Nel servizio il commento di Michele Chiaruzzi, direttore del Centro di ricerca per le relazioni Internazionali di UNIRSM
Cosa significa essere neutrali, non esporsi né fare scelte? E non schierarsi è un tacito consenso? San Marino, la cui vocazione al dialogo e alla pace è pienamente riconosciuta, negli ultimi anni ha preso posizione nei consessi internazionali su principi e questioni di geopolitica. Se nel 2014 non ha aderito alle sanzioni dell’Occidente contro Mosca dopo l’invasione della Crimea, si è invece allineata alle sanzioni europee nei confronti della Russia dopo l’attacco all’Ucraina, sostenendo le risoluzioni di condanna dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Sempre all’Onu si è astenuta – al fianco dei paesi Ue – nella votazione sulla risoluzione contro nazismo e razzismo proposta da Mosca. Ha preso posizione anche sul Medio Oriente, votando a sostegno del riconoscimento dello Stato di Palestina quale membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Ultimo in ordine di tempo, ha aderito alla dichiarazione firmata da 79 paesi in difesa della Corte Penale Internazionale dopo le sanzioni di Trump. Firma che Domani Motus Liberi, in una nota, ha giudicato “frettolosa e poco lungimirante”. Il tema è sentito, ne sono la prova i diversi interventi in apertura di Consiglio. A partire da Matteo Zeppa di Rete, il primo a sollevare la questione in Aula, chiarendo di parlare a titolo personale. Accorata la sua difesa a quella che ritiene, invece, una decisione “chiara e lungimirante”, ricordando che la Corte Penale Internazionale indaga e persegue gli autori di crimini di guerra, contro l’umanità, di aggressione, genocidi. In certi casi – dice – “neutralità fa rima con ignavia. La tanto millantata sovranità di una nazione risiede anche nel coraggio delle scelte”, ritenendo che chi vuole tornare ad una “neutralità vetusta”, decida poi di “patteggiare per il più forte”. Michele Muratori di Libera si dice orgoglioso di San Marino: “Siamo uno dei Paesi più piccoli dei 79 che hanno votato quella risoluzione”. In merito all’opinione di Domani Motus Liberi, Matteo Rossi del PSD si dice “spiazzato”, ritenendola “antistorica”. “Ho l’impressione – commenta – che per ricavare un briciolo di spazio, si ricerchi nella sensazione e nella voce fuori dal coro la propria posizione”. Fabio Righi non ci sta, e chiarisce: “Abbiamo semplicemente detto che la nostra storia ci porta, come Paese piccolo, ad avere sempre analizzato la nostra posizione sul piano internazionale. Esprimiamo preoccupazione per il fatto che si tenda a seguire il mainstream più facile”. Chiude il cerchio il Segretario agli Esteri. “Essere neutrali oggi – dice Luca Beccari – vuol dire anche fare delle scelte. Se neutralità vuol dire girare la testa rispetto al multilateralismo, ad invasioni e morti per aggressioni militari, allora San Marino non è più neutrale”.
Per Michele Chiaruzzi direttore del Centro di ricerca per le relazioni Internazionali di UNIRSM “essere neutrali oggi significa farsi carico del cambiamento in atto nel mondo, in particolare in Europa, dove una guerra infuria ormai da tre anni e quindi la neutralità diventa un concetto destinato al cambiamento, come hanno dimostrato il caso della Svizzera, della Svezia e della Finlandia, per citare tre celebri stati neutrali plurisecolari. Se poi ci riferiamo al dibattito in Consiglio Grande Generale intorno alla firma di San Marino, insieme ad altri 79 stati, di sostegno alla Corte Penale Internazionale posta sotto sanzione dal governo Trump, allora in quel caso il concetto di neutralità è completamente avulso dalla realtà, perché non c’è nessun significato di neutralità che possa essere discordante col concetto di giustizia e di diritto internazionale, e non è minimamente nell’interesse nazionale di San Marino non sostenere il multilateralismo e il diritto internazionale, perché San Marino deve la sua esistenza al diritto internazionale, al riconoscimento internazionale e al multilateralismo, cioè la possibilità, malgrado sia uno Stato piccolo, di vedere riconosciuti i suoi diritti all’esistenza e questo grazie anche all’esistenza di organismi internazionali”.
Nel servizio il commento di Michele Chiaruzzi, direttore del Centro di ricerca per le relazioni Internazionali di UNIRSM
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