L’amministrazione dell’exclave in territorio svizzero è sotto tutela del ministero dell’Interno a causa del rischio default. L’obbligo di far cassa in tutti i modi ha portato alla cessione di un prestigioso immobile. I dubbi sull’operazione
Già nei primi atti del ministero dell’Interno che aveva messo sotto tutela massima il Comune di Campione d’Italia, si parlava testuale di «dissesto finanziario», ennesima fase della tribolata, disgraziata e forse alla lunga anche pure noiosa storia di questa comunque ricca, ricchissima exclave italiana della provincia comasca in territorio svizzero, popolata nei decenni anche da tanti gaglioffi, spie e spioni, doppio e triplogiochisti, contrabbandieri e ras del riciclaggio, e tanti residenti russi, finché potevano, innamorati del posto.
Il rischio di default dell’amministrazione locale si è concretizzato nonostante, al netto delle ridotte dimensioni (duemila scarsi gli abitanti nelle costose case sul lago di Lugano) essa, ovvero l’amministrazione locale, abbia bevuto e mangiato grazie agli infiniti proventi dello storico casinò, o anzi forse proprio a causa delle gestioni spericolate della casa da gioco. In ogni modo, per il medesimo Comune retto dall’anziano sindaco e commercialista assai noto a Milano Roberto Canesi, Comune lo ricordiamo sotto tutela del Governo e quindi gestito dall’Organo straordinario della liquidazione, la situazione finanziaria era e rimane così grave da rendere obbligatoria la cessione di qualsiasi cosa pur di far cassa. Ma qualsiasi sul serio. Cosa avvenuta con Villa Mimosa, che fu anche sede del Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia. Ebbene la magione è stata infine piazzata, dopo in verità anni in cui non se la filava nessuno, per 2 milioni di euro (forse pochi, qualcuno pensa già a speculazioni di sorta) alla società «Euro tecnica sviluppo sr».
Tutto bene? No, per niente. L’opposizione politica locale specie nelle figure di Simone Verda e Gianluca Marchesini, e insieme a essa il quotidiano La Provincia di Como, scavando scavando hanno scoperto che i reali vertici della società, e di conseguenza gli effettivi nuovi padroni di Villa Mimosa, hanno sede nello Stato americano del Delaware, uno dei Paradisi fiscali nel mondo, laddove la trasparenza dovrebbe essere comandamento a maggior ragione in questo contesto di Campione d’Italia. La società casa madre negli Stati Uniti si chiama «Forren bioliquids Llc» e sorge in località Wilmington, una città giustappunto del Delaware, Stato nella parte orientale della nazione, fra i più piccoli e meno popolati d’America.
In vari comunicati, l’amministratore unico dell’azienda il pavese Carlo Valeriano Pasquinetti di anni 46 ha escluso misteri, fumando parecchio d’ira cieca per quella che lui crede sia una campagna di delegittimazione orchestrata per danneggiarlo. Al Corriere per intanto risultano i seguenti dati: la «Euro tecnica sviluppo sr» è attiva nel campo delle locazioni immobiliari, è giovane (costituita nel gennaio 2023), risulta avere un ufficio anche a in zona Fiera a Milano associato a una delle abitazioni di Pasquinetti, ha un numero di dipendenti mai dichiarato; di 2.500 euro la quota versata come capitale sociale per avviare l’attività.
Un po’ di mistero, con buona pace dello stesso Pasquinetti, il quale rivendica il proprio dinamismo investendo su Campione d’Italia a differenza di mille altri che blaterano e non tirano fuori un quattrino, comunque alberga. Tutte le operazioni sono state firmate in uno studio notarile di Milano; la «Euro tecnica sviluppo srl» si occupa altresì di consulenza in materia di gestione delle risorse energetiche.
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