La “Nato dormiente” di Trump: la Russia non è più il nemico, stop all’allargamento a est, l’Ue più attiva, gli Usa solo “deterrente nucleare”

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Un’Alleanza “dormiente” e “senza ulteriore espansione” nella quale gli Stati europei dovranno garantire più investimenti e il ruolo degli Stati Uniti sarà ridimensionato a mero deterrente nucleare, in uno scenario in cui la Russia non è più il nemico numero uno dell’Occidente. La Nato del futuro passa attraverso questi pilastri, nella visione che l’amministrazione di Donald Trump ha immaginato per il Patto Atlantico e i cui principi Peter Hegseth ha declinato per filo e per segno nelle scorse ore prima nella riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina a Bruxelles e poi nel vertice di Varsavia.

“La Nato necessita di una revisione” perché è “anacronistica” e “la Guerra fredda è finita”, ha twittato mercoledì Elon Musk. L’Alleanza che verrà è delineata nelle due principali bussole dell’azione trumpiana, il Project 25 – il vademecum per i primi cento giorni di mandato firmato da una lunga serie di think tank ultra-conservatori capeggiati dalla Heritage Foundation – e l’Agenda 47, il programma elettorale del tycoon. Che al capitolo intitolato “Prevenire la terza guerra mondiale” recita: “Dobbiamo concludere il processo iniziato sotto la mia amministrazione di rivalutazione fondamentale dello scopo e della missione della Nato. Il nostro establishment continua a cercare di trascinare il mondo in conflitto con una Russia dotata di armi nucleari basandosi sulla bugia che la Russia rappresenti la nostra più grande minaccia. Ma la più grande minaccia per la civiltà occidentale oggi non è la Russia“.

Il paradigma è cambiato. Per l’amministrazione del tycoon il vero avversario è la Cina, che il Project 25 definisce “nemico totalitario degli Stati Uniti”, “regime comunista” che minaccia l’economia Usa, che “sta intraprendendo un rafforzamento militare storico” e che “potrebbe finire per essere una forza nucleare che eguaglia o supera quella dell’arsenale nucleare americano”. Concetti che fanno il paio con quelli espressi a Bruxelles dal segretario alla Difesa: gli Usa, ha detto Hegseth, affrontano “un concorrente alla pari nella Cina comunista, con la capacità e l’intenzione di minacciare la nostra patria e i nostri interessi nazionali fondamentali”.

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Washington, quindi, avrà come “priorità in futuro l’Indopacifico”, ha dettagliato il capo del Pentagono, e nel presente ha la necessità di attenuare il pluridecennale impegno in Europa, come sottolineato a più riprese da Trump con la richiesta avanzata ai Paesi Ue di portare ad almeno il 2% del Pil le spese per la difesa: “Non ci si può aspettare che gli Stati Uniti forniscano un ombrello di difesa per i paesi che non sono disposti a contribuire in modo adeguato”, spiega il Project 25. Il tutto in osservanza del presupposto che in 3 anni gli Usa hanno speso per armare Kiev “300 miliardi di dollari”, ha sottolineato Hegseth. Di qui la possibilità dell’Alleanza a due velocità teorizzata a inizio 2024 da Keith Kellogg, allora semplice generale in pensione e oggi inviato speciale per la Russia e l’Ucraina: una prima fascia composta dai paesi che raggiungono il livello di spesa richiesto da Washington e che godrebbe delle garanzie di sicurezza previste dall’articolo 5 del Trattato – la possibilità che gli alleati, Stati Uniti in primis, intervengano in loro difesa in caso di attacco – e una seconda fascia in cui verrebbero relegati gli Stati che non raggiungono il 2% e che non godrebbero della copertura Usa.

La strada è tracciata: gli Stati europei devono garantire un impegno maggiore per la difesa dei propri confini nell’abito di una “Nato dormiente” basata su due pilastri, come teorizzato in un paper tenuto in grande considerazione dall’establishment ultraconservatore pubblicato nel 2023 dal Center for Renewing America guidato da Russell Vought, ex funzionario della prima amministrazione Trump e oggi dei suoi consiglieri più fidati e ascoltati: “Il primo pilastro è un significativo ridimensionamento e spostamento degli oneri in Europa”. “Il secondo – recita poi il documento – è prevedere un quadro in cui alla manodopera europea sia affidata la difesa primaria delle frontiere, con l’America nel ruolo di bilanciatore di ultima istanza“.

Il principio era già chiaramente delineato nel Project 25, che nel 2023 aggiungeva un tassello in più: “Trasformare la NATO facendo sì che gli alleati siano in grado di schierare la grande maggioranza delle forze convenzionali” mentre “si affidano agli Stati Uniti principalmente per il nostro deterrente nucleare“. Il tutto, mette in chiaro il CRA, senza “nessuna ulteriore espansione territoriale“. Senza, cioè, quell’allargamento a est che nella narrazione russa è stata la principale causa del conflitto. Concetto declinato nell’attualità da Hegseth a Bruxelles: “Gli Stati Uniti non credono che l’adesione alla Nato per l’Ucraina sia un risultato realistico di un accordo di negoziato”.

La svolta, nelle intenzioni degli Usa, sarà tangibile già a partire dalla delicata partita tra Mosca e Kiev: “Non ci saranno truppe statunitensi schierate in Ucraina”, ha messo in chiaro Hegseth, e “robuste garanzie di sicurezza devono essere assicurate da truppe europee“. Inoltre “se ci sarà una missione di peacekeeping, questa non deve essere una missione Nato e non ci deve essere la copertura dell’articolo 5”. Il primo passo verso il depotenziamento dell’Alleanza, verso quella “Nato dormiente” immaginata dai consiglieri di Trump.



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