Se siamo un Paese libero, con una Costituzione Repubblicana, lo dobbiamo alla Russia e agli Stati Uniti d’America. Non dovremmo dimenticarlo mai! L’Unione Sovietica pagò con oltre 25 milioni di morti, tra i quali 17 milioni di civili, l’invasione tedesca iniziata nel 1942. Mentre la monarchia italiana scappava da Roma, lasciando allo sbando il nostro esercito all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, a Leningrado tre milioni e mezzo tra morti, feriti e dispersi furono il prezzo tragico di un’epica resistenza durata più di due anni (dal settembre 1941 al gennaio 1944). Quello di Leningrado (oggi chiamata San Pietroburgo) fu l’assedio più sanguinoso e atroce di tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Dobbiamo a quell’immane sacrificio e al coraggio esemplare dell’Armata Rossa i nostri lussi dell’oggi, anche quello di poter parlare liberamente e di peccare di irriconoscenza. In modo analogo dobbiamo il massimo rispetto agli Stati Uniti d’America che nel Secondo conflitto videro perire circa 300mila soldati, contando anche 700mila feriti in combattimento. Fu grazie al Piano Marshall (dal 1947 in poi), e all’abbondante cancellazione del gigantesco debito tedesco accumulatosi per le colpe assolute che la Germania ebbe nel provocare la Prima e poi la Seconda Guerra Mondiale (1953), che gli Usa consentirono all’Europa occidentale, Italia compresa, di incamminarsi sulla via del benessere, dello sviluppo, della ricostruzione. La storia non può essere né dimenticata né stravolta. E mi dispiace che questa volta il Presidente Mattarella, cui dobbiamo il massimo rispetto, nel giudicare la Russia attuale non abbia tenuto conto delle drammatiche vicende del Novecento!
Ho letto e riletto tanti libri di storia, e mai ho perso quel senso di profondo rispetto che ogni europeo dovrebbe avere per la Russia e per gli Stati Uniti d’America. Per ciò che furono allora, e per ciò che sono oggi. La Rivoluzione Americana (1775-1783) e la Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776) hanno insegnato ai popoli del mondo il concetto di Libertà, il diritto alla Vita e alla Felicità, il principio di Uguaglianza, l’idea fondamentale che i Governi devono avere il consenso dei Governati.
La Rivoluzione Russa (1917) ha spezzato le catene dell’assolutismo e della conseguente oggettiva schiavitù in cui era ridotta la stragrande maggioranza del popolo, ponendo al centro dell’evoluzione umana i diritti sociali. Attorno a questi due Grandi Paesi si è costruita la storia degli ultimi due secoli. Una storia complessa, articolata, fatta di momenti tragici ma anche di grandi conquiste per l’intera umanità. Ogni giudizio semplicistico sul leader russo Vladimir Putin, e su quello americano Donald Trump, non tiene conto del peso che grava su uomini che hanno nel loro dna il senso della storia.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, che ha messo in discussione i regimi comunisti, non poteva e doveva significare l’assalto alla Russia da divorare a brandelli. Chiunque abbia avuto l’idea di allargare la Nato fino a pochi chilometri da Mosca ha commesso un errore politico pesantissimo che ha indotto la Russia a costruire un’alleanza d’acciaio con la Cina e con molti dei Paesi Brics.
Ma la Russia è Europa, per storia, cultura, civiltà e spiritualità. Lo ha compreso Donald Trump che è finalmente portatore di pace, nonché fiero sostenitore di quel “buon senso” che piace ai popoli e alla gente “normale”. Perché essere “normali” è una virtù, non un vizio. Giudicare in maniera semplicistica i percorsi storici di giganti come la Russia o gli Usa è tanto errato quanto apparirebbe inaccettabile licenziare con qualche battuta la millenaria parabola dell’Impero Romano.
Eccolo il “buon senso”, che deve valere anche nel valutare le persone, ripristinando un generale senso dell’equilibrio che il finto-progressismo ha demolito, accecato da ideologie ipocrite e a tratti disumane. Se dovessimo giudicare il peso di giganti della storia quali Alessandro Magno, Cesare, Augusto, Federico II di Svevia… Pietro il Grande, Napoleone, Mao, Fidel Castro, Kennedy… per i loro comportamenti privati, per le loro battute sferzanti, per i loro errori, appanneremmo il valore complessivo della loro azione pubblica. “Mutatis mutandis”, forme strabiche di moralismo unidirezionale, talora anche strumentali e alimentate da fenomeni deviati della comunicazione, potrebbero indurci a incasellare in modo errato figure come Togliatti, Craxi, Andreotti, Cossiga, Berlusconi… per passare ai colossi dell’oggi, Putin e Trump.
Molti politici e burocrati di Bruxelles hanno tradito le aspirazioni dei Padri dell’Europa: Altiero Spinelli, Jean Monnet, Robert Schuman, Konrad Adenauer. Germania e Francia, dove è auspicabile che elezioni democratiche rimettano al centro il coraggio della verità, hanno remato contro la nascita degli Stati Uniti d’Europa, preferendo inseguire visioni nazionalistiche.
L’Europa non aveva bisogno di ottiche ragionieristiche che hanno colpito duramente la Grecia e l’Italia, ma di leader alla Putin o alla Trump, forti e capaci di visione, ancorati a valori profondi. Germania e Francia sono apparse più preoccupate di intaccare tanti primati italiani, sia industriali sia in termini di stili di vita, che non di capire che cosa stesse accadendo nel mondo. E quindi sono state gestite malissimo tante emergenze globali, come nel caso della Libia, oppure oggi dell’Ucraina. Ricordo le parole agghiaccianti del Presidente francese Macron che ha ipotizzato l’invio di soldati europei a combattere contro la Russia! Per fortuna un coro di “no” è giunto da tanti Paesi Ue e Nato.
Anche in Francia – lo ha forse dimenticato Macron – è ritornata la Repubblica, dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie allo sforzo congiunto di Russi e di Americani! Come si può accantonare la storia? E per essere chiari: quanti hanno spinto per la guerra in Ucraina ad ogni costo non lo hanno fatto certo a favore del Popolo Ucraino, ma per altri interessi, ed hanno sulla coscienza centinaia di migliaia di morti. Sarebbe meglio meditare sulle parole pronunciate proprio in queste ore dal vice presidente Usa, J. D. Vance.
Le semplificazioni mediatiche devono lasciare il posto ai pensieri profondi che abbiano radici solide nella storia. Siamo di fronte a cambiamenti epocali ed è giusto dire da che parte si sta! Immenso rispetto per il Presidente della Repubblica, perché rappresenta lo Stato e l’Italia, con l’auspicio che possa immaginare di limare un concetto che ha determinato le pesantissime reazioni di Mosca. La Russia di Putin non è il Terzo Reich, ma la memoria della gloria di Leningrado, nonché un meraviglioso paese che deve riprendere il suo percorso europeo!
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