cosa dice il nuovo rapporto Ismu

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L’integrazione degli stranieri nel mercato del lavoro italiano resta una questione complessa, con progressi limitati e persistenti disuguaglianze. Nonostante l’aumento della popolazione straniera, il calo dell’occupazione e il fenomeno del “lavoro povero” evidenziano le difficoltà legate all’inserimento lavorativo, in particolare per le donne e i giovani.

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Il panorama migratorio in Italia continua a evolversi, con importanti cambiamenti nel numero di residenti stranieri, nelle modalità di ingresso e nelle difficoltà affrontate dalle persone migranti. Il contesto occupazionale degli stranieri in Italia continua poi a essere un tema centrale nelle politiche migratorie e sociali del paese, e il trentesimo rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu, presentato recentemente, ne offre una panoramica aggiornata. Le cifre infatti sembrano parlare chiaro: nonostante ci sia una crescita significativa della popolazione straniera, il tasso di occupazione continua invece a essere un problema, così come la scarsità di accesso a lavori qualificati.

Il calo dell’occupazione e il fenomeno del “lavoro povero”

Negli ultimi anni, si è registrato un calo significativo nella percentuale di stranieri occupati in Italia. Nonostante un aumento complessivo del numero di lavoratori migranti, il tasso di occupazione è infatti diminuito dal 65,8% al 61,6% dal 2005 al 2023, con una flessione più marcata tra uomini e donne. Oggi, il tasso di disoccupazione tra gli stranieri si attesta al 15,5%, un dato che riflette le difficoltà legate all’integrazione lavorativa, particolarmente evidente nei settori meno qualificati. Gran parte degli stranieri continua infatti a concentrarsi in lavori a bassa qualifica, come dimostra il fenomeno del “lavoro povero”, che riguarda soprattutto le donne migranti. I dati mostrano che il 69,5% dei lavoratori stranieri regolarmente assunti è impiegato in settori a bassa qualificazione, come i servizi personali (30,4%), l’agricoltura (18%) e la ristorazione (17,4%). La concentrazione in questi settori è una diretta conseguenza della mancanza di una formazione adeguata e della scarsità di opportunità per accedere a ruoli più qualificati. Solo il 53,3% degli stranieri tra i 25 e i 64 anni possiede infatti un titolo di studi secondari superiori, un dato ben al di sotto della media italiana; la disuguaglianza tra laureati italiani e stranieri è poi evidente: solo il 12,4% degli stranieri ha una laurea, rispetto al 22,7% degli italiani.

Una delle problematiche principali rimane l’overqualification, ossia la situazione in cui i migranti, soprattutto quelli con laurea, si ritrovano a svolgere lavori poco qualificati. Nel 2023, il tasso di occupazione degli stranieri laureati è stato inferiore del 15,7% rispetto a quello degli italiani laureati, e solo il 20% dei laureati stranieri lavora in un settore ad alta qualificazione, contro il 70% dei laureati italiani. Un fenomeno che viene particolarmente accentuato tra i giovani, soprattutto tra le donne, che si trovano ad affrontare il mercato del lavoro con grandi difficoltà.

L’andamento delle richieste di asilo

Parallelamente al calo dell’occupazione degli stranieri, si assiste anche a una flessione nelle richieste di asilo e protezione internazionale. Sebbene vi siano stati picchi durante la guerra in Ucraina, dove le domande di asilo sono aumentate notevolmente, il numero complessivo di richieste sembra in diminuzione. Le politiche migratorie italiane e l’emersione della manodopera regolare hanno contribuito a un cambiamento nelle modalità di ingresso. Nel 2023, le richieste di asilo sono state inferiori rispetto agli anni precedenti, con un incremento soprattutto delle richieste per motivi familiari e di studio. Queste ultime sono aumentate del 9,4%, raggiungendo le 27mila unità. Il calo delle richieste di asilo si inserisce in un più ampio fenomeno di riduzione degli sbarchi, con un calo del 58% nel 2024 rispetto all’anno precedente. Nonostante questa flessione, il Mediterraneo continua però a rimanere una delle rotte più pericolose, con oltre 1.692 morti nel 2024, un dato che riflette le difficoltà di accesso a una vita dignitosa per chi cerca rifugio.

La popolazione straniera in Italia

La popolazione straniera residente in Italia è in continua crescita, con un incremento di circa 113mila unità nel 2023, che porta il numero totale di residenti stranieri a circa 5,75 milioni. Circa il 70% di questi residenti proviene da paesi non comunitari, con una netta predominanza di cittadini originari di Albania e Marocco. Dal rapporto si legge che la crescita non è solo dovuta ai flussi migratori, ma anche alle nascite, che, seppur in calo (50mila nel 2023), continuano a contribuire significativamente al saldo demografico. Anche il numero di cittadinanze italiane concesse ha visto un notevole incremento, con circa 214mila nuovi cittadini nel 2023. La Lombardia è stata la regione con il maggior numero di nuovi cittadini (25,1%), seguita dall’Emilia-Romagna e dal Veneto. L’analisi delle cittadinanze concesse rivela l’importanza delle comunità albanese e marocchina nella composizione della popolazione straniera italiana.





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