Febbraio 16 da 2025 – 09: 01
Itsaso Aurrekoetxea Jover
Questa settimana, il Calp ha ospitato un dibattito aperto sull’edilizia turistica (VUT) da una prospettiva scientifica. Gli esperti del turismo hanno analizzato la situazione dei VUT a livello nazionale, regionale e provinciale. E in questo senso la Marina Alta ha molto da dire.
Secondo le statistiche sperimentali sulla misurazione del numero di case turistiche in Spagna da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE), la provincia di Alicante è quella con il numero più alto di tutta la Comunità Valenciana, con un totale di 41.179 case di questo tipo alla fine del 2024. Nell’intera comunità autonoma il totale è di 64.745, di cui 7.273 si trovano nella provincia di Castelló e 16.293 in quella di Valencia.
Se prendiamo in esame la provincia di Alicante nel database sperimentale INE, la costa è la zona più satura di alloggi turistici. La combinazione di colori della mappa evidenzia perfettamente la situazione. A prima vista, due sono le zone di Alicante che concentrano il livello più elevato di VUT: Vega Baixa e Marina Alta.
La mappa INE delle strutture ricettive turistiche della Marina Alta per il periodo 2024M11 ne registra circa 15.000, anche se le cifre reali sono più alte. Nel corso della conferenza sono stati presentati i dati del Registro Turistico della Comunità Valenciana, dai quali emerge che a Calp ci sono 5.320 case turistiche, a Dénia 5.516, a Xàbia 5.901, a Teulada Moraira 2.402 e a Benissa 1.398. Negli ultimi mesi i Comuni hanno manifestato grande preoccupazione per questa tipologia di strutture ricettive, generando un acceso dibattito e spingendo alcune giunte comunali a sospendere temporaneamente il rilascio dei certificati di ospitalità turistica.
Preoccupazione per l’edilizia turistica nella regione
Il convegno “Sfide della governance degli affitti turistici nelle destinazioni turistiche” tenutosi a Calp ha evidenziato soprattutto due situazioni che nascono dal crescente livello di VUT nella regione. Da un lato ci sono le problematiche che questa tipologia di strutture ricettive crea nei comuni e dall’altro la necessità di regolamentare l’edilizia turistica per garantire una sana convivenza tra territorio, proprietari, imprenditori e residenti.
Una delle principali preoccupazioni riguarda l’accessibilità agli alloggi nella zona, che ha un impatto sull’aumento del prezzo degli affitti e della vendita delle case. Per quanto riguarda l’offerta di affitto annuale, la disponibilità è notevolmente ridotta, poiché la redditività degli affitti turistici supera di gran lunga quella degli affitti annuali.
Parlando al comune di Calp, José F. Perles Ribes, responsabile dell’area Promozione economica del Consiglio comunale, ha affermato che un aumento dell’1% degli alloggi turistici autorizzati potrebbe aumentare il prezzo di affitto dello 0,15% e il prezzo di vendita dello 0,73%. Da parte sua, Manuel Miró, responsabile dell’Area territoriale del Comune di Calp, ha stimato che il 22,2% dell’offerta abitativa totale è destinata all’affitto annuale.
Un’altra delle preoccupazioni rilevanti della questione è l’impatto sulla qualità della vita delle persone che vivono in città in cui convivono affitti turistici, che mette in luce la necessità di ascoltare la gente del posto. La presenza di VUT può causare disturbi acustici e comportamenti incivili dovuti alla natura delle visite, nonché alla saturazione degli spazi e dei servizi pubblici. Promuovere un turismo responsabile e sostenibile è fondamentale, altrimenti il territorio rischia di perdere identità e coesione sociale, a causa della bassa densità della popolazione censita.
D’altro canto, la questione è delicata anche per i proprietari di case turistiche, poiché l’intrusione e la concorrenza sleale sono molto elevate. Le attività immobiliari che operano al di fuori della legge creano molte difficoltà quando si tratta di controllare e regolamentare il settore. Il fenomeno in generale è complesso, poiché è costituito da diverse interazioni tra diversi attori.
Le sfide della governance
La mancanza di controllo sulle strutture ricettive turistiche, che dura da anni, pone quindi una serie di sfide. Il primo passo è quello di effettuare uno studio approfondito di ogni ambito, con l’aiuto di tecnici ed esperti, poiché la mancanza di dati ostacola notevolmente il processo decisionale dei responsabili. Allo stesso tempo, è ormai un obbligo mettere in atto i meccanismi necessari per promuovere l’edilizia sociale e accessibile.
Nel convegno del Calp sono emerse alcune idee, come quella di stabilire una percentuale massima di edilizia turistica per zona, per bilanciare soprattutto l’uso residenziale. Tener conto della vulnerabilità di ogni territorio consentirebbe di dare priorità alla protezione delle aree con un’elevata densità di popolazione permanente. Altri contributi dei relatori sono stati la creazione di bacini di affitto, la ristrutturazione di case vuote per l’affitto sociale e l’imposizione di tariffe sulle case vuote per incoraggiarne l’utilizzo.
Per migliorare la gestione, il controllo e la trasparenza dell’attività turistica, è stato proposto di richiedere poteri comunali in materia di ispezione per contrastare l’abusivismo edilizio e di utilizzare, ad esempio, la tecnologia per monitorare i modelli di consumo e rilevare irregolarità nel settore.
Sebbene dal punto di vista commerciale gli affitti turistici siano un’attività redditizia, è chiaro che gli stessi residenti potrebbero avere un’opinione negativa di tale attività. Ci convivono e a volte ciò causa loro problemi con cui devono fare i conti. Marina Ata è una regione turistica, vive di turismo, ma i residenti chiedono a gran voce misure per evitare che questa attività assorba tutta la vita dei comuni, perché i turisti vanno e vengono, ma chi resta resta. La necessità ora è quella di raggiungere una distribuzione degli spazi che non peggiori le condizioni di vivibilità dei locali, ma che consenta all’attività di proseguire nel modo più sostenibile possibile.
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