuol dire che sono stati persi circa 8 esseri viventi su 10 di quelli che abitavano fiumi, laghi, mare, terra. Qualcosa mai successo prima nella storia.
Non si può trascurare, inoltre, che il cibo è la principale leva in grado di garantire la salute delle persone. Si calcola infatti che nel mondo 1 morte su 5 sia dovuta ad un’alimentazione sbagliata. Oggi gli italiani, inclusi i giovani, non rispettano più un regime alimentare basato sui principi della Dieta mediterranea, ma “deviano” verso scelte non sostenibili, come l’aumento del consumo di prodotti non di stagione e di alimenti altamente processati. Il che porta il nostro Paese ad avere quasi 4 bambini su 10 colpiti da sovrappeso o obesità: tra i tassi più alti in Europa.
Secondo Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia, “lo spreco è anche una questione di comportamenti: serve l’attivazione dei cittadini perché ancora oggi lo spreco alimentare avviene principalmente all’interno delle mura domestiche. Abbiamo bisogno di pianificare correttamente i nostri consumi, ossia la spesa che facciamo, leggere scrupolosamente le etichette delle scadenze, comprendere l’uso corretto del frigorifero e dei suoi settori. Anche quest’anno, continuiamo a sprecare frutta fresca, pane, verdura, insalate, alimenti con un alto valore nutrizionale, alla base della dieta mediterranea. Questo è un aspetto che dovrebbe farci riflettere e agire, perché mangiare male, con diete squilibrate, ha un impatto sulla nostra salute e sui costi sanitari”.
Sensibilizzare contro lo spreco alimentare vuol dire, quindi, far comprendere alle persone la connessione tra le loro azioni a tavola e la perdita di natura e di salute che le scelte meno responsabili possono comportare. Se il cibo è la leva più potente per migliorare la salute umana e degli ecosistemi, le singole scelte di ognuno di noi hanno l’enorme potenzialità di modificare le sorti del futuro per noi e per il Pianeta.
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