Biondo (Lemanik): strategie alternative liquide scelta vincente in un panorama avverso

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Per il gestore, diversificazione e correlazione sono le chiavi per affrontare la volatilità del 2025. Due caratteristiche incarnate dal fondo Active Short Term Credit. Ecco come funziona e il segreto del suo successo

Fabrizio Biondo, gestore di Lemanik
Fabrizio Biondo, gestore di Lemanik

Allentamento monetario meno serrato del previsto, inflazione persistente, prospettive di crescita nebulose. E in più l’incognita Trump, che minaccia di far saltare il banco in ogni momento. Dopo due anni di difficoltà, i mercati finanziari si trovano ad affrontare l’ennesimo momento di grande volatilità. Ma secondo Fabrizio Biondo, gestore di Lemanik, il principale rischio va in realtà rintracciato a un livello più ampio: nella mentalità degli investitori e nel radicamento di quell’approccio passivo agli investimenti che la crisi del 2008 ha reso quasi strutturale. Ecco perché la sua ricetta per affrontare il 2025 si basa sulle strategie alternative liquide, un approccio che la società ha adottato nell’ambito del fondo Active Short Term Credit. La redazione di FocusRisparmio lo ha raggiunto per approfondire la sua view e le caratteristiche di questo prodotto, che ha chiuso l’anno con performance nette positive pari a +5,31% per la classe istituzionale in euro e a +4,68% per quella retail non senza generare un ritorno lordo pari a oltre il 20% dal 2020.

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Perché puntare sulle strategie alternative liquide?

I mercati di oggi sono caratterizzati da notevole pervasività degli investimenti passivi e da una conseguente concentrazione dei portafogli, che tendono a essere sempre più omologati nelle scelte di asset allocation. In uno scenario di questo tipo, le strategie alternative liquide possono risultare vincenti per gli investitori che vogliano esplorare nell’universo del credito. Sono infatti basate su strumenti derivati liquidi che offrono notevole latitudine e profondità nel contenimento della volatilità e nella preservazione del capitale, consentendo di selezionare le componenti di rischio ritenute più critiche. Queste caratteristiche le rendono anche idonee a rappresentare una preziosa (e agile) fonte di diversificazione e decorrelazione, in un momento in cui le valutazioni delle asset class tradizionali risultano storicamente inappetibili, a patto che la loro essenza sia realmente allineata alla forma con la quale vengono veicolate all’investitore.

Quali prospettive vede per questi prodotti, considerando  che le politiche di Trump potrebbero riaccendere l’inflazione e rallentare il taglio dei tassi di Fed e BCE?

Questi strumenti garantiscono l’accesso a un’interessante gamma di trade di valore relativo, che risultano particolarmente attraenti proprio quando l’incertezza sul fronte macroeconomico e geopolitico cresce, con maggiore differenziazione e dispersione all’interno dei mercati. Ed è proprio la situazione cui stiamo andando incontro: malgrado le tariffe siano equiparabili a una tassa sul consumo, e di conseguenza negative per la crescita e disinflazionistiche nel lungo periodo, nell’immediato potrebbero traslare verso l’alto la curva dei prezzi ed alimentare (come sta avvenendo) le aspettative di inflazione, rendendo ancor più arduo il compito di Powell e Lagarde, che devono già fronteggiare la crescente inaffidabilità dei dati macro pubblicati dagli Uffici di Statistica. Se l’investimento passivo omologato smette di dare tutte le risposte, il bisogno di approcci diversi e complementari diventa irrinunciabile.

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Che ne sarà dei tassi sulla liquidità in questo quadro?

Dal picco di ottobre 2023, i tassi proxy della liquidità sono già scesi dal 4% al 2,50% circa. La protratta stagnazione economica in Europa, unita ai rischi derivanti da una potenziale guerra commerciale e da una modesta stretta fiscale, potrebbero permettere alla BCE di andare avanti sul sentiero dei tagli (per quanto accidentato dalle tariffe) e renderli ancora meno attraenti.

Ci parli di Active Short Term Credit. Com’è costruito e quali caratteristiche ha?

Nato nel 2013, ASTC è un fondo UCITS high yield globale a ultra-breve termine e a liquidità giornaliera, con caratteristiche di unicità tali da poter essere definito prodotto obbligazionario alternativo liquido. Il comparto remunera il cash con un orizzonte minimo di 12 mesi e persegue un ritorno annuale netto pari all’Euribor a tre mesi più l’1,5% (oggi circa il 4%), con volatilità annuale massima del 2%. A differenza dei prodotti short duration di categoria, il suo focus è la scadenza media del portafoglio: l’obiettivo in questo senso è di massimo un anno, con l’oggetto di investimento primario che è costituito dalle scadenze fino a due anni. Il segmento 0-1 anno, in particolare, rappresenta una nicchia  storicamente ignorata ma superiore sul piano dei ritorni aggiustati per il rischio: una fonte di grande liquidità,  che viene indotta dalle scadenze obbligatorie dei titoli ed è quantificabile in almeno il 50% degli attivi gestiti su base annuale.

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Su quali segmenti investe e a cosa deve il suo successo?

ASTC investe materialmente in mercati HY regionali, come ad esempio il Nordic HY, che presentano un rapporto rischio-rendimento molto più favorevole rispetto ai più noti corrispettivi globali. Non solo, però. Il veicolo è anche focalizzato su numerose valute di denominazione a cambio coperto, sette in questo momento, una scelta che permette di ampliare l’universo investibile ma anche ridurre la volatilità e fare arbitraggio sui premi al rischio differenziali estraibili dalle diverse curve valutarie. In altre parole, la strategia si distingue per la sua immediata comprensibilità: un portafoglio obbligazionario a cortissima scadenza, estremamente diversificato e granulare (250 emittenti in 58 Paesi), poco correlato al mercato, con un rendimento medio molto appetibile in termini assoluti e relativi (oggi circa l’8% in euro) associato a un rischio molto limitato. Il risultato è una performance mai negativa al lordo di commissioni in 17 anni, includendo periodi drammatici come il 2008 o anche il 2011-2012 e il 2020-2022.

Quali prospettive ha questo mercato in particolare in Italia, dove c’è un eccessivo tasso di detenzione di liquidità da parte degli high-net-worth individuals?

Credo che le prospettive siano molto buone, a patto che la cultura finanziaria cresca parallelamente alle giacenze di liquidità e aiuti a ridurre quel monopolio del binomio tassi bancari-BTP che tipicamente domina gli investimenti di liquidità dei nostri connazionali.

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