È finito l’incontro tra i leader europei sulla guerra in Ucraina

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Lunedì a Parigi c’è stato un incontro d’emergenza tra i principali leader europei sulla guerra in Ucraina, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron proprio mentre gli Stati Uniti stanno portando avanti discussioni con la Russia sulla fine della guerra senza coinvolgere né l’Ucraina né l’Europa. Martedì è infatti previsto il primo incontro tra una delegazione statunitense e una russa sull’Ucraina a Riad, in Arabia Saudita, senza la partecipazione dell’Ucraina o di rappresentanti dell’Unione Europea.

Prima dell’inizio dell’incontro, Macron ha avuto un colloquio telefonico con Trump. La riunione è iniziata verso le 16 all’Eliseo, la sede istituzionale della presidenza francese, ed è terminata poco dopo le 19:30: ancora non si sa cosa è stato deciso, o se è stato deciso qualcosa. La sua organizzazione improvvisa è vista come una risposta politica alla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler negoziare da solo il cessate il fuoco con Vladimir Putin. Almeno nelle intenzioni, l’obiettivo era discutere un piano d’azione che consenta all’Europa di non rimanere esclusa dalle decisioni.

All’incontro di Parigi hanno partecipato presidenti e primi ministri di Germania, Polonia, Danimarca, Regno Unito, Spagna e Paesi Bassi. Ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Oltre a lei, sono intervenuti la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, quello del Consiglio Europeo António Costa, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte.

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La posizione di Meloni è stata riassunta in una nota diffusa da Palazzo Chigi in cui, tra le altre cose, la presidente del Consiglio ha espresso il suo scetticismo nei confronti dell’incontro, come avevano già ricostruito diversi giornali italiani. Tra le altre cose, Meloni ha detto che il vertice convocato da Macron è stato perlopiù «interlocutorio» e poco rilevante, soprattutto per i limiti del suo «formato», che ha escluso dai colloqui molti paesi dell’Unione.

A suo dire sarebbe stato politicamente più rilevante un Consiglio Europeo straordinario (cioè la riunione dei 27 capi di stato e di governo dell’Unione Europea), invece che un incontro con pochi paesi scelti e senza un valore internazionale riconosciuto. Per Meloni inoltre era poco ragionevole che non partecipassero i capi di governo dei paesi baltici, che sono maggiormente interessati da quello che fa la Russia perché ci confinano. Meloni ha anche proposto di coinvolgere nei colloqui gli Stati Uniti.

Il primo leader a lasciare la riunione è stato, verso le 18:30, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, secondo cui non dovrebbero esserci divisioni tra Stati Uniti e Unione Europea, aggiungendo che l’Ucraina potrà continuare a contare sul sostegno europeo e che i leader si opporrebbero a qualsiasi accordo imposto al paese senza consultarlo. Sempre lunedì Keith Kellogg, l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, ha detto che «nessuno imporrà nulla al leader di una nazione sovrana» riferendosi a Zelensky.

Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiesto agli Stati Uniti di garantire una «rete di sicurezza» per l’Ucraina anche dopo l’eventuale fine della guerra, e ha annunciato che la prossima settimana incontrerà Trump a Washington per discutere di questo aspetto.

L’incontro di Parigi serviva anche a discutere su quali garanzie di sicurezza potrebbe dare l’Europa all’Ucraina dopo un’eventuale fine della guerra, inclusa la possibilità di un’adesione automatica del paese alla NATO in caso di una chiara violazione del cessate il fuoco da parte della Russia, un’idea promossa da alcuni senatori statunitensi e sostenuta da diversi leader europei, come il presidente finlandese Alexander Stubb. Si riteneva anche che potesse l’occasione per decidere come rispondere all’eventuale richiesta degli Stati Uniti di impiegare truppe di paesi europei in caso di cessate il fuoco, per garantirne il rispetto, ma questo aspetto è stato definito prematuro da Scholz.

Giorgia Meloni arriva all’Eliseo, il 17 febbraio (AP Photo/Aurelien Morissard)

Domenica Keir Starmer, il primo ministro britannico, ha detto che se dovesse esserci un accordo per la fine della guerra in Ucraina il Regno Unito è disposto a schierare i propri soldati sul territorio ucraino in funzione di peacekeeping, come viene chiamata l’attività per prevenire la violazione degli accordi di pace attraverso il dispiegamento di un esercito neutrale (solitamente un contingente delle Nazioni Unite). Anche il governo svedese lunedì ha detto che sarebbe disposto a farlo.

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La scorsa settimana Trump aveva detto di aver parlato al telefono con il presidente russo Putin e di aver concordato con lui l’inizio delle discussioni per negoziare la fine della guerra russa in Ucraina, il cui governo è stato informato della telefonata solo in seguito. Solo dopo la telefonata con Putin, infatti, Trump ha parlato anche con il presidente ucraino Zelensky. Quest’ultimo venerdì aveva poi incontrato il vicepresidente statunitense JD Vance e Rubio alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un evento annuale a cui partecipano anche altri leader europei e mondiali. L’incontro era piuttosto atteso, ma non aveva avuto conseguenze rilevanti.



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