Continua a preoccupare l’attività sismica nei Campi Flegrei. Dopo le due scosse di terremoto di ieri sera, una alle 23.45 e alle 23.46, con un epicentro situato a soli cinque chilometri da Pozzuoli, nella notte si sono susseguite nuove scosse. Prima una di magnitudo 3.9 alle 00.19 e di 2.5 alle 00.20, poi altre di magnitudo 2.3 all’1:39, di 2.0 alle 3.14 e di 2.4 alle 5.04.
La zona dei Campi Flegrei è una delle aree geologiche più monitorate d’Italia, data la sua storia vulcanica e il rischio di eruzioni. Sebbene le scosse non abbiano causato danni significativi, l’intensità e la vicinanza temporale degli eventi hanno riacceso l’attenzione sulla possibile evoluzione della situazione.
La sequenza di scosse
L’attività sismica registrata ieri rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione per le autorità locali e i geologi, già in allerta per l’andamento della vulcanicità nei Campi Flegrei. Non è la prima volta che questa zona subisce scosse di rilevante intensità, ma la sequenza ravvicinata delle due scosse fa riflettere sul livello di attività in corso.
Nella giornata di ieri sono state in totale sette scosse superiori a magnitudo 2, un dato che fa pensare a un possibile fenomeno di sismicità crescente nella zona. Una scossa di magnitudo 3.9 si era verificata già nel pomeriggio di ieri, precisamente alle 15.30, precedendo le scosse serali e contribuendo a generare una crescente apprensione.
Un’area continuamente monitorata
Il vulcano dei Campi Flegrei ha mostrato negli anni segni di attività significativa, tra cui fumarole, gaserie e un continuo sollevamento del terreno. La zona è un’importante area di studio per i vulcanologi, che monitorano costantemente le variazioni sismiche e geologiche. Sebbene l’attività di ieri non abbia fatto registrare danni gravi, gli esperti non escludono che la sismicità possa aumentare nei prossimi giorni, dando vita a nuovi eventi che potrebbero comportare rischi maggiori per le popolazioni locali.
Le scosse sono state avvertite chiaramente anche dai residenti delle zone circostanti Pozzuoli, che hanno segnalato vibrazioni nei loro appartamenti e nei locali commerciali. I terremoti superficiali come questi sono tipici delle aree vulcaniche, dove la crosta terrestre è particolarmente instabile. Gli esperti suggeriscono di non abbassare la guardia e di seguire attentamente gli sviluppi attraverso le comunicazioni ufficiali.
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Storia della sismicità dei Campi Flegrei
I Campi Flegrei, una vasta caldera vulcanica situata nel Golfo di Napoli, rappresentano un’importante area di studio per gli esperti di vulcanologia e geofisica. La caldera si è formata a seguito di enormi eruzioni, in particolare quella dell’Ignimbrite Campana circa 40.000 anni fa.
Tale eruzione ha provocato il parziale svuotamento della camera magmatica superficiale, determinando il collasso delle rocce sovrastanti e dando origine a una vasta depressione che caratterizza oggi il paesaggio.
La sismicità vulcanica è un fenomeno strettamente legato all’attività del vulcano e alla presenza di fluidi nel sottosuolo, tra cui acqua e gas. In questa area, la pressione dei fluidi, unita al peso delle rocce sovrastanti e alle fratture geologiche preesistenti, genera una costante attività sismica.
I terremoti che qui si verificano sono il risultato della propagazione di fratture lungo i percorsi dove i fluidi si accumulano, determinando un aumento della pressione e dando origine a scosse che, sebbene di bassa magnitudo, possono risultare pericolose a causa della superficialità dei loro ipocentri.
La sismicità dell’area ha una lunga storia, con documentazioni che risalgono a secoli fa. Sin dal 1470, le popolazioni locali hanno avvertito terremoti significativi, che si sono intensificati con l’approssimarsi dell’eruzione di Monte Nuovo nel 1538. Questi eventi erano accompagnati da un sollevamento del suolo, fenomeno che ha suscitato dibattiti sulla proprietà delle terre emerse dal mare. L’attività sismica continuò anche dopo l’eruzione, con un importante terremoto nel 1582, che causò danni anche a Napoli, una delle città più vicine al vulcano.
Dalla fine del 1500 fino all’inizio del 1900, la sismicità nell’area divenne più contenuta. Solo a partire dal 1950 si verificò una nuova fase di sollevamento del suolo, fenomeno che è noto con il termine bradisismo. Nonostante l’assenza di significativi eventi sismici, il movimento del suolo divenne un fenomeno da monitorare con attenzione, poiché le oscillazioni del suolo non sono mai state prive di potenziali rischi per le abitazioni e le infrastrutture locali.
La crisi sismica tra il 1982 e il 1985
Una delle fasi più critiche della sismicità nei pressi del Monte Nuovo si verificò tra il 1982 e il 1985, quando si manifestò un’intensa crisi di bradisismo. Durante questo periodo, il suolo si sollevò di circa 179 cm, con un tasso di incremento che arrivò fino a 1 cm al giorno. Questo fenomeno fu accompagnato da circa 16.000 terremoti, tutti di bassa magnitudo, ma sufficientemente intensi da provocare danni alle abitazioni, in particolare nella città di Pozzuoli.
A causa dell’intensità della crisi, le autorità decisero di evacuare alcune zone, creando un nuovo insediamento a Monterusciello. Sebbene la magnitudo dei terremoti fosse modesta, la superficialità degli ipocentri li rendeva particolarmente distruttivi per le strutture edilizie antiche e non adeguate alle moderne tecniche antisismiche. Fortunatamente, la crisi rallentò nel 1985, e la situazione tornò progressivamente alla normalità. Tuttavia, le ferite lasciate nel territorio, specialmente nel patrimonio edilizio, furono evidenti.
La situazione sismica dal 2000 ad oggi
A partire dal 2000, la sismicità dei Campi Flegrei ha ripreso ad aumentare. Sebbene i terremoti continuino a essere di bassa magnitudo, il numero degli eventi è cresciuto notevolmente, con una crescente frequenza di sciami sismici. Tra il 2000 e il 2019, sono stati registrati circa 2800 terremoti, la maggior parte dei quali con magnitudo inferiore a 2.0.
Nonostante ciò, l’intensità degli eventi ha portato l’Autorità di Protezione Civile a innalzare il livello di allerta nel 2012, quando sono stati riscontrati aumenti nella sismicità e nel sollevamento del suolo. In particolare, le aree idrotermali di Solfatara e Pisciarelli hanno mostrato variazioni geochimiche che hanno contribuito a sollevare l’attenzione sulla possibile evoluzione del fenomeno.
Sebbene i terremoti registrati in questa area non abbiano causato danni rilevanti alla popolazione negli ultimi decenni, la loro frequenza crescente impone una continua attenzione. L’Osservatorio Vesuviano monitora incessantemente la zona, cercando di raccogliere dati utili a prevedere future crisi. Le costruzioni nelle aree vulcaniche devono infatti essere progettate per resistere alle scosse sismiche, considerando la frequente attività vulcanica della regione.
Inoltre, il monitoraggio dell’Osservatorio è necessario in quanto l’incremento della sismicità può essere un indicatore di attività eruttiva imminente. Infatti, eventi sismici che si verificano ripetutamente in un breve periodo e che coinvolgono ipocentri superficiali possono essere un precursore di un’eruzione, soprattutto in questa area, dove la pressione magmatica è elevata.
Vincenzo Ciervo
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